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Board BCE, ecco le possibili nuove decisioni del 4 giugno per salvare l’Eurozona

Nuovi stimoli monetari nei radar di Francoforte e possibile anche una prima risposta ufficiosa alla Corte Costituzionale tedesca sul QE. Serve agire per sostenere l'economia dell'Eurozona.

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Il board del 4 giugno sarà il primo che la BCE terrà dopo la sentenza della Corte Costituzionale tedesca, la quale il 5 maggio scorso ha assegnato 90 giorni di tempo all’istituto per chiarire come stia perseguendo il principio di proporzionalità nella conduzione degli acquisti di assets con il “quantitative easing”. In assenza di risposta o in presenza di una risposta non convincente, alla Bundesbank verrebbe fatto divieto di proseguire la sua partecipazione al programma monetario di Francoforte. Sarà interessante capire se il governatore Christine Lagarde, avvocato di diritto internazionale, approfitterà dell’occasione per fornire una risposta semi-ufficiale a Karlsruhe, nel corso della conferenza stampa post-board.

La sentenza tedesca contro la BCE è una bomba lanciata contro l’euro

In questi ultimi giorni, l’indirizzo della BCE sembra orientato decisamente verso un potenziamento degli stimoli monetari. Da ultima, è stata la consigliera esecutiva Isabel Schnabel, membro tedesco del board, a parlare della possibilità di un loro rafforzamento nel caso in cui l’outlook economico peggiorasse. Prima ancora ci aveva pensato il capo-economista Philip Lane a far capire che l’istituto appaia intenzionato ad agire di nuovo. E di solito, questa figura anticipa la linea di Francoforte delle settimane successive.

Verso più acquisti con il PEPP

E’ stato interessante quanto dichiarato da Lane in un’intervista all’Institute of International Finance. Egli ha spiegato che l’aumento dei rendimenti sovrani in alcuni stati dell’area rischia di impattare negativamente sui sistemi bancari e ha notato come sarebbe praticamente scontata una raffica di declassamenti dei rating sovrani e corporate, a causa dell’indebolimento delle economie. Ciò porterebbe alla discesa di alcuni bond nell’area “non investment grade”, che risulta anche essere poco liquida sul mercato secondario.

Al contempo, ha chiarito che anche per il PEPP gli acquisti sono principalmente ancorati al “capital key”, ma da questa regola possono deviare significativamente.

Sulla base di queste dichiarazioni, ci sentiamo di affermare che tra due giovedì la BCE potenzierà gli stimoli monetari. Come? Le soluzioni potrebbero essere diverse e concomitanti. Per prima cosa, probabile un aumento degli acquisti condotti con il PEPP, il piano di emergenza anti-Coronavirus, fissato a marzo in 750 miliardi di euro entro l’anno. Trattandosi di una risposta legata alla pandemia e anche per evitare ulteriori frizioni giuridiche con la Germania in questa fase, sarebbe più sensato che ad essere irrobustito sia questo programma e non il QE. Di quanto? Le aspettative sono di 500 miliardi, una cifra che consentirebbe alla BCE di assorbire in toto le emissioni nette di titoli di stato nell’area, consentendo ai governi di combattere la crisi con soluzioni fiscali appropriate e senza doversi preoccupare dei costi.

Perché la BCE aumenterà il PEPP dopo la sentenza tedesca per difendere i BTp

Spazio anche per i titoli “spazzatura”

Sempre restando al PEPP, Francoforte potrebbe segnalare una soluzione di più ampio respiro, un sostegno all’Eurozona anche dopo la fine dell’emergenza, attraverso il reinvestimento dei bond a bilancio, un po’ come già avviene con il QE. Quasi certamente, se ciò accadesse, nel comunicato del board verrebbe fissato il periodo di durata di tali reinvestimenti, così da non alimentare eccessivi dubbi dei tedeschi. Ma le parole di Lane tradiscono l’intenzione dell’istituto di comprare anche bond con rating “junk”, i cosiddetti “angeli caduti”. Si tratterebbe delle obbligazioni di stato e corporate declassate sotto il livello minimo di “investment grade” a causa della crisi in corso.

Già con la riunione straordinaria di aprile fu deciso che la BCE accetta come collaterale i titoli declassati fino al rating “BB” e fino al settembre 2021, purché avessero rating “investment grade” fino al 7 aprile scorso. Adesso, verrebbe compiuto un ulteriore passo per 1) ampliare il portafoglio degli acquisti senza acuire i problemi di carenza di offerta per titoli come i Bund e 2) per offrire sostegno a quegli emittenti pubblici e privati, tra cui l’Italia, che scendendo in area “junk” rischierebbero di trovarsi tagliati fuori dai mercati finanziari.

BCE verso gli acquisti di “junk” bond. E dovremmo avere paura

Infine, la BCE inserirebbe i bond eventualmente emessi dalla UE o da un qualche organismo di diritto comunitario tra gli asset acquistabili, così da giocare di sponda con il “Recovery Fund”, il fondo proposto da Francia e Germania e allo studio della Commissione europea. Dovrebbe dotarsi di almeno 500 miliardi di euro di risorse da destinare ai governi per combattere la crisi e, per quanto sia tutt’altro che una certezza, queste arriverebbero da emissioni di debito in comune, cioè attraverso obbligazioni sovranazionali garantite da tutti gli stati comunitari. A questa soluzione, tuttavia, si oppongono membri dell’euro come Olanda e Austria, nonché partner comunitari esterni all’euro, come Danimarca e Svezia.

giuseppe.timpone@investireoggi.it