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Gold Cage

Social Crutch

by
2020 (Felte) | rock

I Gold Cage sono un trio di Los Angeles innamorato dello slowcore dei Codeine e della malinconia monocromatica dei Low. Mony Katz, basso e voce, Cole Devine, chitarra e voce, e Sage Ross, batteria, suonano quella miscela di indie-rock allo stesso tempo morbida e graffiante che è diventata per qualche anno il marchio di fabbrica della Kranky di Chicago.

“Social Crutch” è un album pieno di melodie che si incollano ai neuroni fin dal primo ascolto. Chitarre uggiose esplodono in riff granitici fino a coprire le voci dei due cantanti, Mony e Cole. “Repetear Kemble” parte in sordina con una chitarra distorta che lentamente lascia il posto a un’esplosione proveniente da una remota galassia shoegaze. “Halcion” affonda il passo in lentezze ancora meno definite, tra banchi di nebbia elettrica e una narcolessia che contagia all’istante.

Il ritmo rallenta sulla ballata “What Is Left”, un’incantevole melodia suonata in punta di piedi, come se gli Interpol avessero chiesto a Jessica Bailiff di cantare sulla loro canzone più romantica e disperata. “Shadows” è un’esplosione di euforia primaverile che manda in loop un riff dei My Bloody Valentine suonato in slow-motion.
Fuori tempo massimo eppure capaci di colpire nel segno.

(29/05/2020)

Tracklist

  1. Repeater Kember
  2. Halcion
  3. Introduce My Mind
  4. What Is Left
  5. Shadows
  6. Ripples
  7. Spaghettify
  8. Harshmellow
  9. Creepfest