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Tumori, in Italia i malati vivono più a lungo e spendono meno per le cure, ma l’adesione agli screening è bassa

Costo delle terapie e ritardi nella diagnosi a causa di Covid al centro del convegno americano edizione 2020. La sopravvivenza nel nostro Paese è superiore alla media europea. Quasi la metà degli italiani non accetta l’invito a fare gratis i test

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Parte il 29 maggio il Congresso della Società Americana di Oncologia Medica (ASCO), l’appuntamento annuale in cui si presentano le più importanti novità nell’ambito della cura dei tumori. L’elevato prezzo delle terapie innovative, problema che interessa tutto il mondo, è uno dei temi caldi degli ultimi anni e che sarà rilevante anche nell’edizione 2020. L’Italia parte, almeno sotto alcuni aspetti, da un’ottima posizione: siamo fra i Paesi che spendono di meno e che, per di più, hanno i risultati migliori. La sopravvivenza dei pazienti da noi è, infatti, più alta che nel resto d’Europa. Al centro di questo convegno ASCO ci sarà un’altra questione che accomuna tutte le nazioni nell’epoca Coronavirus: l’emergenza sanitaria causata dall’epidemia di Covid-19 ha determinato il blocco dei programmi di screening per la diagnosi precoce dei tumori al colon retto, mammella e cervice uterina, che si tradurrebbe in un significativo ritardo diagnostico se la situazione si prolungasse. E avere un numero maggiore di casi scoperti in fase avanzata significherebbe un conseguente peggioramento della prognosi e un aumento delle spese per le cure.

Prezzo terapie anticancro: una bomba a orologeria

Il costo delle cure anticancro è una bomba a orologeria il cui scoppio viene annunciato ormai da tempo: il numero dei malati è in continua crescita e, soprattutto per il nostro Sistema sanitario universalistico, continuare a garantire le terapie migliori a tutti è una sfida sempre più ardua. Uno dei modi migliori per arrestare l’allarme è la prevenzione: oltre un terzo delle neoplasie non si svilupperebbero a fronte di stili di vita corretti, quindi tutti noi possiamo fare concretamente qualcosa per schivare il pericolo. «A partire dal partecipare ai programmi di screening per la diagnosi precoce, che salvano vite umane perché un tumore scoperto agli stadi iniziali è più facile da curare e le probabilità di guarire definitivamente sono più alte – sottolinea Giordano Beretta, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) -. Trattare la malattia individuata agli inizi ha due vantaggi: significa trattamenti meno invasivi per i malati e costi minori per il Servizio sanitario nazionale. Per questo è necessario riattivare con urgenza tutti gli screening oncologici e per questo AIOM lancia una grande campagna per aumentare l’adesione da parte degli italiani, che ancora troppo spesso buttano nel cestino la lettera d’invito a sottoporsi ai test gratuitamente».

In Italia spesi per i farmaci 5 miliardi e 659 milioni

In dieci anni, in tutto il pianeta, i nuovi casi di cancro sono aumentati del 42%. Erano 12,7 milioni nel 2008, sono saliti fino a 18,1 milioni nel 2018. In crescita anche i decessi, da 7,6 milioni a 9,6 milioni. L’Europa spicca, perché al Vecchio Continente sono riconducibili il 23,4% dei casi di tumore globali e il 20,3% dei decessi oncologici, sebbene abbia solo il 9% della popolazione mondiale. «Il problema non è nuovo: alla cura di tumori in stadio più avanzato corrispondono uscite sempre maggiori per i farmaci oncologici, che in Europa sono passate da 12,9 miliardi di euro nel 2008 a 32 miliardi nel 2018 – spiega Giordano Beretta, che è anche responsabile dell’Oncologia Medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo -. L’Italia è al terzo posto, in Europa, per la spesa per terapie anticancro, dopo Germania e Francia. Le uscite per i farmaci antineoplastici, nel 2018, hanno raggiunto i 5 miliardi e 659 milioni. Anche se spendiamo meno di altri Paesi, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi presenta tassi più alti rispetto alla media europea nei tumori più frequenti, a testimoniare la qualità del nostro sistema di cura: 86% nella mammella (83% UE), 64% nel colon (60% UE), 16% polmone (15% UE) e 90% prostata (87% UE)».

Troppo bassa l’adesione agli screening, quasi la metà non accetta

Non raggiungiamo però livelli adeguati nell’adesione agli screening, che in Italia invitano ad eseguire gratis determinati esami i cittadini fra i 50 e i 69 anni (con alcuni ampliamenti, in certe Regioni, per includere a partire dai 45 anni ed estendere fino ai 75) .Rispetto a una media europea del 60%, nel nostro Paese, solo il 55% delle donne esegue la mammografia per individuare in fase iniziale il carcinoma della mammella, la neoplasia più frequente in tutta la popolazione (53.500 nuovi casi stimati in Italia nel 2019). E soltanto il 45,7% dei cittadini (49,5% Europa) effettua il test per la ricerca del sangue occulto fecale per la diagnosi precoce del cancro del colon-retto, il secondo per incidenza (49mila nel 2019). E solo il 41% delle donne (dato simile a quello europeo, 40,8%) si sottopone al Pap-test, indicato per scoprire in fase iniziale il tumore della cervice uterina (2.700 nel 2019). «Secondo le stime più recenti circa il 30% dei tumori potrebbe essere evitato se tutti seguissero le 12 regole per prevenire i tumori contenute nel Codice europeo contro il cancro, fra le quali c’è anche l’adesione agli screening che permettono di individuare alcuni tipi di tumore ancora prima che compaiano i sintomi, quando sono più curabili – continua Saverio Cinieri, presidente eletto AIOM e direttore dell’Oncologia Medica e Breast Unit all’Ospedale Perrino di Brindisi -. Con questa campagna vogliamo sensibilizzare tutti i cittadini, a partire dagli anziani e senza dimenticare i giovani. L’iniziativa infatti avrà una forte ricaduta sui social network. L’epidemia di Covid-19 ha provocato il blocco totale dei programmi di screening e preoccupano i ritardi nel loro riavvio perché solo alcune Regioni si sono attivate e la situazione oggi è a macchia di leopardo».

Tumore del colon: grazie alla diagnosi precoce i casi diminuiscono

«Il virus, oltre al differimento dei trattamenti anticancro meno urgenti, ha determinato diversi ritardi, a cui bisogna far fronte quanto prima – dice Cinieri -. Innanzitutto, negli ultimi tre mesi sono stati eseguiti solo gli interventi chirurgici non procrastinabili: oltre il 60% delle operazioni è stato posticipato e ora il lavoro arretrato va recuperato».In Italia nel 2019 si sono registrati 371mila nuovi casi di cancro. «Rispetto al 2018 c’è stato un calo di circa 2mila diagnosi – conclude presidente Beretta -. Non sono molti in sé, ma sono molto importanti perché ha contribuito l’efficacia dello screening del tumore del colon retto, in grado di ridurre la mortalità per questa neoplasia di circa il 20%. Il test consente di individuare, oltre alla presenza di un tumore ogni 850 persone asintomatiche, anche adenomi (cioè polipi) potenzialmente in grado di trasformarsi in carcinoma ogni 150 individui analizzati. La loro rimozione prima dello sviluppo della neoplasia consente una riduzione di nuovi casi di tumore negli anni seguenti».