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Banche: le italiane più a rischio. Conto corrente in pericolo

Le banche affronteranno mesi difficili per via della crisi economica innescata dal coronavirus. Ecco quelle più in difficoltà: meglio scappare via con i soldi?

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La crisi economica causata dal coronavirus, non solo in Italia ma in tutto il mondo, ha riportato in primo piano uno dei temi chiave nel nostro Paese, ossia quello della solidità e della sicurezza delle banche.

E' noto quanto sia importante il sistema bancario per l'attività economica di un Paese ed è proprio per questo motivo che si guarda con apprensione alle conseguenze che la crisi in atto potrà avere sugli istituti di credito.

Banche italiane a dura prova con la crisi economica. Quali rimedi?

Questi ultimi dovranno fare i conti con uno scenario macro che subirà un netto deterioramento nei mesi a venire, basti pensare che l'Italia quest'anno dovrebbe riportare una contrazione del PIL tra l'8% e il 10%, a seconda delle varie stime formulate.

Una prospettiva decisamente allarmante anche per le banche, visto che porta in primo piano la questione relativa alla capitalizzazione e alla liquidità.

Proprio per fronteggiare i problemi su questo versante, la BCE ha raccomandato alle banche la sospensione dei dividendi a valere sull'esercizio 2019.

Gli istituti di credito hanno deciso così di non procedere fino ad ottobre allo stacco cedola, al fine di trattenere utili che in questa fase diventano sempre più preziosi.

La crisi in atto infatti mette a dura prova la solidità delle banche italiane che, malgrado gli sforzi compiuti negli ultimi anni in termini di rafforzamento patrimoniale e di pulizia dei loro bilanci, sono comunque esposte al rischio legato proprio all'impatto del peggioramento economico in atto.

Banche italiane: sui conti correnti1.400 mld di euro. Cosa temere?

Legittima dunque la preoccupazione di milioni di italiani che proprio in un momento di crisi come quello attuale, si interrogano sulla solidità delle banche italiane.

Timori del resto ampiamente giustificati se si considera che il risparmio degli italiani ammonta a 4.200 miliardi di euro, di cui oltre 1.400 miliardi sono detenuti liquidi sui conti correnti.

E' importante sapere quindi che queste ingenti risorse finanziarie siano in buone mani e al sicuro, perchè se da una parte c'è il timore e l'ansia di difenderle dal rischio di una patrimoniale o di un prelievo forzoso, dall'altra bisogna fare attenzione anche all'istituto di credito al quale sono affidate.

Banche italiane solide, ma anche sono in difficoltà

Spesso ci si interroga su quali siano le banche più solide, in grado di affrontare venti sfavorevoli senza mettere in pericolo le posizioni dei loro clienti.

Al contempo però è altrettanto utile sapere quali sono le banche maggiormente in difficoltà in Italia, ossia quelle che hanno una minore solidità e che quindi espongono il cliente al rischio di perdere tutto in parte il suo patrimonio.

Prima di presentare l'elenco delle banche più in difficoltà, è bene evidenziare che nel complesso il sistema bancario italiano gode ancora di buona salute, malgrado le avversità che in parte si sono già materializzate nei conti del primo trimestre di quest'anno, anche se le stesse saranno avvertite maggiormente più avanti nel tempo.

Ci sono però degli istituti di credito in difficoltà, ai quali è bene fare attenzione, prendendo con decisione le distanze in alcuni casi.

Banche italiane più a rischio: lo studio di Altroconsumo

Sulla base dei dati disponibili a dicembre 2019, l'ufficio studi di Altroconsumo ha realizzato un'analisi delle banche più solide e di quelle più a rischio in Italia.

La classifica è stata stilata in base a due parametri di riferimento chiave: il Common Tier Equity 1 ratio (CET1) e il Total Capital Ratio.

Il primo esprime il rapporto tra il capitale ordinario versato e le attività ponderate per il rischi, mentre il Total Capital ratio esprime il rapporto tra il patrimonio di vigilanza complessivo e il valore delle attività ponderate.

Inutile dire che quanto più alti sono questi due indicatori tanto più la banca in questione è solida e viceversa.
Altroconsumo indica come livelli minimi per la sufficienza un CET1 ratio pari al 9% e un Total Capital Ratio del 12,5% e alle banche che rispettano questi limiti viene attribuito il punteggio di 100.

Banche italiane: l'elenco di quelle più in difficoltà

Dall'analisi realizzata a fine 2019 emerge che a rischiare più di altre sono due in particolare, avendo ottenuto un giudizio di una sola stella e un punteggio inferiore a 100.

Si tratta di CRU di Rovereto Bcc e di Banca Farmafactoring e quest'ultima peraltro è l'unica tra quelle quotate a Piazza Affari che compare nella lista degli istituti di credito più a rischio.

A queste si aggiungono altre banche che hanno ottenuto un giudizio pari a 1 stelle e un punteggio sopra 100 e si tratta di:

Banca di Credito Paolo Azzoaglio
Banca di Filottrano
Banca Don Rizzo
Banca Monte Pruno
Banca Patavina – CC di Sant’Elena e Piove di Sacco
Banca Valdichiana
Bcc Agrobresciano
Bcc Bergamo e valli
Bcc dell’Oglio e del Serio
Bcc di Ancona e Falconara Marittima
Bcc di Cagliari
Bcc di Castagneto Carducci
Bcc di Recanati e Colmurano
Bcc Valdostana - Crédit Coop. Valdôtaine
Bcc di Venezia, Padova e Rovigo – Banca Annia
BTL– Banca del territorio lombardo
CentroMarca Bcc di Treviso e Venezia
CR di Bra
CRU di Bolzano
Vival Banca
Bcc Montecatini Terme
Bientina S. Pietro in Vincio

Banche italiane: che fare se si è clienti di una di quelle a rischio?

Da evidenziare che lo stesso ufficio studi di Altroconsumo evidenzia che le due banche più in pericolo sono CRU di Rovereto e Banca Farmafactoring e ai clienti di entrambe il consiglio degli esperti è di cercare un altro istituto di credito in sostituzione di quello attuale.

Per le altre banche dell'elenco, il pericolo è meno incombente e non si parla necessariamente di un rischio fallimento delle stesse.

Altroconsumo suggerisce di limitarsi in questi casi ad avere un semplice conto corrente, senza sottoscrivere però azioni e obbligazioni della banca, da evitare al pari dei conti deposito vincolati, visto che questi strumenti espongono a rischi non indifferenti nel caso di questi istituti di credito.