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Jabil, è muro contro muro tra la multinazionale Usa, il governo ed i sindacati

Dopo la rottura delle trattative l’azienda tiene il punto: «Legittimi i 190 licenziamenti a Marcianise». I sindacati protestano: «Comportamento inaccettabile, la mobilitazione continua». Patuanelli: «Jabil cambi atteggiamento»

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ROMA. Dopo la rottura delle trattative nella notte tra lunedì e martedì, quando un accordo sembrava a portata di mano,  ed un tentativo finora andato a vuoto del ministro del Lavoro di parlare direttamente con quartier  generale di St. Petersburg nel tentativo di superare l’impasse, su Jabil continua il muro contro muro. A colpi di comunicati. La multinazionale Usa, che martedì ha fatto scattare 190 licenziamenti nello stabilimento di Marcianise, nonostante il governo abbia subito definito nulla la procedura, continua a tenere il punto. I sindacati dei metalmeccanici, a loro volta,  accusano l’azienda  di tenere un comportamento inaccettabile e confermano lo stato di mobilitazione. «Decisione inaccettabile» anche per il ministro dello Sviluppo Patuanelli che critica «l’arroganza» dell’azienda.

«I licenziamenti sono stati adottati all'esito di un percorso legittimo – afferma Jabil nella sua nota-. La principale condizione posta dall'azienda è stata la definizione di un percorso certo che porti entro la fine di agosto alla risoluzione definitiva degli esuberi strutturali. Purtroppo si è registrata una chiusura totale sulla condizione posta da Jabil che ha costretto l'azienda, suo malgrado, ad interrompere le trattative».

Mobiltazione confermata a  Caserta

Ribattono le segreterie nazionali dei metalmeccanici. «Apprendiamo da una nota stampa la volontà della multinazionale di confermare i 190 licenziamenti, in piena pandemia da Covid-19 e con il blocco in atto dei licenziamenti previsti dal decreto Cura Italia e dal successivo decreto Rilancia Italia. Questa nota arriva nel pieno di una trattativa complessa, che il Governo e noi sindacati non riteniamo chiusa, vista l’interlocuzione aperta dal Governo direttamente con Otto Bik, membro del consiglio di amministrazione della Corporation, il giorno dopo l’interruzione della trattativa con Jabil. 

Il punto dirimente, sia per il Governo che per noi sindacati, è la richiesta da parte di Jabil che chiede di mettere per iscritto l'accettazione dei licenziamenti programmati dall'azienda per il 24 agosto prossimo, prevedendo un accordo in sede ministeriale con parere positivo da parte delle organizzazioni sindacali.

Questo per Fim, Fiom, Uilm e Failms - conclude il comunicato sindacale  - è inaccettabile non solo perché in violazione delle disposizioni di legge italiana ma anche perché in violazione delle direttive comunitarie in materia di licenziamenti collettivi».

Una lunga vertenza

La vertenza è iniziata undici mesi fa, quando furono annunciati 350 esuberi. A oggi i lavoratori che hanno trovato ricollocazione o uscite incentivate ammontano a 160, gli altri erano in cassa integrazione da giugno 2019 e il cda della Jabil Corporation ha deciso di non proseguire con la cassa integrazione e di licenziare. A tavolo ministeriale era stata trovata un’intesa di massima (altre 9  settimane di cassa in deroga, interventi sulla formazione dei dipendenti e ricollocazione degli esuberi) ma al momento di stringere la richiesta di Jabil a governo e sindacati di avallare i licenziamenti (anziché sospenderli) ha fatto saltare il banco.