Recovery Fund, Castelli: "Ora giù le tasse.Un Testo Unico per il Contribuente"
Piano shock per la riduzione del peso fiscale e decreto Semplificazioni, l'intervista di Affaritaliani.it al viceministro dell'Economia Laura Castelli
by Andrea Deugeni"Riordino delle detrazioni, ridisegno delle politiche della famiglia con l'arrivo del Family Act, differente trattamento per i lavoratori autonomi e Testo Unico per il Contribuente". Il viceministro dell'Economia Laura Castelli spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it il nuovo piano shock del Governo per la riduzione delle tasse, "intervento che deve essere fatto ora, perché non è possibile più aspettare e che sarà finanziato anche con il Recovery Fund della Commissione europea". Poi l'esponente di punta del M5S illustra quali saranno i contenuti del decreto Semplificazioni, “il modello Genova a sistema" che servirà a "far ripartire gli investimenti pubblici e privati. A cominciare dai 6,5 miliardi sulla rete idrica e i 110 miliardi già stanziati di Rfi e Anas". Poi gli altri soldi in arrivo entro luglio "per i Comuni delle Città Metropolitane" e i piani ad hoc per "turismo, ristorazione ed automotive". Allo studio un'altra rottamazione delle cartelle esattoriali.
L'INTERVISTA
La riforma fiscale che era sul tavolo del Governo prima dello scoppio dell’epidemia di coronavirus torna a fare capolino in cima all’agenda dell’esecutivo, addirittura come uno dei punti della “struttura portante del recovery plan” interno, ha spiegato stamattina il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Perché ora visto che le finanze pubbliche sono già messe a dura prova da recessione post-Covid ed extradeficit che porteranno l’indebitamento, secondo le previsioni del Def, al 152,7% nel 2021?
“Perché è una forte politica anticiclica di finanza pubblica che mira ad aprire degli spazi economici in un momento in cui come questo è necessario far ripartire l’economia. Ci sono due leve: da una parte generare un incremento del Pil attraverso gli investimenti che cercheremo di stimolare con il prossimo decreto (Semplificazioni, ndr). Dall’altra creare un forte effetto espansivo riducendo le tasse. Come M5S, negli scorsi giorni abbiamo ribadito la necessità di ripartire da qui, principio condiviso nella maggioranza”.
Detassazione, dunque. Quali sono le direttrici di lavoro?
“Intanto, un lavoro di semplificazione delle detrazioni, spesso ostracizzato in passato. C’è un mare magnum di detrazioni che annacquano la progressività della tassazione. Semplificare significa anche permettere al cittadino di sapere quasi immediatamente di quant'è il suo carico fiscale e dove va a finire nelle casse dello Stato, in relazione alla finalità del prelievo. Ciò ricostruirebbe anche un circuito virtuoso, in cui il contribuente non vedrebbe più lo Stato come un soggetto coercitore che non restituisce nulla, ma che anzi riesce a tenere un’economia circolare nel funzionamento della finanza pubblica. Accanto alle semplificazione delle detrazioni, poi c’è un processo di individuazione delle tipologie dei contribuenti”.
E cioè?
“Oggi abbiamo ancora i lavoratori autonomi dentro l’Irpef. Un sistema non equo. Dobbiamo interrogarci sulla modalità, visto che l’Italia come altri Paesi in Europa ha scelto il regime forfettario e la flat tax. C’è sempre di più la necessità di non equiparare il reddito delle persone fisiche con quello d'impresa degli autonomi. Nel corso degli anni, alcuni Paesi hanno diviso in maniera omogenea i contribuenti pensando a dei metodi ad hoc perché le caratteristiche dei soggetti sono diversi. C’è poi un altro tema molto importante anche perché dirimente nella politica della maggioranza è quello del recupero della progressività attraverso una politica sulla famiglia”.
In che modo?
"Oggi moltissima fiscalità dipende dallo stato familiare e penso alle detrazioni, ma anche a tutta una serie di agevolazioni esterne alle detrazioni. Ciò sarà oggetto di una legge delega sul piano chiamato ‘Family Act' che nei prossimi giorni andrà in Consiglio dei ministri e che prevede la strada per la creazione dell’assegno unico. L'obiettivo è quello di costruire uno strumento unico in cui far confluire le risorse esistenti con un’aggiunta da recuperare dai finanziamenti europei che arriveranno, una misura che poi diventa anche un sistema di progressività della tassazione. Sistema che oggi manca, disperso in mille rivoli fra assegni e bonus vari spesso difficili da attivare come quello sugli asili nido o per il primo figlio e che invece accorpati e con risorse fresche metterebbero in campo uno una politica ad hoc per la famiglia capace di stimolare un certo tipo di economia. Strumenti che hanno funzionato bene in Francia e Germania e su cui siamo un po' indietro. Non può più succedere che il cittadino ceda il proprio diritto per incomprensione rispetto agli strumenti disponibili”.
Alla fine, di quanto potrebbe essere l'assegno unico alle famiglie?
"Lo stiamo valutando, perché si tratta di un DDL Delega che presenterà la Ministra Bonetti, con cui stiamo lavorando. La cifra dovrà essere più congrua possibile. Si tratta di un tipo di lavoro che deve andare di pari passo con una riforma fiscale complessiva”.
Riordino delle detrazioni, ridisegno delle politiche della famiglia e poi?
“C’è infine anche un tema che riguarda i consumi. Nel ridisegnare la politica fiscale delle imposte dirette, va immaginato anche qual è il peso che si vuole dare alla fiscalità legato ai consumi che va ad impattare sulla produzione nazionale, sul made in Italy, sul tema dell’economia green che Bruxelles sta usando per indirizzare le risorse del bilancio europeo. A fianco a questo, in vista del decreto Semplificazioni che stiamo costruendo, c’è un lavoro molto importante sul quale mi sto concentrando come titolare della delega sull'Agenzia delle Entrate”.
E qual è?
“E’ il tema dei testi unici compilativi, essere in grado cioè di raccogliere e riordinare le norme esistenti, eliminando quelle inutili o ridondanti che dovrebbero invece avere per oggetto le fasi delle procedure tributarie. Ripulire il corpo normativo, creando un testo unico del contribuente anche per spostare l'ottica dallo Stato centrale alla tutela del contribuente. C’è infine un lavoro molto importante che riguarda la parte digitale. Da quando sono al Mef, ho messo sempre molta attenzione a far sì che ogni processo sia digitalizzabile. Bisogna proseguire nel processo di unificazione delle banche dati, aspetto che sto affrontando con il ministro della Funzione pubblica Dadone e che serve ad esempio per distribuire più rapidamente i contributi alle imprese o liquidare i crediti d’imposta ai cittadini che li maturano e poi anche per definire la posizione del contribuente, come iniziato a fare con il portale PagoPA”.
Come sarà strutturata la riforma dell’Irpef: quanti scaglioni e con quali aliquote? E la no tax area?
“Sulla no tax area c'è un tema importante di incapienza che va affrontato e da far emergere, tema che non ci permette di lavorare bene su una fascia di popolazione meno abbiente che essendo appunto 'incapiente' non può detrarsi nulla e quindi perdono la possibilità di beneficare delle misure costruite sulla detrazione. Stiamo ragionando sulla creazione di strumenti dedicati alle fasce deboli della popolazione, che superino il problema dell’incapienza.”
E sugli scaglioni?
“Eravamo giunti a un ragionamento. Nessuno nella maggioranza era innamorato della propria idea. Non sono tanto importanti gli scaglioni quanto l'effettiva riduzione della tassazione. Alla fine, tirando la riga, quanto pagheranno di meno cioè i contribuenti? E poi c’è il tema dell’Irap che con il decreto Rilancio abbiamo tolto per la rata di giugno. Un segnale importante. Personalmente, credo che vada cancellata del tutto perché è una tassa anti-storica”.
Finanzia il sistema sanitario, però…
“Certo, è importante ma bisogna riflettere su com’è costruita. E’ una delle tasse più odiate. In passato, abbiamo proposto di rendere l’Irap un’addizionale dell’Ires, magari cambiandole delle logiche. In un momento come questo di rilancio del Paese non si può non passare dalla riduzione delle tasse. Oggi non ci sono scuse per non farlo. Non è possibile più aspettare”.
Tutte le scadenze fiscali di maggio sono state spostate fra fine giugno e settembre, ci saranno altre proroghe?
“Questa è una crisi che ci ha insegnato a fare un passo alla volta, soprattutto dal punto di vista economico e che va di pari passo con il calo del numero dei contagi. Anche questa scelta sarà fatta passo dopo passo. Bisognerà verificare prima quanto le misure messe in campo saranno rispondenti alle necessità dei settori economici, visto che ci saranno alcuni comparti che avranno maggiore bisogno di interventi. Il Recovery Fund europeo dovrà finanziare in parte il taglio delle tasse”.
Secondo alcune indiscrezioni volete destinare il 10% di quanto spetterà all’Italia alla riduzione della pressione fiscale, quindi circa 10 miliardi…
"Stiamo cercando di sensibilizzare i Paesi europei con cui c'è un ottimo dialogo, cambiato negli ultimi tempi, con la consapevolezza che mai come questo momento sono necessarie politiche anticicliche che sono alla base della costituzione dell'Ue”.
Quale sarà la sede per questo intervento organico sulle tasse? La prossima legge di Bilancio?
“Sì è un momento utile, dipenderà da cosa succederà nei prossimi mesi. Va fatto il prima possibile. Speriamo che il dialogo europeo porti anche a ripensare la concorrenza fiscale o il sistema della web tax che non è ancora chiuso in ambito comunitario”.
Il prossimo decreto Semplificazioni punta a riattivare gli investimenti pubblici e privati. Da cosa sarà composto?
“Lo scorso Governo ha varato i due decreti Crescita e Sblocca-Cantieri che hanno portato a termine un egregio lavoro anche grazie al Cipe che ha sbloccato nel giro di un anno e mezzo oltre 50 miliardi. Ora, vanno snellite ulteriormente le procedure. Stiamo parlando di modello Genova che è la maniera con cui potrebbero essere gestite alcune opere strategiche come treni, autostrade e rete idrica, particolarmente importante in periodo di Covid. Su quest’ultima ci sono 6,5 miliardi sbloccati ma soggetti a problemi di competenze sovrapposti fra comuni, Regioni e consorzi. Va fatto un lavoro di semplificazione autorizzativa e gestionale. Infine, ci sono i 110 miliardi tra Rfi e Anas, risorse ferme nel bilancio dello Stato già finanziate da debito pubblico, da mettere a terra. Sono cantieri da cui passa il rilancio. Quindi, il modello Genova su cui tutta la maggioranza è d'accordo e in cui è stata ricostruita un’infrastruttura importante in poco tempo, sarà il caposaldo della nostra azione”.
Sarà una sorta di semestre bianco anti-burocrazia?
“No, pensiamo che sia un modus operandi che deve andare a sistema”.
Il codice degli appalti verrà sospeso?
“E’ un tema complicato che dovrà trovare un equilibrio. Nella proposta del viceministro delle Infrastrutture Cancelleri non è previsto e così tout court non c’è in nessuna proposta della maggioranza, dove verrà trovata una sintesi”.
Domenica in un post su Facebook, ha annunciato che intende “proseguire anche nel lavoro di ‘ripulitura' del bilancio dello Stato, avviato nel 2018 con lo stralcio delle cartelle, sotto 1.000 euro, che mai sarebbero state riscosse”. Cosa vedremo in vigore da questa azione?
“Stiamo lavorando con l'Agenzia delle Entrate perché lo stock di debito con oltre 10 anni di vita venga stralciato almeno in parte, cosa che oltretutto andrebbe fatta in maniera automatica. Parliamo di persone decedute e aziende fallite che non pagheranno mai più”.
State pensando anche ad un’altra rottamazione delle cartelle?“
Stiamo facendo un po’ di conti: di sicuro semplificare quel grosso stock che per una parte non è più possibile incassare porterà a breve dei risultati”.
Nel decreto Semplificazioni rientrerà anche la riforma dell’ordinamento giuridico per le società di capitali, come l’introduzione del voto plurimo, che è uscita in Zona Cesarini dal decreto Rilancio?
“Sì, è una materia su cui stiamo continuando a lavorare”.
Turismo e automotive sono settori che hanno sofferto moltissimo e che turismo a parte con il bonus da 2,4 miliardi del decreto Rilancio, ma gli operatori parlano di “impatto minimo”, sono rimasti fuori dagli aiuti del Governo. Interverrete con piani di rilancio ad hoc?
“Sì, turismo, indotto e anche ristorazione. Realisticamente serviranno altri 20 miliardi per aiutare anche questi settori che insieme ai Comuni impiegheranno un po’ più di tempo per riprendersi”.
E per l’automotive?
“Anche, se ne sta occupando il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Il problema è l’effetto domino che c’è stato sull’indotto, un asset strategico per il Paese”.
I Comuni delle Città Metropolitane hanno scritto al presidente del Consiglio per avere più risorse. Cosa prevedete?
“Sono città che hanno sentito maggiormente l'impatto della crisi, per la concentrazione delle imprese e del calo del turismo. Interverremo anche qui con misure ad hoc per aumentare le risorse a disposizione di questi Comuni. C’è già un fondo da 3,5 miliardi che sugli enti locali prevede di assegnare un 30% delle risorse subito e un altro 70% entro luglio dopo un monitoraggio costante della situazione. In caso di necessità, implementeremo il fondo per aiutare i Comuni a chiudere i propri bilanci a luglio”.
La Commissione europea ha presentato finalmente la sua proposta di Recovery Fund, strumento da 750 miliardi, di cui 500 a fondo perduto e 250 di prestiti. La soddisfa?
“A prima vista mi sembra che siano state percepite le necessità dell’Italia, Paese che aveva chiesto una parte importante di aiuti a fondo perduto”.
@andreadeugeni