Bozzo: “Streaming e spettacoli all’aperto, così quest’estate sopravviverà lo Zelig”
Il direttore artistico del cabaret di viale Monza: «Con le regole attuali rischiamo di non riaprire». Il 30 maggio lo show Covid Edition online: «Avrebbe dovuto esserci anche John Peter Sloan: che tristezza la sua morte, era un entusiasta della vita»
by Adriana MarmiroliÈ un’altalena di forti emozioni quella che ci racconta Giancarlo Bozzo. Lui è il direttore artistico dello Zelig, coinvolto a vario livello creativo e organizzativo in tutte le attività che alla factory omonima fanno capo (programmi, laboratori comici, rete tv...). Lo avevamo raggiunto per raccogliere un suo commento sulla riapertura di cinema e teatri il 15 giugno e qualche indicazione sugli eventi in streaming che, sempre sotto l’egida Zelig, stava preparando: la diretta del 28 maggio (ore 14.30) che terrà insieme a Leonardo Manera sulla pagina Facebook della Civica Scuola di Cinema e la maratona «Zelig Covid Edition» del 30 maggio, altra diretta (www.natlive.it, dalle ore 18) pensata per la raccolta di fondi a favore della gente di spettacolo.
Insomma la Fase2 pareva iniziata sotto buoni auspici e rinnovata progettualità dopo un periodo non facile: il Covid era un pericolo (superato) che – ci aveva spiegato – aveva bussato forte alla porta di casa sua. Poi la notizia inattesa e improvvisa della morte di John Peter Sloan ha causato una grande tristezza.
«Lo avevo contattato – ci ha detto – proprio per partecipare a “Zelig Covid Edition”. Era un uomo davvero simpatico, un entusiasta della vita e dei rapporti umani. Dal punto di vista artistico ha inventato questo modo di insegnare in allegria la lingua inglese, che farebbe tanto bene alla scuola italiana... Ci mancherà moltissimo. Anzi ci manca già da adesso».
Bisio e Incontrada che tornano a condurre insieme come ai bei tempi di Zelig su Canale 5, centinaia di persone coinvolte, tutti gli storici nomi di Zelig presenti con una comparsata: perché “Zelig Covid Edition”?
«Sentiamo la responsabilità di accendere una luce su quel mondo dimenticato che non sono gli artisti di “prima fila” ma i tecnici che lavorano dietro le quinte e i giovani che stanno iniziando: nessuno ha pensato a loro. Anche se con il ministro Franceschini, che è una brava persona, un dialogo è iniziato».
L’altra notizia è che il 15 giugno potranno – a norma di DPCM – riaprire i teatri. E quindi anche lo Zelig di viale Monza. La sua prima reazione a questa notizia?
«Riapriamo, ma per chi? Lo Zelig ha 150 posti. Distanziando, resta difficile pensare a una sala con 40 spettatori. E poi che fai: aumenti il costo dei biglietti, oppure paghi 30 euro chi sale sul palco? Non possiamo neppure riaprire il bar, che pure produceva un introito importante. E ancora: arriva l’estate e dopo mesi in casa chi vuoi che vada a chiudersi in una sala? Chi si fida a farlo oggi?».
In generale, comunque, come vede questo 15 giugno?
«L’idea di aprire è positiva, ma non si risolve così. Tutto dipende da come evolverà la pandemia a Milano e in Lombardia e dalle norme che per allora imporrà il comitato tecnico-scientifico. Con queste rischiamo di non aprire per mancanza di guadagni».
I teatri in generale saranno costretti a rivedere la programmazione, rinunciando agli spettacoli con compagnie numerose. Non vi considerate fortunati a non dover invece snaturare la vostra programmazione?
«Certo, lo stand up – solo in scena – è di casa da noi. Oppure si potrebbero pensare dei talk comici da seduti. Tuttavia per ora penso sia meglio dedicarsi a uno show come «Zelig Covid Edition»: tanti artisti e la possibilità di portare alla gente qualche sorriso e un po’ di leggerezza. Ce n’è proprio bisogno».
In questi mesi sono state molte le iniziative in streaming di teatri e di singoli artisti. Cosa ne pensa?
«Lo streaming è una di quelle cose che stiamo studiando per la nostra sopravvivenza futura. Fino a quando non saremo certi di riaprire in termini normali, dobbiamo pensarlo come un modo alternativo e agile per continuare a lavorare e arrivare al pubblico. E alle aziende».
Aziende?
«Erano molte le convention a cui partecipavamo. Ora che non si possono più fare, restano le richieste. Lo streaming può essere la risposta. Noi siamo in grado di realizzare show di questo tipo curando non solo la presenza degli artisti ma tutti gli asset produttivi, dalla regia alla location: lo Zelig così tornerebbe a vivere per alcune ore al giorno».
È quasi estate: non pensa alla possibilità di allargare la piccola platea dello Zelig a una piazza?
«Stiamo pensando a spettacoli da fare all’aperto. Un paio di proposte le abbiamo anche fatte al Comune di Milano. E altre le siamo pensando con l’Anteo. Troppo presto per entrare nei dettagli, persino per essere certi che si faranno. Ma anche qui: sono attività che non producono guadagni (o almeno non più di tanto). Le realizzi perché devi, perché il pubblico riprenda a non avere paura a uscire. Questo stallo non è solo di Zelig, è di tutti. Per questo le politiche governative di sostegno devono essere concertate e condivise, per avere domani quelle certezze che oggi mancano».