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Per la Lega in Piemonte i sexy shop non sono negozi come gli altri: negato il bonus da 1500 euro

La Lega in Piemonte ha ottenuto l’esclusione dei sexy shop dai beneficiari del contributo regionale per i piccoli commercianti in crisi a causa dell’emergenza coronavirus. “Il blitz della Lega che ha escluso i sexy shop dai bonus regionali è un fatto grave”, ha commentato Sarah Disabato, consigliere regionale M5S.

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La Lega ancora una volta dà la priorità al perbenismo, invece di supportare la ripresa economica. Era già accaduto in Lombardia, dove aveva ostacolato le pubblicità per il turismo su app per incontri per questioni "morali". E accade ancora oggi, questa volta in Piemonte. Con un sub-emendamento del capogruppo nel Consiglio regionale del Piemonte, Alberto Preioni, il Carroccio fa escludere i sexy shop dal bonus da 1.500 euro previsto per i piccoli commercianti dal dl ‘Riparti Piemonte'.

Oggi in Consiglio regionale, dopo tre giorni consecutivi di lavori, si è cercato di chiudere, per approvare al più presto il provvedimento. Un'esclusione che "ci fa sorridere", ha ironizzato Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi. "Preioni non ha capito che non è obbligato ad acquistare da ogni esercente a cui si dà il bonus – ha aggiunto Grimaldi. – Siamo qui per offrire un sostegno a chi non chiede garanzie e paga le tasse in Piemonte, che venda toma, tappi di sughero, statuette di santi o mutandine commestibili. Prima gli artigiani piemontesi? La ferocia di Preioni è superata soltanto dalla sua profonda ipocrisia, capace di dare giudizi morali su tutti tranne che su se stesso. Spero davvero che quegli esercenti facciamo ricorso e lo citino in giudizio".

"Il blitz della Lega che ha escluso i sexy shop dai bonus regionali è un fatto grave", ha osservato Sarah Disabato, consigliere regionale M5S. "In questo modo si introducono presunti giudizi morali sulle attività d'impresa del Piemonte. Stiamo parlando di realtà che pagano le tasse e garantiscono posti di lavoro, al pari di molte altre. Gli imbarazzi, quasi adolescenziali, del leghista Preioni danno la misura di una maggioranza totalmente inadeguata a gestire la situazione", ha attaccato Disabato, accusando la giunta Cirio di fare "differenze tra lavoratori di serie A e di serie B".

La polemica sul tema era cominciata ieri. Molti piccoli commercianti e artigiani, in un primo tempo esclusi dai benefici per una svista, erano stati reinseriti su sollecitazione delle opposizioni. Formalmente però l'estensione del bonus è stata fatta per mezzo di un emendamento del centrodestra, a prima firma del presidente della I Commissione. Fra i cosiddetti Codici Ateco che indicano le diverse categorie, figurava anche quello relativo ai sexy shop. Quando la maggioranza si è accorta della presenza di questi esercizi tra i beneficiari, Preioni ha preso la parola per ottenerne la cancellazione.