Mia sorella è il mio grande rimpianto

Una sorella dovrebbe essere una complice, un'amica, un sostegno. Quando non è nulla di tutto questo lascia un vuoto incolmabile

«Che bello, hai una sorella poco più grande di te». Tutte le volte che mi sono sentita ripetere questa frase, e sono state tante, mi sentivo morire dentro. Perché mi metteva davanti al mio fallimento più grande: quello di non essere stata capace di costruire un rapporto con te, sorella mia.

Dici “sorella” e associ la parola a un sacco di cose belle. Lo fai in automatico. Pensi a due bambine che giocano insieme, litigano magari ma poi fanno pace. Che dividono la stanza, che si fanno coraggio quando è buoi e fuori c’è il temporale. Che condividono segreti, che sono complici. Beh, noi non siamo mai state nulla di tutto questo.

Perché a dispetto dei due anni e mezzo tondi tondi che ci separano, e dell’incredibile somiglianza che abbiamo, noi non potevamo essere più lontane e più differenti. E tu appena hai potuto, lo hai voluto sottolineare, tingendoti prima, insieme alle sopracciglia. E poi rasandoli, come se volessi rinnegare la lunga chioma ramata che da bambine la mamma ci pettinava allo stesso modo, e ci facevano sembrare quasi gemelle.

Ma tu, a 14 anni, ci hai dato un taglio netto. E mi ricordo ancora come si sono arrabbiati mamma e papà. Io non ho mai voluto essere migliore di te, e non mi sono mai sentita tale. Volevo solo essere “con te“, ma tu non me lo hai mai permesso. Non hai mai voluto condividere i giochi, i vestiti, così non lo hai mai fatto con gli amici. Diverse compagnie a casa e in vacanza, zero complicità, e se provavo a coprirti per non farti sgridare dai nostri genitori, spiattellavi con sufficienza tutto, per sbattermi in faccia che del mio appoggio non te ne fregava niente, che preferivi beccarti una punizione.

Non te ne do la colpa, almeno non per intero. Sono convinta che nei rapporti, di amicizia, amore, in famiglia, le colpe siano sempre da dividere. Quindi qualcosa di certo ho sbagliato anche io. Ma alla soglia dei trent’anni non ho ancora capito quando.

Sono stata l’ultima a sapere che ti sposavi, l’ultima a sapere che ti separavi. Sono sempre stata l’ultima della tua vita. E qui ti voglio dire che mica volevo essere la prima, volevo solo farti sapere che io ci sono, ci sono sempre stata. E ci sarò. Ma non me la prenderò più, non urlerò , non sbraiterò, non mi arrabbierò più. Perché non serve e fa male solo a me.

Ci sarò anche la prossima volta che verrai a chiedermi dei soldi, perché è l’unica cosa che mi domandi. Te li darò come al solito. E so che non riceverò lo straccio di un grazie, ma mi guarderai negli occhi con quel tuo sguardo distaccato e duro.

Per anni ho sperato in un miracolo ma oggi so che non arriverà.

Sorella mia, sei il mio più grande rimpianto. E questo rimarrai.