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la Repubblica

Spike Lee: le mie guerre

Sul "Venerdì" in edicola domani il regista parla del suo ultimo film, sull'America del Vietnam e quella di Trump: quattro soldati neri tornano sul campo di battaglia per recuperare le spoglie del loro comandante. Ma anche un tesoro...

Sarebbe stato il primo presidente nero della giuria a Cannes, se il festival non fosse stato annullato per il coronavirus. Ma l’appuntamento con la storia è solo rimandato, all’anno prossimo. Intanto, Spike Lee rilegge l’America del Vietnam nel suo nuovo film Da 5 Bloods. Come fratelli, disponibile su Netflix dal 12 giugno: storia di quattro commilitoni neri tornati sul campo di battaglia per recuperare le spoglie del loro amato comandante morto in missione e ritrovare un tesoro nascosto da cinquant'anni, per “ridistribuirlo al nostro popolo”. Il regista newyorchese ne ha parlato in una lunga intervista con Paola Zanuttini, sul Venerdì in edicola domani, raccontando come si sia ispirato alle storie dimenticate dei tanti eroi neri che hanno combattuto nelle guerre Usa, e spiegando  “cosa significa essere afroamericano in questo Paese. È una condizione schizofrenica: sei stato rapito in un altro continente e portato qui dove sei stato schiavo per molti anni, ma nello stesso tempo sei americano, quindi c’è una frizione”. Una frizione acuita nell’America di Trump, definito da Lee “un uomo senza cuore né cervello che ha infiammato il razzismo, il sessismo e tutti i peggiori ismi”.

Sempre sul Venerdì in edicola domani: un’intervista a Lisa Kudrow, indimenticabile protagonista di Friends ora nella nuova serie Space Force e, rimanendo in tema di serie tv, i consigli di Emily Nussbaum, premio Pulitzer ed ex critica televisiva del New Yorker.