Domenico Arcuri sui tamponi: "Reagenti difficili da trovare"
Il commissario in audizione alla Camera: "Entro fine settembre solo mascherine italiane"
by HuffPost“Con il Comitato tecnico scientifico valutiamo se introdurre modalità più veloci e meno dipendenti dai reagenti per fare i tamponi, come le macchine aperte e i kit”. Lo ha detto il commissario Domenico Arcuri in audizione alla Commissione Affari sociali alla Camera.
Il commissario ha aggiunto: “L’Italia è il Paese tra i più grandi in cui si fanno più tamponi al mondo. Non ne facciamo abbastanza, però, perché siamo uno Stato sostanzialmente federalista nella sanità e le Regioni hanno comportamenti molto diversi nei test; inoltre i reagenti per estrazione sono carenti in tutto il mondo; infine in Italia esistono 211 laboratori accreditati per i tamponi, che sovente usano combinazioni di reagenti di amplificazione e di estrazione differenti, quindi bisogna acquisire un numero ampio di prodotti”
Arcuri ha poi spiegato che a settembre ci saranno sul mercato solo mascherine chirurgiche ‘italiane’, sottolineando che per quella data la produzione italiana sarà a pieno regime.
Entro la fine di giugno, ha inoltre affermato il Commissario e Ad di Invitalia, le 51 macchine acquistate dallo Stato per la produzione dei dispositivi saranno in grado di immettere sul mercato 31 milioni di mascherine al giorno.
“Perché in giro si vedono ancora le mascherine cinesi? - ha detto Arcuri - Le aziende italiane poverine ci mettono qualche tempo a raggiungere la produzione massima. In Cina le fanno da qualche decennio. Ma a settembre non ci saranno più mascherine cinesi, perché quelle italiane basteranno al nostro fabbisogno”.
Il commissario ha poi ricordato che oltre alla riconversione di 135 imprese che hanno iniziato a produrre i Dpi, lo Stato ha avviato la produzione delle macchine necessarie a realizzare i dispositivi.
“Abbiamo fatto un accordo con due grandi aziende italiane che stanno producendo 51 macchine che a regime, entro la fine di giugno, produrranno 31 milioni di mascherine chirurgiche al giorno”. E dunque, ha concluso, “la conversione delle imprese e la produzione di macchine ci fa ritenere che al più tardi alla fine del mese di settembre noi non dipenderemo più dall’importazione dei dispositivi da altri luoghi del mondo”.
Quanto alle imprese che si sono riconvertite, Arcuri ha sottolineato che ad oggi sono in essere contratti con 19 aziende “che hanno ricevuto da noi ordini per un miliardo e 823 milioni di mascherine, ad un prezzo medio di vendita di 42 centesimi”. Ordini “che sono superiori al totale delle mascherine chirurgiche che abbiamo acquisito in Cina da 15 fornitori che ci daranno complessivamente un miliardo e 807 milioni di mascherine”.
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