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Foto di Federico Gambarini/Pool via Getty Images

Il Bayern è ancora superiore

La vittoria con il Borussia ha probabilmente deciso la Bundesliga.

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Certe cose non cambiano mai. Dopo settimane di pausa, nel clima surreale post-Covid 19, il Bayern Monaco è uscito ancora una volta vincitore dalla partita più importante della Bundesliga. L’andamento della gara, in realtà, ha messo a dura prova la tenuta della squadra di Flick, soprattutto a causa della tenacia del Borussia Dortmund (per cui questo è per il secondo anno di fila in cui le speranze per il titolo sfumano proprio nello scontro diretto). A questo punto il Bayern, con un vantaggio di sette punti sulla seconda in classifica, a sei giornate dalla fine, si avvia verso il suo ottavo titolo consecutivo – e, insomma, non è mai troppo tardi per chiedersi chi vuole seguire una competizione in cui vincono sempre gli stessi – prima delle partite impegnative con Leverkusen e Borussia Moenchengladbach, nelle prossime settimane.

 

Flick ha confermato il suo solito 4-2-3-1 con Neuer; Pavard, Boateng, Alaba, Davies; Goretzka al posto dell’infortunato Thiago Alcantara di fianco all’ormai rodatissimo Kimmich; davanti i soliti Gnabry, Thomas Muller, Coman e Lewandowski. Nel Borussia di Favre c’era maggiore incertezza alla vigilia ma alla fine è stata confermata la squadra scesa in campo nelle due partite precedenti. Dovendo fare a meno di Zagadou, Witsel, Can, Sancho e Reus, l’allenatore francese sta puntando con convinzione sul 3-4-3 utilizzato con continuità dalla fine del 2019, con Akanji e Piszczek ai lati di Hummels e la coppia di mediani Dahoud-Delaney, sugli esterni i soliti Guerreiro e Hakimi. In attacco, ai lati di Haaland,  Thorgan Hazard e Brandt, che in assenza di Sancho è diventato il vero regista offensivo della squadra.

 

Il Bayern pressa forte

Già dalla primissima azione della partita è stato evidente il tema che avrebbe caratterizzato buona parte del primo tempo: il Bayern inizia subito con un pressing forsennato sulla difesa del Dortmund, portando Lewandowski addosso a Hummels, Gnabry a schermare lo spazio tra Hakimi e Piszczek, Goretzka a seguire l’abbassamento di Delaney. Il Borussia, sebbene non sembri particolarmente a suo agio nella gestione di un pressing così intenso, sembra avere un piano preciso: sfruttare l’altezza del baricentro del Bayern per trovare spazi alle spalle della difesa.

 

Così, dopo neanche trenta secondi, Brandt raccoglie una sponda di Haaland su lancio di Burki, e di prima serve un filtrante preciso per Hazard, costringendo Neuer a uscire dai pali. Sugli sviluppi, Haaland si ritrovava a calciare sotto le gambe di Neuer da fuori area e se non fosse stato per Boateng appostato sulla riga di porta il BVB sarebbe passato in vantaggio.

 

Questo è stato il tema forte di tutta la prima parte della partita. Il Bayern è stato sempre intenzionato a uscire aggressivo per forzare degli errori nella circolazione, mentre il Borussia ha mantenuto un atteggiamento difensivo più attendista, con enfasi sul pressing solo dal centrocampo in giù, per scoprirsi il meno possibile. Senza palla, il 5-4-1 di Favre mirava ad un contenimento più oculato del centro, con Brandt e Hazard che coprivano la fascia e uno tre Delaney e Dahoud che uscivano a turno per coprire la palla sulla prima circolazione, insieme a Haaland. D’altra parte, senza Thiago Alcantare il Bayern non è sembrato particolarmente ispirato e nei minuti iniziali ha faticato a costruire occasioni, ma ha mantenuto una strategia chiara, cercando di occupare tutta l’ampiezza della trequarti e dando grande enfasi nella pressione, anche a costo di costringere i giocatori più arretrati alla gestione di spazi aperti contro avversari complicati come Haaland e Hazard.

 

Per rispondere al pressing del Bayern il Borussia ruotava come di consueto le posizioni dei propri giocatori, soprattutto sul centro sinistra: Brandt abbassava il suo raggio d’azione andando anche a defilarsi in fascia, mentre Guerreiro si spostava internamente. Lo sbocco preferito in fase offensiva dai gialloneri era però quello opposto,  dove però il Bayern aveva la coppia Alaba-Davies, due giocatori con un grande peso specifico nell’equilibrio e nella definizione dell’identità della loro squadra.

 

Alaba, pur occupando la posizione di centrale difensivo, si posizionava spesso più avanti rispetto a Boateng, non disdegnando addirittura qualche sovrapposizione in fascia, una risorsa importante per lo sviluppo del palleggio. Alphonso Davies invece è una vera e propria furia, capace di garantire superiorità numerica sia in conduzione che con movimenti senza palla perfettamente coordinati con Gnabry. Ma è proprio l’estrema offensività di Davies (che negli Usa veniva impiegato anche come esterno d’attacco) che poteva essere sfruttata dal Borussia per trovare spazio nella diagonale che va da lui ad Alaba, che è eccellente in quasi tutto ma sembra ancora soffrire qualche uno contro uno di troppo. Una piccola crepa che si incastra alla perfezione con la preminenza della catena di destra del Dortmund, composta da Hakimi e  Hazard, che si era dimostrato costante e pulito nelle combinazioni con l’esterno nel corso delle partite precedenti.

 

È proprio sulla fascia destra che il Dortmund riesce a impensierire la difesa bavarese a inizio partita, triangolando rapidamente e aggredendo le seconde palle, smarcandosi alle spalle della linea di pressione e giocando sul filo del fuorigioco, sempre con grande sincronia nei movimenti.

 

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Hakimi raccoglie un cambio di gioco e triangola con Hazard, attaccando lo spazio.
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Haaland vince un contrasto aereo con Davies, la palla finisce ad Hazard alle sue spalle, la sovrapposizione di Hakimi lascia spazio centrale al norvegese che può ricevere un filtrante da Hazard, ma Davies recupera in tempo.
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Brandt porta palla da sinistra verso destra e serve Hakimi, che è rapido a trovare lo smarcamento di Hazard alle spalle di Davies.

Con un po’ di precisione in più in fase di rifinitura probabilmente poteva essere il Borussia a sbloccare la partita, ma a permettere al Bayern di reggere l’urto sono state anche un paio di grandi letture di Goretzka, rapido a occupare lo spazio alle spalle di Davies, oltre all’insistenza di Gnabry nei raddoppi.

 

Alphonso Davies, inoltre, può sempre contare sulla sua straordinaria capacità di recupero su lunghe distanze: anche in questa partita i suoi ripiegamenti profondi, a velocità pazzesche, hanno fatto la differenza. In generale, c’è da dire che il Bayern sembra abituato a difendere dovendo recuperare da un posizionamento svantaggioso in campo aperto, e infatti diverse azioni del Borussia sono state spente sul nascere da un pronto rientro.

 

In fase offensiva però è stata la fascia opposta quella più prolifica per il Bayer, grazie alla grande prestazione di Kingsley Coman. Durante le fasi di attacco posizionale il Bayern cercava di distribuire in maniera simmetrica un giocatore per corridoio, formando una linea offensiva di almeno cinque uomini. Sul lato sinistro era spesso Davies a fornire ampiezza mentre Gnabry si accentrava; su quello destro venivano coinvolti Lewandowski e Muller, che si allargavano, con Pavard che rimaneva in protezione e Kimmich in appoggio.

 

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Lo scaglionamento del Bayern in attacco non portava magari ad attacchi rapidi, ma abbassava il blocco del Borussia, facilitando anche i compiti di riaggressione e allontanando dalla propria porta Haaland e compagni.

 

Per questo è stata una partita complicata  per Akanji e Guerreiro  nella gestione di Coman, che veniva servito anche in situazioni di intasamento, per sfruttare il suo spunto nell’uno contro uno. Così, nonostante la densità che il Borussia cercava di tenere, il Bayern è riuscito a trovare diverse ricezioni tra le linee proprio nel corridoio intermedio e sulla fascia di competenza di Coman.

 

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Quattro azioni sul centrodestra da parte del Bayern. Grazie a movimenti alternati, la difesa del Borussia è andata in affanno nella lettura delle situazioni. Nelle prime tre immagini si vedono i movimenti a supporto di Lewandoski e Muller. Nella quarta Coman protegge palla e serve Gnabry a 5 metri dalla porta, solo Piszczek sulla linea evita il gol. Nella quinta, grazie agli spazi del secondo tempo, Coman può ricevere sulla corsa in profondità e arrivare al cross.

 

Il Bayern è troppo più forte?

Il gol di Kimmich è arrivato un po’ a sorpresa, perché fino a quel momento nessuno dei due mediani del Bayern erano riusciti ad accompagnare l’azione offensiva (più avanti ci sarà anche un’altra occasione di Goretzka, a testimoniare la difficoltà di lettura di queste situazioni per il Borussia). Comprensibilmente, Flick ha dato compiti di equilibrio ai suoi due centrocampisti centrali, e sull’azione del gol a rimanere sorpreso è stato soprattutto Burki che è finito scavalcato dal cucchiaio delicato di Joshua Kimmich, dal limite dell’area.

 

Kimich si dimostra ancora una volta un giocatore con pochissimi eguali in attività: all’interno di una partita prevalentemente “di quantità”, in cui ha corso più di 13km agendo da comprimario anche nella creazione di occasioni, ha spezzato il risultato con un gesto tecnico di eleganza pura (conseguente, per altro, a un recupero palla in riaggressione), dopo aver notato con la coda dell’occhio l’errore di posizionamento di Burki.

 

La situazione di vantaggio ha premiato il Bayern che nel secondo tempo ha potuto tenere palla con una circolazione del pallone calma ma pungente, anche grazie agli spazi concessi tra le linee dal Borussia, che ha iniziato a scomporsi per aumentare l’intensità del pressing e ridurre il tempo dei possessi avversari.

 

Favre ha iniziato a cambiare la squadra già dal 46esimo, sostituendo un ottimo Brandt e un solido Delaney (sorprendente la sicurezza e l’efficacia con cui sta interpretando il ruolo) con Sancho ed Emre Can. Inizialmente l’assetto non cambia, ma dopo qualche minuto Sancho e Hazard si invertono di posizione e il Borussia inizia a provare soluzioni diverse sul pressing, a tratti sganciando Emre Can alle spalle di Haaland, formando una sorta di rombo; a tratti con Hazard più stretto e Guerreiro ancora più alto, quasi con una linea da quattro. Il pressing giallonero è stato però discontinuo e improduttivo.

 

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Il pressing più alto del Borussia nel secondo tempo ha mostrato l’intenzione di un cambio di ritmo che nei fatti non è mai avvenuto, poiché non è stato accompagnato da un’adeguata intensità.

 

Il Bayern ha gestito tranquillamente anche sotto pressione, riuscendo a bypassare la prima linea agilmente. Il Borussia è rimasto pericoloso soprattutto in situazioni di possesso consolidato, in cui è riuscito a muovere il pallone con più calma a ridosso dell’area del Bayern, pagando forse la scarsa vena di Haaland.

 

Il norvegese ha giocato una partita piuttosto inconcludente, tra appoggi sbagliati e poche ricezioni, anche se è stato sfortunato su una deviazione dubbia con il braccio di Boateng. Nel secondo tempo, dopo aver mostrato anche una certa indolenza nel pressing, viene sostituito con Reyna per l’assalto finale. Favre chiude la partita inserendo anche Witsel al posto di Dahoud e Gotze al posto di Piszczek per cercare di massimizzare il numero di giocatori deputati all’attacco dell’area.

 

Purtroppo per il Borussia, però, gli sforzi di triangolazione e i tiri da fuori di Dahoud non sono stati sufficienti per raggiungere il pareggio, e nel comprensibile calo generale degli ultimi minuti la calma glaciale e la classe del Bayern ha avuto il sopravvento.

 

In definitiva ha pagato il lavoro di Flick, oggi alla ventunesima vittoria in ventiquattro partite, che ha costruito una squadra imbattibile per le connazionali e potenzialmente tra le favorite della Champions (con tutte le premesse e attenuanti dovute all’emergenza in corso). A questo punto, il Meisterschale è nelle mani del Bayern, ed è difficile pensare che dopo questa cavalcata possano perdere i tanti punti accumulati. Certo, il livello delle big tedesche di quest’anno è abbastanza alto e sia Moenchengladbach che Leverkusen potrebbero riaprire i giochi. 

 

Altrimenti, la stagione del Borussia rischia di chiudersi con un retrogusto amaro, dopo l’eliminazione in Champions e questa sconfitta. Tutto sommato la sensazione è che i giocatori di Favre abbiano alzato sensibilmente l’asticella delle aspettative, oltre che la propria qualità. Ancora una volta è arrivato a un passo dal sovvertire l’ordine costituito, rappresentato dal solito insormontabile Bayern, ma continua a mancargli qualcosa. Difficile capire cosa.