Kpmg, i club di calcio che valgono di più in Europa: corre l’Inter, il Milan maglia nera. Juve, non basta Ronaldo
Per la prima volta nessuna italiana nella top 10, i nerazzurri nell’era Suning hanno accelerato ma restano indietro rispetto alle big. Il Real in cima al ranking
by Daniele SparisciLa lontananza dal tesoro. Nemmeno un’italiana fra le dieci squadre più ricche e potenti d’Europa: l’Inghilterra ne ha sei, la Spagna riconquista il trono con il Real (davanti al Manchester United, e mette sul podio anche il Barcellona), la Germania piazza il Bayern. Infine, la Francia con il Psg scalza la Juve dalla top 10. I numeri della quinta edizione dello studio di Kpmg «The European elite» resteranno come riferimento per anni, irraggiungibili. Il Covid-19 ha travolto campionati e conti, ma chi parte avanti è comunque più attrezzato alla bufera. Il valore d’impresa dei club — quello del Real sfiora i 3,5 miliardi, per la Juve è la metà — è stato calcolato (al 1° gennaio 2020) in base a diversi parametri: profittabilità, popolarità, diritti televisivi, valore della rosa e stadio di proprietà.
Milano, due volti. Quello rampante dell’Inter di Suning, 14ª, un tasso di crescita del 42%, il terzo più elevato in Europa. E un ottimo +146% dal 2016, dall’arrivo del colosso cinese. Un buon rapporto fra costi e ricavi e forte ascesa sui social network: i seguaci segnano +353% rispetto a cinque anni fa, nessun altro ne ha guadagnati così tanti.
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Kpmg, i club che valgono di più in Europa
La faccia triste del Milan. Delle 32 società in esame è la sola ad avere visto il suo valore diminuire: -3%, (da 545 milioni a 526), a fronte di uno sviluppo complessivo del settore del 51%. Coppe svanite, passaggi di mano e passivi pesanti per un 22° posto dietro a Leicester, Lione ed Everton. «Per la prima volta non c’è un’italiana nella top 10 — spiega Andrea Sartori, responsabile sport di Kpmg —, nonostante la Juve migliori del 12% (è 11ª ndr)». L’effetto Ronaldo si sarebbe dovuto vedere nei prossimi bilanci, ora completamente da rifare. CR7 ha portato una valanga di follower e più soldi dagli sponsor, ma ha fatto anche lievitare i costi di gestione: «Nella top 10 nessuna squadra è al di sopra della soglia del 70% del rapporto fra ricavi e monte ingaggi. La Juve è al 71%: i ricavi sono aumentati, ma i costi ancora più velocemente».
Quanto alle milanesi, la scalata dell’Inter è frenata dalla questione stadio: «Il Tottenham, avanti nel ranking anche per la finale di Champions, ha un suo impianto. Ma a Milano la differenza è nelle due proprietà: l’Inter è in mano a un investitore strategico. Dà molto al club, ma riceve molto. Il marchio Inter viene sfruttato in Cina per vendere prodotti. Il Milan è posseduto da un fondo, e in un certo senso è un problema. L’obiettivo di Elliott — aggiunge Sartori — è accrescere il valore per poi uscire. Ma nel calcio se non investi diventa difficile crescere. E anche gli investimenti sono limitati dal fair-play finanziario, quindi si innesta un circolo vizioso».
Lo tsunami del coronavirus sta avendo e avrà effetti tremendi anche sulle elite: «Possiamo valutarlo dalla Borsa: le azioni di Manchester e Juve si sono svalutate del 20-25%. Guardando invece al valore della rosa, in caso di cancellazione della stagione il calo medio è stimato sul 27-28%, sul 17-18% in caso di ripresa. Ma il dato varia: alcune società saranno in grado di assorbire meglio i danni, mentre chi vive di player trading sarà più colpito».