Unione Europea, sentite cosa dice un professore della Bocconi
Oggi la mia attenzione è stata attratta da un articolo apparso su TGCOMLAB, sottotitolo “Protagonisti, aziende e idee dal mondo dell’economia”.
by Giancarlo MarcottiOggi la mia attenzione è stata attratta da un articolo apparso su TGCOMLAB, sottotitolo “Protagonisti, aziende e idee dal mondo dell’economia”. Insomma una rubrica all’interno di TGCOM24, ebbene voi sapete cos’è TGCOM24, è la testata giornalistica del gruppo Mediaset.
Nato come TGCOM ha avuto come direttori Enrico Mentana, e va beh, sapete tutti chi è, poi Emilio Carelli quel tipo molto sveglio che è andato con i Cinquestelle e poi Paolo Liguori, altro furbo.
Ora appunto diventato TGCOM24 è un canale televisivo all news diretto da Andrea Pucci e Paolo Liguori.
Comunque la mia curiosità viene attratta da un articolo, o meglio dal titolo di un articolo apparso stamane sul sito:
L'Italexit è possibile? Ecco perché all’Italia conviene restare in Europa
Con il sottotiolo: L'emergenza Covid-19 ha offerto un nuovo cavallo di battaglia a coloro che vorrebbero l'Italia fuori dall'Ue, ma tirando le somme, le perdite sarebbero superiori ai presunti vantaggi
Oh bene mi dico, vediamo perché all’Italia conviene stare in Europa, mi aspetto, visto anche il sottotiolo, che si mettano sulla bilancia i pro ed i contro, ed allora mi metto a leggerlo. Questo è l’inizio.
Fuori o dentro l’Europa? L’Italexit è uno scenario molto discusso, soprattutto in vista di una crisi economica post Covid-19 della quale vediamo solo i vaghi contorni. La popolazione, come la politica, si divide: c’è chi sostiene che l’Europa non abbia riservato all’Italia un trattamento di favore degno della situazione e chi, invece, sostiene che l’Unione sia l’unica scialuppa di salvataggio che ci permetterà di rimanere a galla. Se la certezza non esiste, è vero che i fatti sono un’importante linea guida per capire cosa convenga al nostro Paese. Rispondiamo con questo articolo alla richiesta di news on demand arrivata da un nostro lettore, Davide Marnati: "Volevo sapere i pro e i contro di una eventuale Italexit e cosa succederebbe al debito italiano".
L’articolo è diviso in paragrafi il primo si intitola: Sbagliato il confronto con la Gran Bretagna.
Per valutare rischi o eventuali vantaggi di un addio all’Unione Europea, bisogna tener conto degli scenari di medio-lungo termine per l’economia italiana. Tanto per iniziare, bisogna immaginare cosa vorrebbe dire un divorzio senza compromessi. Eh cosa vuol dire un divorzio senza compromessi non so non lo capiamo nemmeno noi, TgCom24 cosa vuol dire un divorzio senza compromessi, niente, TGCOM24 non lo spiega e prosegue Ne abbiamo parlato con Carlo Altomonte, professore associato di Politica economica europea all’Università Bocconi di Milano e autore del libro "L’Euro: una moneta, un’Europa (2002)".
Vabbé si affidano al solito esperto e citano un libro per fare un po’ di pubblicità, eh certo TGCOM24 ne ha bisogno di un po’ di Pubblicità comunque sentiamo cosa dice questo esperto il Professore della Bocconi ecco le sue prime parole:
Uscire dall’Unione vorrebbe dire perdere circa un anno e mezzo del Pil del nostro Paese
Perdere un anno e mezzo del Pil del nostro Paese? Ma cosa vuol dire? Cosa vuol dire perdere un anno e mezzo del Pil del nostro Paese? Vuol dire che per un anno e mezzo noi non produciamo più nulla? Zero? Cioè l’Italia scompare per un anno e mezzo? Carissimi ascoltatori io non voglio fare sarcasmo, ma veramente non riesco a capire. E’ la prima volta che sento un espressione del genere: perdere un anno e mezzo del nostro Pil. Il nostro Pil di circa 1.750 miliardi l’anno se noi uscissimo dall’Europa cosa perderemmo? 2.625 miliardi di euro? Ma come? Come li perderemmo? Forse voleva dire che perderemmo un punto e mezzo di Pil del nostro Paese e c’è stato un refuso. Boh forse ora il Professore della Bocconi magari si spiega bene e riusciamo così a capire, vediamo andiamo avanti a leggere.
Ne risentirebbe circa il 40 per cento delle nostre banche.
Ne risentirebbe circa il 40% delle nostre Banche?!?, ma che vuol dire? Che il restante 60% delle Banche non ne risentirebbe? Il Professore sembra veramente confuso ed annebbiato, Cosa vuol dire “Ne risentirebbe circa il 40% delle nostre Banche”, davvero non voglio fare ironia, forse un altro refuso, forse voleva dire che le nostre Banche perderebbero il 40%, ma il 40% di cosa? Della loro capitalizzazione? Del loro patrimonio? Della loro redditività? Di cosa? Di cosa?
Qui anziché spiegare il Professore fa ancora più casino. Vabbé dai andiamo avanti e sentiamo cosa dice ancora il Professore.
L’Europa, poi, è la zona più integrata al mondo per quanto riguarda il commercio internazionale. Non portare a casa un accordo vorrebbe dire sottostare a dei dazi probabilmente fatali per le aziende italiane che esportano all’estero.
I dazi??? Ma che dice??? Vengono per caso imposti dei dazi alla Svizzera, alla Norvegia? Ma sentite ancora
"Chi porta come esempio il caso della Gran Bretagna dovrebbe tener conto del fatto che uscirà dall’Unione Europea soltanto il 31 dicembre del 2020. Vabbé non è proprio così, ma sorvoliamo, ma poi aggiunge:
Non beneficia dei mezzi dell’Unione, ma si avvale delle regole del mercato interno. Ma cosa vuol dire??? Cosa vuol dire “Non beneficia dei mezzi dell’Unione, ma si avvale delle regole del mercato interno” il Professore è sempre più confuso, e quindi aggiunge:
Bisognerebbe aspettare l’effettiva uscita del Paese dall’Unione e non è detto che non continui ad avvalersi delle regole di commercio interne all’Europa". Ma certo ma non è che se uno esce dall’Unione europea smette di esistere, esiste e fa accordi commerciali con gli altri Paesi, è ovvio.
Secondo paragrafo dal titolo Il commercio interno
E l’Italia, che ha fatto dell’export il suo punto di forza, non ha potuto che guadagnare dalla libera circolazione delle merci. Dal 2008 le esportazioni sono state in costante aumento.
Certo che dal 2008 le esportazioni sono state in costante aumento, è stato distrutta la domanda interna dalle politiche di austerità imposteci dall’Europa ed alle nostre aziende non è rimasto che rivolgersi al mercato estero se voleva vendere i loro prodotti.
Nel 2017 più della metà erano dirette verso l’Unione europea, soprattutto verso Germania e Francia.
Ma certo!!! Cosa credeva che il 50% delle nostre esportazioni andassero verso la Malesia, è Ovvio, Francia e Germania sono qui a due passi, è più che scontato che siano partner commerciali primari.
Nel 2018 le nostre esportazioni hanno registrato ancora un incremento del 3%, ma per i paesi Extra Ue abbiamo registrato soltanto un +1,7%. È il libero commercio con il resto dell’Europa, insomma, a fare la differenza. Il mercato unico consente a merci, servizi e capitali di circolare liberamente. Non tutto funziona alla perfezione, ma gli stati membri beneficiano dell’accesso a un mercato molto vasto oltre che un’ampia platea di consumatori con una conseguente concorrenza più sostenuta tra le imprese.
Con i Paesi extra Ue le esportazioni sono cresciute meno proprio per la forza dell’euro e quindi per la nostra minor competitività sui mercati internazionali, è ovvio che all’interno dell’eurozona la competitività non è minata dalla moneta visto che si usa la stessa moneta. Ma che sciocchezze sta dicendo?
Dire addio significherebbe veder applicata al nostro Paese la politica di dazi per i partner commerciali Extra Ue.
Scusate ma sembra che l’eurozona sia un’autarchia assoluta, ma l’Unione europea a mia insaputa sta applicando dazi a tutti? Scusate ma all’interno dell’Unione europea per caso stiamo impedendo alle aziende straniere di entrare con i loro prodotti? Per caso mettiamo dazi a Google, Facebook, Amazon, AirBnb ecc. ecc. Ma non solo, stiamo per caso mettendo a mia insaputa dei dazi alla Nestlé, nota multinazionale svizzera, o alla Swatch altra azienda elvetica. Non capisco perché se noi uscissimo dall’Ue dovremmo essere subissati dai dazi dell’Ue. E se per assurdo accadesse, ma naturalmente potremmo mettere anche noi dazi sulle importazioni dall’Unione europea, anche l’Italia importa tante cose dagli altri Paesi dell’eurozona. Dove sarebbe il problema? Vediamo chi si stanca prima.
Prossimo paragrafo titolo che mi lascia di sasso Il falso mito della lira più forte – Sentite
Quindi, quali sarebbero le basi per promuovere un’uscita dell’Italia dall’Ue? La principale motivazione a sostegno della decisione sarebbe la svalutazione competitiva: la diminuzione del valore della moneta nazionale (in questo caso la lira) renderebbe più convenienti i nostri prodotti perché costerebbero meno di quelli stranieri. Questo dovrebbe favorire l’aumento della domanda e un calo delle importazioni.
Certo è banale lo capisce anche un idiota, è più che ovvio!!! Ma sentite cosa dice???
Non è esattamente così però: la globalizzazione ha cambiato le carte in tavola.
La globalizzazione ha cambiato le carte in tavola??? Ma che dice??? Ma che c’entra la globalizzazione!!! Se a me azienda italiana il mio prodotto espresso in valuta straniera viene ad essere più conveniente di un 30%, questo mi avvantaggia enormemente, se vendo allo stesso prezzo precedente la mia azienda guadagnerà il 30% in più, altrimenti posso abbassare il prezzo ed allora venderò una maggior quantità del mio prodotto, in ogni caso guadagnerò di più, questa è matematica, è logica!!! Non è un’opinione, e non c’entra nulla la globalizzazione!!! Qua si sono bevuti il cervello. Ma state a sentire ancora
In un periodo antecedente al commercio globale, il mercato si basava sulla vendita di beni finiti. Ora, invece, bisogna seguire la strada della Global Value Chains:
La Global Value Chains Ma che supercazzola è mai questa??? Ma sentite sentite …
i processi di produzione sono dislocati in vari paesi a seconda del grado di convenienza. La svalutazione della lira aumenterebbe la domanda di beni finiti mantenendo però immobili le esportazioni di beni intermedi.
La svalutazione della lira aumenterebbe la domanda di beni finiti mantenendo però immobili le esportazioni di beni intermedi? Ma sicuro che chi scrive queste cose stia bene, sono frasi che non hanno un senso compiuto, supercazzole appunto. E loro con queste supercazzole vorrebbero dimostrare che la svalutazione di una moneta non porta il Paese che adotta quella moneta ad avere una maggiore competitività. Ma io veramente mi chiedo se ci stanno prendendo in giro oppure se hanno davvero il cervello annebbiato.
Proseguiamo prossimo paragrafo Il debito pubblico –
I conti pubblici rappresentano un altro tema di discussione: c’è chi sostiene che il debito pubblico italiano sia un’arma impugnata dall’Europa contro il Paese per piegarlo alla politica decisa dalla cosiddetta “Unione dei ricchi”. In realtà, l’Italexit andrebbe a svantaggio dei detentori di titoli di Stato. I mercati finanziari guarderebbero con sospetto l’acquisto di Btp, facendo così aumentare i tassi d’interesse richiesti a copertura di un rischio maggiore. Sul debito, il professore Carlo Altomonte è molto chiaro.
Quindi qua rimettono le virgolette, quindi ora dovrebbero essere di nuovo le parole del Professore
Abbiamo un debito importante, ma abbiamo fatto delle scelte evitabili. Potevamo investire i tre miliardi impiegati per Alitalia nella costruzione di scuole, per esempio. Le nostre decisioni ci hanno portato a essere l’unico Paese che non si è mai ripreso dalla crisi del 2008: la Spagna è cresciuta del 13% dal 2014 a oggi ed è stata una delle nazioni più colpite.
Ma non ditemi che il professore della Bocconi non sa neppure che dal 2008 ad oggi la Spagna ha raddoppiato il proprio debito pubblico rispetto al Pil e forse quasi triplicato in termini assoluti, mentre il nostro debito pubblico è passato all’incirca dal 120 al 134% del Pil, la crescita della Spagna è tutta derivante dall’aver sforato enormemente tutti i parametri negli ultimi dodici anni. Ma questo davvero insegna alla Bocconi? Poveri studenti!
Prossimo paragrafo Coronavirus: gli aiuti senza l’Europa –
L’emergenza Covid-19 sembra aver offerto un nuovo cavallo di battaglia a coloro che vorrebbero l’Italia fuori dall’Unione Europea. Abbiamo chiesto al professore Carlo Altomonte se davvero gli stati membri con un Pil più alto tiranneggiano quelli più in difficoltà:
Ma anche il giornalista che fa la domanda, ma sono giornalisti? Cosa significa gli stati membri con un Pil più alto tiranneggiano quelli più in difficoltà, gli stati con un Pil superiore a quello italiano sono solo Germania e Francia, gli altri, in termini di Pil li surclassiamo, comunque sentiamo la risposta del Professore. Sentite la risposta del professore
Stiamo sopravvivendo grazie all’Europa
No dai per favore no, toglietegli la cattedra a questo qua, Stiamo sopravvivendo grazie all’Europa è un insulto insopportabile, ma mi faccio forza e vado avanti a leggere
con il Recovery Fund pagheremo al bilancio europeo molto meno di quanto riceveremo per risollevarci: parliamo di circa 80 miliardi per il nostro Paese. La Germania, invece, pagherà 100 miliardi per riceverne meno di 40.
Per fortuna che dice che non sono soldi a fondo perduto, almeno questo, ma non basta, sentite!
I tedeschi si stanno tassando per l’Europa. Non parlerei di posizione di svantaggio per l’Italia.
Capite i Tedeschi si stanno tassando per l’Europa!!! Ed in effetti con l’introduzione dell’euro la Germania è diventato povera continua a tassarsi a favore degli altri Paesi!!! No per favore lo ripeto togliete la cattedra a questo qua, poveri studenti quante sciocchezze sono costretti ad ascoltare da un professore del genere!
Prossimo paragrafo Questione di Pil? –
È vero che l’Europa conviene solo ai Paesi più ricchi? Non esattamente. Lo abbiamo chiesto all’economista Francesco Daveri, docente di Macroeconomics presso il programma Mba della Business School dell’Università Bocconi:
Ok cambiano professore, restano sempre alla Bocconi ma magari questo è meglio, sentiamo la sua risposta:
"Anche la Germania rifletterebbe due volte sulla possibilità di abbandonare l’Europa
Ma certo!!! Ma ci mancherebbe, certo che non vuole abbandonare l’Europa ci guadagna come non mai, sta distruggendo così tutti i suoi Paesi concorrenti, Italia in testa! Sentiamo ancora
Un marco tedesco forte potrebbe attirare investimenti interni, ma non faciliterebbe comunque le esportazioni. A quel punto bisogna augurarsi di uscire dall’Unione con un accordo, ma fuori da lì non c’è assistenza finanziaria. Bisogna trovare dei nuovi partner e questo significa guardare a Cina e Usa. Queste modifiche degli assetti avrebbero in ogni caso un impatto sulla politica nazionale".
Vabbé questo dice delle banalità, ma almeno è meglio di quell’altro.
Ultimo paragrafo Da soli davanti al problema immigrazione
È sul versante della gestione della crisi migratoria che gli euroscettici basano la maggior parte delle rimostranze contro l’Europa. In certi immaginari, abbandonare l’Unione vorrebbe dire completa libertà di chiudere le frontiere senza dover rispondere a un accordo tra stati membri. E poi, argomentano i sovranisti, l’Europa non ha davvero mai partecipato all’emergenza, complice la nostra posizione centrale nel Mediterraneo. Cosa succederebbe, quindi, se optassimo per l’Italexit?
E qua tornano ancora al primo Professore, sentiamolo per l’ultima volta
"L’immigrazione diventerebbe uno dei nostri problemi principali – spiega Altomonte -. Siamo la scialuppa di salvataggio di milioni di disperati. Uscire dall’Europa ci espone al rischio di una chiusura dei confini con gli altri stati membri. Tutta la pressione si scaricherebbe sul nostro Paese. Chiudere l’Italia non è un’opzione, perché vuol dire condannare a morte milioni di persone, ma non potremmo contare neppure più sull’Unione, che in quest’emergenza non è stata davvero presente, ma che è comunque un appoggio importante".
Un appoggio importante sul versante immigrazione???
Dai sono sfinito, non ho neppure più la forza di ribattere a questo qua.
Ah un’ultima cosa, da chi è firmato l’articolo? Lo leggiamo in fondo:
Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Gabriella Mazzeo
IULM sapete sta per Istituto Universitario di Lingue Moderne una Università milanese, ahimé se questi stanno facendo il master in giornalismo … veramente mi cadono le braccia, allora non possiamo neppure fare affidamento sui giovani, però, d’altronde se i maestri sono come il Prof. Altomonte poi i risultati sono questi.