In Europa la solidarietà vince sulla frugalità (per ora)

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Anadolu Agency via Getty Images

Tra i due litiganti, l’Europa propone. E l’Italia ha tutti i margini per poter… goderne. Il Piano di ripesa economica presentato oggi dalla Commissione europea, “Next Generation EU”, non è il solito compromesso tra una proposta realista (quella da 500 miliardi di Francia e Germania) ed una ‘frugale’ (quella da 250 di Austria, Danimarca, Svezia e Olanda).

Sul tavolo ci sono 750 miliardi di euro. 500 in sussidi e 250 in prestiti. Nella distribuzione tra Paesi membri, l’Italia riceverà 81,8 miliardi in sussidi e 91 in prestiti, primo fra i potenziali fruitori. Sono fondi legati ad una proposta che oltre ad avere un grande valore economico, ne ha anche uno simbolico e politico di altrettanta rilevanza.

Simbolico perché si tratta di un “patto generazionale”, di un impegno concreto che si vuole assumere per superare, insieme, la più imprevedibile e devastante crisi sanitaria, sociale ed economica che l’Europa ha vissuto dal dopoguerra ad oggi. Politico perché pone fine alla distinzione tra Nord e Sud, tra rigoristi e spendaccioni, essendo tutti soldi “europei”, cioè messi a disposizione dal quadro finanziario multi annuale (il bilancio europeo) composto dalle quote (le risorse proprie) che tutti e 27 i paesi membri mettono in percentuale e che ora è poco più dell’1% del PIL.

La Commissione propone di alzare questo massimale di risorse proprie temporaneamente al 2% e di utilizzare il suo solido rating creditizio per prendere in prestito 750 miliardi di euro sui mercati finanziari. Questo è uno dei punti chiave del Piano: si tratta di prestiti della Commissione sul mercato dei capitali che non fanno aumentare la pressione delle finanze senza aggiungere debito sulle spalle dei singoli Stati membri.

E per un paese indebitato come l’Italia forse questa è la notizia più importante. I fondi raccolti per Next Generation EU saranno investiti su tre pilastri:

Il primo a diretto sostegno agli Stati specie quelli più colpiti (come l’Italia), attraverso un nuovo strumento di recupero e resilienza di 560 miliardi di euro che offrirà sostegno finanziario, investimenti e riforme, collegandole alle priorità dell’Unione Europea (transizione verde e digitale, resilienza delle economie nazionali). Questa funzione sarà integrata all’interno del cosiddetto semestre europeo, ovvero il ciclo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio nell’ambito dell’UE.

Il secondo pilastro si concentrerà sulla solvibilità, mobilitando risorse private per sostenere le imprese operanti nei settori, nelle regioni e nei paesi più colpiti. Sul modello del Piano Juncker, avrà un budget di partenza di 31 miliardi di euro, con l’obiettivo di sbloccare un potenziale di 300 miliardi in sostegno alla solvibilità per le aziende di tutti i settori. Ad arricchire questo pilastro ci saranno anche altri programmi di investimento (privati per 15,3 miliardi e strategici per 150 miliardi).

Infine, il terzo pilastro si occuperà di aiutare il settore forse più colpito, quello sanitario. Ci sarà un nuovo programma, EU4Health, per rafforzare la sicurezza sanitaria e prepararsi ad eventuali future crisi sanitarie con un budget di 9,4 miliardi di euro e verrà rafforzato il meccanismo di protezione civile dell’Unione con ulteriori 2 miliardi. Senza dimenticare la parte legata alla ricerca, cui andranno altri 94 miliardi con il programma Horizon Europe.

Tutto sommato, considerando anche le diverse reti di sicurezza già concordate come la proposta SURE per finanziare la cassa integrazione; il piano della BEI a sostegno delle piccole e medie imprese e quella del MES per una linea di credito relativa alle spese sanitarie, l’Europa e le sue istituzioni hanno messo a disposizione fino ad ora un potenziale di 2400 miliardi di euro.

Ora, qual è la linea temporale per fare partire questo Piano di Rinascita? Quali sono le prossime tappe politico-istituzionali per approvarlo e concretizzarlo?

Un elemento essenziale della proposta della Commissione è che venga aumentato il massimale delle risorse proprie. Cosa che si può fare solo attraverso una decisione che richiede l’unanimità in seno al Consiglio e l’approvazione in conformità con i requisiti costituzionali nazionali. Questo può richiedere del tempo, perché la stragrande maggioranza degli stati membri lo deve quindi approvare.

Per fare partire questo Piano, le risorse proprie devono entrare in vigore entro il 1° gennaio 2021 e prima di tale data non saranno disponibili fondi aggiuntivi. Fino ad allora si potrebbero usare altri programmi essenziali (ricollocazione fondi, investimenti mirati) ma per farlo bisogna anche in questo caso modificare il Quadro finanziario corrente. Oltre al consenso scontato del Parlamento europeo, in entrambe le operazioni occorrerà l’unanimità, ovvero il voto favorevole anche dei quattro paesi frugali.

Il futuro di questo Piano di Rinascita, di questo Patto con le future generazioni risiede dunque nelle mani dei governi nazionali. L’Europa ha risposto alle sue attese. Ha dimostrato oggi di essere pronta ed attrezzata ad affrontare concretamente le nuove fasi di questa crisi globale. A chi voleva soluzioni “frugali” si è offerto un Piano che mette al centro la solidarietà tra popoli e generazioni. Mi auguro che l`egoismo e la cecità delle piccole beghe nazionali non dilapidino questa offerta.