Omicidio Luca Sacchi: la Procura chiede 6 anni e 4 mesi per Princi
L’imputato, che ha chiesto l’abbreviato, è accusato di detenzione e spaccio e ritenuto la vera mente dell’affare di droga nel quale rimase ucciso Luca Sacchi il 23 ottobre scorso
by Fulvio FianoN ell’immediatezza dell’omicidio di Luca Sacchi, Giovanni Princi ebbe la freddezza di allontanarsi dalla scena del delitto per sottrarsi alle domande dei carabinieri intervenuti sul posto, di mandare qualcuno a prendere il giubbino che aveva lasciato sull’auto parcheggiata dove aspettava con i mediatori la conclusione dell’affare che originò la rapina mortale. E poi, una volta in ospedale, al capezzale dell’ex compagno di scuola, di farsi riaccompagnare a prendere la macchina di Anastasiya Kylemnyk per allontanarla dalla scena e sviare le indagini. L’auto, la cui presenza è stata infatti a lungo negata dalla ragazza, secondo l’accusa era servita per portare davanti al John Cabot pub all’Appio Latino lo zaino con 70 mila euro in contanti e doveva ripartire con 15 chili di erba se non si fosse consumato il delitto. Ma non solo.
A un mese dall’omicidio dell’amico sotto i suoi occhi, Princi — comunicato ai clienti il suo nuovo numero per essere contattato in sicurezza — aveva già ripreso a spacciare per realizzare il progetto di comprare un b&b in Umbria. Per il suo ruolo di organizzatore di quello scambio, il suo passato fatto di precedenti specifici e il suo atteggiamento per nulla collaborativo anche dopo l’arresto del 29 novembre, il pm Nadia Plastina ha chiesto ieri per il 25nne studente di psicologia una condanna a sei anni e quattro mesi in abbreviato (quindi con il conteggio della pena già scontato di un terzo).
È la prima richiesta legata al delitto del 23 ottobre scorso. Princi è l’unico ad aver avuto accesso al rito alternativo. I tre imputati accusati del delitto, Valerio Del Grosso, Paolo Pirino e Marcello De Propris, hanno visto respingere la loro analoga richiesta e sono comparsi la scorsa settimana per la prima udienza in Corte d’assise assieme alla 25enne ucraina (stessi reati di Princi ma scelta processuale diversa). Per Princi la Procura ha sollecitato anche una multa di 30 mila euro. La decisione del gup Pierluigi Balestrieri è attesa il 22 giugno.
Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo hanno permesso alla Procura di delineare la personalità del 25enne. Freddo, scaltro, «con solidi legami nell’ambiente criminale», sicuro di sé, scrupoloso nell’uso di chat criptate e con una spiccata capacità di persuasione. È lui a coinvolgere Anastasiya nei suoi affari, è lui, assieme alla fidanzata Clementina Burcea, a sostenere il progetto di una casa comune dove andare a vivere con la coppia Sacchi-Kylemnyk ed è lui a staccare implicitamente la complice ucraina dalla tranquillità della vita con i suoceri, che infatti cominciano ad allontanare la ragazza quando capiscono che tra loro c’è un rapporto non del tutto chiaro. Al quale anche Luca aveva finito per adeguarsi: «È uno spacciatore di discreto livello, lavorarci sì, ma viverci assieme come una famigliola, no. Loro (Princi e la fidanzata, ndr) sono più randagi di noi, noi possiamo avere una vita molto più tranquilla». Lo stesso Sacchi, due settimane prima di essere ucciso, accompagna l’amico mal sopportato all’appuntamento con un altro pusher.
Princi, secondo l’accusa, potrebbe aver finanziato per intero l’acquisto di quei 15 chili di erba da rivendere poi al dettaglio. I suoi precedenti affari dello stesso genere gli avrebbero fornito la liquidità necessaria. E, pur avendo perso la somma nella rapina dello zaino di Anastasiya, a distanza di pochi giorni si reca con la fidanzata a Perugia per visionare un appartamento in centro. «Sembravano molto interessati — ha raccontato l’agente immobiliare — ma poi non li ho visti più».