Annunciato il recovery fund: 750 miliardi di euro per far ripartire l'economia europea
by Elena Cavalloneeuronews_icons_loading
Liquidità per i paesi in difficoltà
NEXT GENERATION EU è questo il nome del piano per far ripartire l’economia europea presentato mercoledì al Parlamento europeo a Bruxelles dalla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen.
In quello che è stato definito un momento decisivo, la Commissione propone uno schema di fondi e prestiti per far uscire il continente dalla recessione economica generata dalla pandemia.
Il maxi programma consiste in 500 miliardi di aiuti erogati attraverso sovvenzioni a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti. I beneficiari saranno i paesi più colpiti dalla crisi da coronavirus e l'Italia si vedrebbe attribuire ben 172,7 miliardi, di cui 81,8 tramite sovvenzioni e 91 di prestiti.
Fondi per 80 miliardi anche alla Spagna e oltre 20 miliardi alla Grecia, la cui economia era già fragile prima della pandemia.
Per la prima volta gli stati europei condividono il debito
Ma come verranno reperiti questi soldi? La Commissione europea dovrà chiederli in prestito sui mercati finanziari, rimborsandoli attraverso i futuri bilanci dell'UE, non prima del 2028 e non dopo il 2058.
Si tratterebbe quindi di una vera e propria condivisione del debito di cui si farebbero carico tutti gli Stati membri. Per questo la Commissione europea propone anche di introdurre degli strumenti per dotarsi di risorse proprie. Come? Per esempio introducendo nuove tasse come la web tax (per tassare i giganti del web) oppure la tassa sulle emissioni di CO2. Il recovery fund si aggiunge inoltre alla proposta per il bilancio europeo di 1,1 trilioni di euro per i prossimi 7 anni.
Per Enrico Letta, ex primo ministro italiano e presidente dell'istituto Jaque Delors "questa crisi è stata la terza di fila in un decennio, era assolutamente necessario avere una reazione diversa rispetto alla crisi finanziaria e alla crisi dei rifugiati. Penso che questa decisione, sia l'equivalente di quella presa da Mario Draghi e che cambiò la politica monetaria 8 anni fa. Si tratta di una svolta ed molto importante metterla in atto".
Divisioni tra Nord e Sud Europa
L'annuncio della Commissione europea segue la proposta franco-tedesca di prevedere un fondo di circa 500 miliardi di euro da erogare tramite sovvenzioni a quei paesi maggiormente colpiti dal COVID-19. Una proposta di portata storica, vista la tradizionale resistenza della cancelliera tedesca Angela Merkel alla condivisione del debito tra stati europei.
Pacata esultanza quella del premier italiano Giuseppe Conte all'annuncio della presidente della commissione Europea. «Ottimo segnale da Bruxelles, va proprio nella direzione indicata dall’Italia. Siamo stati descritti come visionari perché ci abbiamo creduto dall’inizio: 500 miliardi a fondo perduto e 250 di prestiti sono una cifra adeguata». E poi un invito ad accelerare cosa sulla quale ha battuto anche Von der Leyen che a Bruxelles ha parlato di urgenza. Beneficiate saranno anche anche Spagna e Francia che dovrebbero ottenere rispettivamente 140 miliardi e una quarantina.
Sebbene queste proposte sembrino un passo in avanti verso una più stretta integrazione europea, dovranno superare molti ostacoli, a partire dall'opposizione di quattro paesi (Austria, Olanda, Svezia e Danimarca) che ritengono che quei soldi debbano essere concessi sotto forma di prestiti e a condizione che i paesi beneficiari portino avanti delle riforme.
Alex Stubb, ex primo ministro finlandese e direttore della School of Transnational Governance è fiducioso sulla possibilità di trovare un accordo.
"La Svezia ha preso una linea diversa nella lotta contro il virus COVID, ma economicamente è praticamente sulla stessa barca. Capisco le resistenze del governo ma la verità è che ciò che accade in Italia o in Spagna avrà ripercussioni sia in Danimarca che in Svezia. Penso che alla fine questi paesi daranno il loro appoggio", ha affemato a euronews.
Il recovery fund e il bilancio plueriennale dovranno ricevere il via libera degli Stati membri (è richiesta l'unanimità dei capi di Stato e di governo europei) e degli eurodeputati prima che diventino realtà. Si prevedono settimane di discussioni e probabili compromessi.