Roghi e discariche abusive nel Nord Italia: 16 misure cautelari. Sequestrati 9 capannoni industriali

by

TORINO – Roghi di rifiuti sempre più frequenti e capannoni abusivi che spuntavano ovunque, soprattutto tra il Piemonte e la Lombardia.

È a partire dalle indagini su questi fatti, risalenti al 2018, che il Noe di Milano, in un’inchiesta coordinata dalla Dda di Torino, ha eseguito 16 misure di custodia cautelare in diverse regioni italiane, in esecuzione delle misure chieste gip del Tribunale del capoluogo piemontese, per lo smaltimento illecito di 23 tonnellate di rifiuti, perlopiù provenienti dalle regioni del Nord Italia.

Sei persone sono finite in carcere, altre 3 agli arresti domiciliari, per 7 è stato disposto l’obbligo di firma.

“Oggi abbiamo raggiunto un grande risultato – dichiara il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – Questi criminali sono nemici dei territori e dell’ambiente e fermarli è un nostro dovere perché lo dobbiamo alla salute dei cittadini e per la tutela, anche economica, di tutti quegli imprenditori sani che rispettano le regole”.

Le 6 persone finite in carcere avevano ruoli chiave – così hanno ricostruito gli inquirenti – nella gestione degli illeciti. Al centro dell’inchiesta due società piemontesi, una in provincia di Alessandria e una nel novarese. 

Tra le persone destinatarie delle misure cautelari ci sono imprenditori, intermediari, trasportatori che andavano a costituire, secondo gli inquirenti, una rete per smaltire illecitamente rifiuti indifferenziati urbani e speciali.

Nove i capannoni sequestrati, insieme ad attrezzatura varia, per un totale di 3 milioni di euro. Dieci invece i luoghi individuati nelle indagini per le discariche abusive, la maggior parte delle quali si trovano in Piemonte: a Sale, a Cerrione (Biella), a San Pietro Mosezzo, Romentino, Caltignaga e Momo, tutte località in provincia di Novara. A queste se ne aggiungono quattro tra Lombardia e Veneto.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Torino Arnaldi Di Balme e realizzate dal Noe di Milano, guidato dal maggiore Camillo Di Bernardo, hanno portato a scoprire un meccanismo di trasbordi illegali, con tonnellate di rifiuti che passavano da siti autorizzati per poche ore e poi venivano inviati tramite ‘navette’ e società trasportatrici ‘di fiducia’ nei capannoni abusivi.

A questo si aggiungeva il meccanismo del ‘giro bolla’, tramite il quale gli indagati facevano figurare regolarmente il ricevimento e lo smaltimento dei rifiuti, spesso senza nemmeno scaricarli. (fonte ANSA)