Bonifici Unicredit, BNL e SanPaolo: ecco quando c’è il controllo del Fisco
by Melany AlteriL'Agenzia delle Entrate può accedere ai dati e ai movimenti bancari dei contribuenti qualora ci fosse la necessità di un'ulteriore verifica. Ma quando il Fisco effettua il controllo? Scopriamo insieme in quali casi.
Come già si discute dallo scorso anno, è ormai risaputo che l’Agenzia delle Entrate ha il diritto di accedere ai dati e ai movimenti bancari dei contribuenti, e può verificarlo tutte le volte necessarie. Ma quali versamenti, prelievi e/o bonifici bancari portano il Fisco ad effettuare il controllo?
Innanzitutto è bene dire che i controlli dei conti correnti, scattano quando ci sono già in corso degli accertamenti o quando si ha a che fare con un caso sospetto. Dunque l’Amministrazione Finanziaria non tiene di certo traccia di ogni versamento o bonifico effettuato/ricevuto.
I bonifici indirizzati ad una persona o quelli ricevuti, giungeranno al Fisco in quanto rientrano tra le movimentazioni bancarie che finiscono nel database AE. Esse vengono per giunta comunicate dalle banche stesse all’Anagrafe dei conti. I soggetti più a rischio, in questo caso, non sono i contribuenti che hanno effettuato il bonifico, ma coloro che lo ricevono.
Bonifici Bancari: come agire in caso di scambi in contanti?
La questione cambia se ti tratta di scambi di denaro contante. Questi non possono superare i 3mila euro. Se si effettuano versamenti di tale portata sul conto in banca, dunque, è necessario fare maggiore attenzione. Bisogna ricordare sempre che anche queste operazioni finiscono all’interno dell’Anagrafe dei conticorrenti, pertanto l’Agenzia delle Entrate può utilizzarle come mezzo di verifica. Successivamente il Fisco chiederà delle spiegazioni al cittadino che ha effettuato un versamento in denaro che non rispetta quanto denunciato nella dichiarazione dei redditi.
Qualora l’utente non sapesse rispondere, dopo un’attenta verifica, verranno accreditate delle sanzioni. L’Amministrazione Finanziaria potrà addirittura inviare un avviso di accertamento, senza neanche chiedere spiegazioni.
L’unico mezzo di difesa, in questo caso, consiste nel ricorso al giudice, dove il contribuente avrà modo di dimostrare che quei redditi sono stati già tassati alla fonte oppure sono esenti dalle tasse.