Recovery Fund 750 mld, diretta Von der Leyen/ “500 mld fondo perduto”, Olanda frena

Recovery Fund, Von der Leyen lancia piano Commissione Ue da 750 miliardi di euro. Diretta video streaming: 172,7 all’Italia. L’Olanda già frena

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«Siamo in un momento decisivo, una crisi senza precedenti, l’Europa è stata messa a dura prova dalla pandemia, la più impegnativa della sua storia una crisi che non può essere affrontata da nessun paese da solo»: così ha introdotto la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen il piano di aiuti europei da destinare nei prossimi mesi ai vari Paesi colpiti dal coronavi. Il Recovery Fund viene confermato a 750 miliardi, con 500 di finanziamenti a fondo perduto tramite emissioni di bond temporanei e 250 miliardi invece di prestiti, come già anticipato nei precedenti aggiornamenti: «Un’economia in difficoltà da una parte indebolisce una forte dall’altra. Divergenze e disparità aumentano e abbiamo solo due scelte: o andiamo da soli, lasciando Paesi e regioni indietro, o prendiamo la strada insieme. Per me la scelta è semplice, voglio che prendiamo una strada forte insieme», ha spiegato la Von der Leyen che ha escluso i “bond senza tempo” richiesti dai Paesi del Sud ma anche cercato di mediare la dura posizione dei Paesi “frugali”.

Uno di questi però, l’Olanda di Mark Rutte, fa sapere che questo negoziato sarà molto lungo e che non intendono dar vinta la partita: «Le posizioni sono lontane e questo è un dossier che richiede l’unanimità, quindi i negoziati richiederanno tempo. E’ difficile pensare che questa proposta potrà essere il risultato finale di quei negoziati», riportano fonti diplomatiche olandesi alla Dpa. Recovery Fund da 750 più Qfp (piano pluriennale di bilancio Ue) da 1100 miliardi, con impegno di ripresa complessiva da 2400 miliardi (con i soldi anche di Bei-Mes-Sure): questa è la proposta della Commissione Ue che ora sarà valutata da Parlamento Ue e da Consiglio Europeo. Soddisfatto il Premier Conte che su Twitter annuncia «ottimo segnale da Bruxelles, va proprio nella direzione indicata dall’Italia. Siamo stati descritti come visionari perché ci abbiamo creduto dall’inizio. 500 mld a fondo perduto e 250 di prestiti sono una cifra adeguata. Ora acceleriamo sul negoziato e liberiamo presto le risorse».

172,7 MILIARDI ALL’ITALIA

Secondo quanto riportano le fonti di Ansa alla Commissione Europea, dei 750 miliardi di euro che verranno stanziati come Recovery Fund, per l’Italia si prevedono 172,7 miliardi di euro distribuiti in questo modo: 81,807 miliardi versati come aiuti “a fondo perduto” (ma con alcune condizioni ancora tutte da verificare) e 90,938 miliardi come prestiti. Vista la crisi economica in corso e viste le proporzioni delle perdite accusate dal nostro Pil, all’Italia andrebbero le quote maggiori rispetto agli altri Paesi sia in termini di fondo perduto che anche per ricavo assoluto. Dietro all’Italia, concludono le fonti ben informate dell’Ansa, ci sarebbe la Spagna con un totale di 140,4 miliardi, divisi tra 77,3 miliardi di aiuti e 63,1 miliardi di prestiti. Sta per cominciare la presentazione della Presidente di Commissione Ue Von der Leyen alla seduta plenaria del Parlamento Europeo per capire i 750 miliardi complessivi di Recovery Fund come saranno incardinati e con quale “condizioni” dovranno essere richiesti dai singoli Paesi dell’Eurozona.

UE “RECOVERY FUND DA 750 MILIARDI”. LA PROPOSTA DI CONTE

«La Commissione propone un Recovery Fund da 750 miliardi, che si aggiunge agli strumenti comuni già varati. Una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti», ha annunciato poco prima dell’inizio della presentazione di Ursula Von der Leyen, il commissario agli Affari Economici Ue Paolo Gentiloni. È ancora in corso la riunione del Collegio dei commissari, ma da fonti dell’agenzia tedesca Dpa si apprende che 500 miliardi sarebbero destinati a stanziamenti ai Paesi e ai settori più colpiti dall’impatto economico del coronavirus, mentre gli altri 250mld verrebbero riservati a prestiti come voluto dai “rigoristi”. Resta ancora da capire quale sarà il piano di riforme richiesto e le “condizioni” che i vari Paesi dovranno rispettare nel richiedere il Recovery Fund e soprattutto quali saranno le tempistiche di utilizzo: il piano che oggi presenterà la Presidente della Commissione Europea sarà un punto di inizio della discussione che inevitabilmente dovrà poi essere posta in ultima analisi tanto dal Parlamento Europeo quanto sopratutto dal Consiglio Europeo con i 27 leader degli Stati.

A far capire però l’aria che tira in merito alle riforme richieste, il “Recovery Plan” lanciato oggi dal Premier Conte su Facebook introduce 7 proposte-strategie da lanciare nei prossimi mesi nel ricevere i fondi europei sottoforma di aiuti e prestiti: «Sono giorni importanti. Il piano di intervento europeo sta assumendo la sua fisionomia definitiva. Oggi la Commissione europea annuncerà la sua proposta di Recovery Plan. L’Italia deve farsi trovare pronta all’appuntamento. Deve programmare la propria ripresa e utilizzare i fondi europei che verranno messi a disposizione varando un “piano strategico” che ponga le basi di un nuovo patto tra le forze produttive e le forze sociali del nostro Paese», spiega il Presidente del Consiglio in attesa del piano ancora tutto da strutturare della Commissione Europea.

“FONDI SOLO CON RIFORME”

«Soldi e prestiti solo a chi fa vere riforme»: recita così secondo le anticipazioni de La Stampa e dell’Ansa la parte più sostanziosa del piano Recovery Fund che la Presidente della Commissione Ue Von der Leyen presenterà alla sessione plenaria dell’Europarlamento (in diretta video streaming qui) a partire dalle 13.30 di oggi. Come anticipavamo già nella presentazione qui sotto, per poter avere accesso alla propria quota nel Recovery Plan, i governi Ue dovranno presentare un «Piano nazionale per la ripresa e la resilienza» nel quale indicheranno nel dettaglio le riforme e gli investimenti che intendono finanziare con quei soldi ricevuti. Il “piano Marshall” europeo dovrebbe mobilitare circa 2mila miliardi in 7 anni, anche se come riporta Federico Fubini sul Corriere della Sera le reali risorse per il 2020 in Italia non dovrebbero superare i 10 miliardi. Metà di questi andrà a fondo perduto, l’altra metà come garanzie europee per chi ricapitalizza imprese considerate strategiche dalla Commissione Ue. In una intervista alla Stampa, il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli lancia per un campanello d’allarme a tutta l’Eurozona: «se il Recovery Plan non sarà all’altezza delle ambizioni, il Parlamento non lo sosterrà. Siamo autorità di bilancio – assicura – e abbiamo l’ultima parola: tutto il percorso deve essere convincente».

VON DER LEYEN PRESENTA IL RECOVERY FUND

Nella giornata di oggi Ursula Von der Leyen presenterà al Parlamento Europeo il “Recovery Plan”, ovvero il piano straordinario che l’Europa metterà in pratica per concedere l’arcidiscusso Recovery Fund: una “potenza di fuoco” che possa nei prossimi mesi permettere ai Paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus di poter non solo ripartire nella propria economia ma contribuire al rilancio strutturale dell’intera Eurozona rimasta tramortita dallo shock fiscale, commerciale e produttivo del Covid-19. Si tratterà – secondo le anticipazioni finora emerse dopo settimane di discussioni, scontri e accuse tra diverse parti dell’Europa – di un fondo temporaneo che duri fino al 2022 a metà tra 500 e 1000 miliardi di euro per la metà concepito per sussidi a fondo perduto tramite emissione di bond comuni e per la restante parte in prestiti da restituire nel prossimo pluriennale bilancio europeo (entro 3-4 anni). La proposta varata oggi dalla Commissione Europea sarà il punto di partenza della discussione che nel prossimo Consiglio Ue verrà effettuata per arrivare ad una definitiva formula licenziata del Recovery Fund da impostare già dalla seconda metà del 2020 (o così almeno chiedono i Paesi più bisognosi, come l’Italia, la Spagna e la Grecia).

SCONTRO ITALIA-FRANCIA-GERMANIA CONTRO I RIGORISTI

Il pacchetto Von der Leyen va ancora limato nel suo complesso visto che ad oggi vi sono due proposte decisamente opposte sul tavolo del Consiglio Ue: da un lato il Recovery Fund da almeno 500 miliardi di euro lanciato da Francia e Germania dopo la conferenza Macron-Merkel cui aderiscono (non senza criticità e richieste di ampliamento) l’Italia, la Grecia, il Portogallo e la Spagna e in generale il Sud dell’Europa. Si tratta di un pacchetto da almeno 1000 miliardi (Bei-Mes-Sure da 540 miliardi) e i 500 del Recovery, dove si abbia un trasferimento almeno per la metà di sussidi a fondo perduto che andrebbero messi in conto al bilancio europeo. Per alimentare tale fondo si pensa all’emissione di bond della Commissione europea, probabilmente con rating tripla A: «È un elemento di solidarietà europea che va oltre il poter emettere a tassi più bassi di quanto farebbe l’Italia da sola. Per l’Italia, in gioco c’è un beneficio netto di almeno 45 miliardi, vale a dire la differenza fra i 110 miliardi che il Paese avrebbe come trasferimenti per l’impatto della pandemia (sulla base dei morti da Covid e della quota di calo del Pil) e i 65 miliardi da versare nel Multiannual Fiscal Framework europeo» ha spiegato all’Ansa Carlo Cottarelli, direttore Osservatorio sui conti pubblici.

Di contro, diverse ricostruzioni dei quotidiani con fonti di Governo e da Bruxelles – non da ultimo “Italia Oggi” – evidenziano il rischio che dietro al Recovery Fund si possa “travestire” un nuovo Mes, ovvero prestiti e sussidi solo con riforme molto rigide da attuare per i governi che utilizzeranno quei fondi nei prossimi anni. Qui si insinua infatti la proposta opposta a Francia-Germania-Italia, ovvero quella dei Paesi cosiddetti “frugali”: Olanda, Danimarca, Svezia e Austria hanno proposto alla Von der Leyen un Recovery Fund in cui vi siano prestiti-mutui che vincolino i Paesi aderenti a programmi europei di profonde e dure riforme economiche. Contrari alla mutualizzazione del debito: nella loro tesi avanzata, la spesa anche per il Covid-19 cade sulla testa del singolo Stato e non può essere inclusa nel calderone unico del bilancio europeo.

RECOVERY FUND: LA “TERZA VIA” DELLA COMMISSIONE UE

Nel gran caos che ancora oggi è l’Unione Europea, profondamente divisa tra i 27 già sul piano precedente (Bei-Sure-Mes) e ora più che mai sul Recovery Fund, la Commissione Ue avrà il difficile compito di trovare una “terza via” in grado di soddisfare appieno tutte le richieste. Per questo secondo quanto raccolto da Huffington Post, è probabile che i “fondi perduti” lanciati da Francia e Germania posano essere consessi solo se legati a investimenti nelle priorità Ue (ovvero digital agenda e Green Deal) o comunque riforme imponenti da attualizzare nei singoli Paesi. Lo strumento principale attraverso cui verrà elargito il 50% dei fondi sarà il Recovery and resilience facility, già spiegato dalla Von der Leyen in sede degli ultimi Consigli Ue, un piano di spesa che ogni Paese che chiederà il Recovery Fund dovrà presentare a Bruxelles con tutte gli specifici impegni cui si è pronti a sottoscrivere. L’altra metà dei 500 miliardi andrà in tre diversi canali riassunti così dal focus di TgCom24: «nuovi fondi di coesione, fondo per la transizione equa (che aiuta i Paesi più indietro con la transizione green) e programma “Invest EU”, che sostiene investimenti strategici e dà sostegno alla liquidità per le imprese».

LA LINEA ITALIANA

In merito alla posizione che l’Italia mantiene sul tema ieri ha parlato il Ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola, ribadendo la linea del Premier Conte già evidenziata a Macron, Von der Leyen e Merkel nei giorni scorsi: «La posizione del Governo italiano resta quella che abbiamo ribadito in queste settimane: sul Recovery Fund servono scelte ambiziose. Ci aspettiamo una proposta coraggiosa dalla Commissione UE, per salvare il mercato unico europeo e le sue catene di valore». La ripresa europea – conclude Amendola – «deve avvenire in un quadro strategico per le riforme da condividere con i cittadini europei. Per questo motivo abbiamo discusso anche del mandato della Conferenza sul Futuro dell’Europa per far ripartire i lavori preparatori tra Commissione, Consiglio UE e Parlamento».