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Bergamo canta ai suoi morti il Requiem di Donizetti

"Al tramonto", davanti alla facciata ad anfiteatro del Cimitero Monumentale, la città ricorderà e piangerà

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BERGAMO. Un Requiem del bergamasco più illustre sul luogo simbolo della tragedia della città, per implorare l'eterno riposo per chi spesso non ha potuto nemmeno essere salutato dai suoi cari nel momento supremo. L'annuncio arriva da Giorgio Gori, il sindaco di Bergamo. Domenica 28 giugno, "al tramonto", davanti alla facciata ad anfiteatro del Cimitero Monumentale, la città ricorderà e piangerà con le note della "Messa da Requiem" di Gaetano Donizetti, che a Bergamo nacque, a Bergamo morì e ne portò (e ne porta) il nome nel mondo. Invitato il Presidente della Repubblica, al quale, raccontano a Bergamo, l'idea è piaciuta e, se non ha ancora confermato la sua presenza, non ha nemmeno detto di no.

"La potenza della cultura e dei valori dei padri si traduce in bellezza", dice Francesco Micheli, direttore artistico del Festival Donizetti, bergamasco pure lui, grande appassionato di vita e opere del musicista concittadino. Al Festival sarà demandata la realizzazione pratica dell'evento, con l'Orchestra e il Coro del Festival agli ordini del suo direttore musicale, Riccardo Frizza, che invece viene dall'altra città martire, Brescia, con la quale c'è una vecchia rivalità che oggi è diventata solidarietà nel dolore. In maggioranza bresciani e bergamaschi, di origine o di elezione, anche i solisti: Eleonora Buratto, Annalisa Stroppa, Piero Pretti, Alex Esposito. La "Messa in re minore", per inciso, fu scritta da Donizetti nel 1835 per ricordare il suo collega e rivale Vincenzo Bellini.

Resta naturalmente il problema della sicurezza. Secondo i nuovi protocolli, per un evento all'aperto non si deve superare la soglia dei mille presenti, artisti compresi. Gori vorrebbe invitare tutti i sindaci della provincia, che sono 243 o meglio lo erano prima che il Covid se ne portasse via alcuni, fra le circa seimila vittime della provincia (in città, invece, sono state 670). "Ci abbiamo molto pensato - racconta Gori - perché non era semplice trovare un singolo monumento che potesse condensare tutti i sentimenti della nostra comunità. Ma abbiamo pensato che il Cimitero Monumentale, diventato purtroppo un luogo simbolo del dramma, potesse avere una valenza simbolica più forte di ogni altro luogo". È quello dove sono state girate le immagini terribili dei camion dell'Esercito che escono carichi di bare, sequenze che hanno fatto il giro del mondo trasformando quella di Bergamo in una tragedia "glocal". La stessa ragione per cui a Bergamo sperano che il "loro" concerto, ma mai come in quegli casi la definizione è riduttiva e la musica trascende sé stessa, venga anche trasmesso in diretta dalla Rai. Non farlo, in effetti, sarebbe imperdonabile.