Coronavirus Messina. Fase 2: bene solo i parrucchieri, gli altri soffrono
by RedazioneSondaggio di Confesercenti sull'andamento delle attività d'impresa a una settimana dalla riapertura. Il file contenente tutti i dati
La ripresa dopo i lunghi mesi di isolamento è stata difficilissima e i numeri lo dimostrano. Dal sondaggio condotto da Confesercenti e Swg su tutto il territorio nazionale, poi rielaborato a livello locale, emergono dati poco rassicuranti anche per Messina e provincia.
“Sono dati che lasciano l’amaro in bocca – spiega il presidente di Confesercenti Messina, Alberto Palella –. Purtroppo il nostro territorio, già duramente provato dalla crisi economica, oggi si trova ulteriormente schiacciato e travolto da una situazione senza precedenti e in questa fase non si intravede nemmeno una luce in fondo al tunnel. Messina, nonostante l’impegno degli imprenditori nella riapertura resta al palo, come confermano gli esiti del sondaggio”.
Dallo studio elaborato su un campione di 180 intervistati nei vari settori d’impresa nel territorio metropolitano, si evince che l’avvio è stato veramente positivo solo per parrucchieri e barbieri, il 62% dei quali si è dichiarato soddisfatto dagli incassi, con una percentuale superiore rispetto alla media del sud Italia (54%). Meno bene, ma meglio che nel resto del Meridione, per i centri estetici, che pagano lo scotto di non potere ancora erogare tutti i servizi. Il 47% degli intervistati della Città Metropolitana di Messina infatti, si dichiara soddisfatto della ripresa dell’attività, contro il 22,58% del resto del Sud. Probabilmente i risultati ottenuti da queste categorie sono il frutto del prolungamento degli orari di apertura che hanno scelto di attuare, nonostante lavorino solo su appuntamento.
Nel settore abbigliamento e calzature la percentuale di imprenditori soddisfatti cala nettamente. A Messina solo l’11,78% degli intervistati giudica soddisfacente la prima settimana di attività dopo la riapertura, mentre la media dell’intero Sud è del 21,74%.
Le cose peggiorano ulteriormente per ristoranti, pizzerie e trattorie che per 67,34% si dichiarano molto insoddisfatti della ripartenza, mentre per quanto riguarda i bar la percentuale di insoddisfatti è del 49,77%.
Il comparto senza dubbio più in crisi è quello alberghiero, con un 79,68% che si dichiara per nulla soddisfatto dell’avvio di questa fase. Da considerare inoltre le tante attività che non hanno ancora riaperto e che probabilmente non riapriranno, in particolar modo a Taormina e nelle Isole Eolie. Più in generale va evidenziato che la ripresa a Messina come nel Sud Italia è stata caratterizzata dalla variazione degli orari di lavoro, che parrucchieri e centri estetici hanno deciso di allungare, mentre in molti casi il settore ristorazione ha ridotto.
Lo studio di Confesercenti evidenzia anche come a pesare sulla ripresa ci siano i costi relativi alla sanificazione e adeguamento dei locali alle normative anti Covid, che tutti i settori di impresa giudicano eccessivi.
Quella del credito alle aziende resta la spina nel fianco per gli imprenditori di tutte le categorie. A Messina e provincia il 68,57% delle imprese intervistate ha chiesto di accedere al “Decreto liquidità” a fronte di una media nazionale del 52,79%, mentre nel resto del Sud il prestito è stato richiesto dal 65,07% degli intervistati. Solo il 12% delle imprese messinesi però ha avuto già una risposta positiva dalle banche, a fronte del 38% di media nazionale. “Un dato questo – commenta il presidente di Confesercenti Messina, Alberto Palella – che deve fare riflettere. Come è evidente il divario tra il nord e il sud nell’accesso al credito è molto forte e a Messina ancora di più. Questo è da imputare all’assenza di Istituti di credito locali. Le banche con una direzione generale al Sud sono pochissime, e quelle che ce l’hanno sono piccole. La distanza geografica- prosegue Palella- è inversamente proporzionale al consolidarsi del rapporto fiduciario tra cliente e banca. Mentre al nord gli Istituti seguono le aziende affiancandole, al sud sono solo clienti. Tutto ciò si traduce in scarsa propensione a concedere prestiti in particolar modo nel nostro territorio, dove l’unica banca locale è commissariata e probabilmente in fase di acquisizione da parte di altro gruppo”.