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Il piano della von der leyen per l’emergenza prevede un fondo di 600-650 miliardi e...

IL "RECOVERY FUND" DELLA VON DER LEYEN PREVEDE UNA DOTAZIONE DI 600-650 MILIARDI, CON UNA PARTE DI PRESTITI E IL RESTO DI TRASFERIMENTI DIRETTI - PER L'ITALIA LE RISORSE DISPONIBILI DAL FONDO NEL 2020 NON SUPERERANNO I 10 MILIARDI: METÀ A FONDO PERDUTO, METÀ COME GARANZIE EUROPEE PER CHI RICAPITALIZZA IMPRESE "STRATEGICHE". IN AUTUNNO, FINITO IL BLOCCO SUI LICENZIAMENTI, ESAURITI I FONDI SPECIALI DI CASSA IN DEROGA E REDDITO DI EMERGENZA, LA PRESSIONE SULL'ITALIA SALIRÀ. E FINIREMO NELLE FAUCI DEL MES…


1 - RECOVERY FUND, ARRIVA IL PIANO EUROPEO

Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

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giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles

Stamattina presto Ursula von der Leyen farà distribuire per la prima volta ai capi di gabinetto un documento con la chiave di ripartizione dei fondi, per Paese e per settore.

Poco dopo la presidente della Commissione europea riunirà i suoi 26 fra vicepresidenti e commissari e mostrerà loro, anche qui per la prima volta, un secondo documento con ciò che tutti vogliono sapere di più: quanto vale in totale il pacchetto del Recovery Fund che oggi l' esecutivo di Bruxelles proporrà all' approvazione dei governi.

È il segreto che von der Leyen ha custodito più gelosamente, arrivando negli ultimi giorni a tagliar fuori dalle comunicazioni (quasi) tutte le capitali e la sua stessa squadra di Bruxelles. Non voleva né fughe di notizie, né le pressioni dai primi ministri che ne sarebbero seguite. La presidente tedesca della Commissione lunedì e ieri è arrivata a convocare i suoi commissari e vicepresidenti uno a uno, per conceder loro spicchi sempre limitati di luce sulle somme in gioco, sulla suddivisione fra trasferimenti di bilancio e prestiti, su come ripartire le risorse in Europa.

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ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 1

Per il resto von der Leyen è rimasta chiusa per giorni con due collaboratori portati con sé da Berlino nel suo ufficio all' ultimo piano di palazzo Berlaymont, dove si è fatta adibire anche un minuscolo appartamento. Di certo però con la cancelleria tedesca negli ultimi giorni ha scambiato impressioni e almeno fino a venerdì scorso stava lavorando a un pacchetto che dovrebbe valere fra 600 e 650 miliardi di euro.

Prestiti solo una minoranza, il resto trasferimenti diretti. Sarebbe razionale: l'accordo franco-tedesco della scorsa settimana prevedeva 500 miliardi di soli trasferimenti. Ma ai piani alti della Commissione si vuole proporre qualcosa di più, con un obiettivo preciso: far sì che l' accordo fra governi alla fine si avvicini molto a dove l' avevano indicato Parigi e Berlino.

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MARK RUTTE ANGELA MERKEL

Qualcosa nel negoziato successivo fra capitali - che durerà fino a luglio, forse fino a settembre - andrà infatti concesso alle resistenze di Olanda, Svezia, Danimarca e Austria (che comunque dovrebbero avere "rimborsi" sui loro contributi al bilancio Ue per 40 miliardi di euro totali in sette anni).

Di certo per l' Italia le risorse disponibili dal recovery fund nel 2020 non supereranno i dieci miliardi: metà somme a fondo perduto, metà come garanzie europee per chi ricapitalizza imprese "strategiche" di oltre 50 dipendenti. Dunque in autunno, finito il blocco sui licenziamenti, esauriti i fondi speciali di cassa in deroga e reddito di emergenza, la pressione sull' Italia salirà. Il governo non può più permettersi di rinunciare alla leggera ai 37 miliardi della linea di credito senza condizioni del fondo salvataggi Mes. Intanto ieri il presidente Sergio Mattarella ha telefonato al suo omologo tedesco Frank-Walter Steimeier e il premier Giuseppe Conte al suo omologo olandese Mark Rutte.

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mattarella conte

2 - ECCO LE CONDIZIONI UE PER IL RECOVERY FUND "SOLDI E PRESTITI SOLO A CHI FA VERE RIFORME"

Marco Bresolin per “la Stampa”

Alcuni le definiscono «condizioni». Per altri invece sono «incentivi». Al di là dei diversi punti di vista, una cosa è chiara: le risorse del Recovery Fund non saranno distribuite in maniera incondizionata. Per avere accesso alla propria quota, i governi dovranno presentare un «Piano nazionale per la ripresa e la resilienza» nel quale indicheranno le riforme e gli investimenti che intendono finanziare.

Se verranno giudicati in linea con le raccomandazioni della Commissione e con le priorità Ue, allora scatterà l' erogazione. Funzionerà così la «Recovery and resilience Facility», lo strumento che costituisce il cuore del Recovery Fund. Il maxi-piano per la ripresa sarà presentato oggi da Ursula von der Leyen e potrà mobilitare una somma potenzialmente superiore ai mille miliardi, anche se per raggiungere quell' obiettivo servirà il contributo degli investimenti privati (comunque spinti dai fondi Ue). La quota di soldi «freschi», raccolti dalla Commissione sui mercati attraverso il «Recovery Instrument», sarà infatti inferiore.

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frank walter steinmeier

Ma probabilmente superiore ai 500 miliardi chiesti da Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Con la differenza che non si tratterà unicamente di sovvenzioni a fondo perduto, ma anche di prestiti da rimborsare. Questo per andare incontro alle richieste dei quattro Paesi frugali: Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca. Con la proposta sul tavolo inizieranno ufficialmente i negoziati tra i 27 governi. Trovare un accordo non sarà affatto semplice.

Dimensioni del fondo e rapporto tra prestiti e sovvenzioni: è su questi due fronti che si sono concentrate le trattative dell' ultima ora. All' interno della Commissione c' è stato un forte pressing da parte dei commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton. I due hanno spinto per garantire almeno 500 miliardi di sussidi, come previsto dalla proposta franco-tedesca. Una somma alla quale poi aggiungere un' ulteriore quota di prestiti.

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ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 3

Nella tarda serata di ieri si respirava un cauto ottimismo, ma il via libera definitivo arriverà soltanto dopo il collegio dei commissari in agenda questa mattina alle 9. Tra le ipotesi per reperire le risorse c' è anche quella di ridurre il volume totale del bilancio 2021-2027 rispetto alla precedente proposta della Commissione (che fissava il budget all' 1,11% del Pil Ue). Per dare l' idea di quanto la situazione sia in evoluzione, Ursula von der Leyen avrebbe deciso anche di cambiare all' ultimo momento il nome del piano: la comunicazione presentata lunedì alla riunione dei capi di gabinetto si intitolava «Il momento dell' Europa - Uniti nella ripresa», ma oggi potrebbe diventare «Next Generation EU».

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MERKEL RUTTE

I TRE PILASTRI

L'intero piano è diviso in tre pilastri. La «Recovery and resilience Facility» rappresenta la parte più sostanziosa del primo, del quale fanno parte anche un programma per l' erogazione diretta di fondi (React-EU) a enti locali, ospedali e piccole-medie imprese, oltre che il fondo rurale e quello per la transizione ecologica. Il secondo pilastro è dedicato agli interventi per ricapitalizzare le imprese in difficoltà e agli investimenti, mentre il terzo riguarda il settore sanitario, la ricerca e la protezione civile. I criteri I fondi della «Facility» verranno ripartiti tra i Paesi in base a precisi criteri e distribuiti sotto forma di prestiti o sussidi.

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RUTTE KURZ MERKEL

Ma Bruxelles chiederà agli Stati di «rendere le proprie economie più resilienti e meglio preparate per il futuro». Una traccia dei possibili interventi utili a chiedere l' accesso i fondi può essere ricercata nelle raccomandazioni Ue pubblicate la scorsa settimana. Bruxelles - tra le altre cose - chiede a Roma di rafforzare il proprio sistema sanitario, ma anche di «migliorare l' efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione». La riforma della PA per semplificare la burocrazia potrebbe dunque essere un motivo valido per chiedere i fondi, così come la riforma del Fisco, dato che l' Ue chiede da sempre di mettere ordine nella giungla delle «tax expenditures».

BOND TRENTENNALI

Le obbligazioni emesse dalla Commissione avranno una durata molto lunga, fino a 30 anni. Per la restituzione dei prestiti ai mercati, l' esecutivo Ue propone tre diverse soluzioni: un aumento dei contributi degli Stati al bilancio comunitario, un taglio dei programmi Ue oppure nuove tasse riscosse a livello europeo. Tra le ipotesi ci sono un' estensione del sistema per lo scambio di emissioni, la Carbon Tax, la Web Tax e un' imposta sulle multinazionali. Tutte questioni altamente divisive.