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Luigi Garlando (foto concessa)
Dialogo con gli scrittori

"Va all'Inferno, Dante!", il nuovo libro di Luigi Garlando

Il Sommo Poeta a spasso per i nostri tempi

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Cosa succederebbe se Dante Alighieri tornasse a vivere nei nostri tempi? Magari, lo vedremmo cimentarsi con il rap, diventare un campione di videogame e conquistare ragazze a forza di endecasillabi! Così accade nel nuovo libro del giornalista Luigi Garlando Va all'Inferno, Dante! (Rizzoli, 2020, pp. 500, anche e-book), libro per ragazzi ma adatto veramente a ogni età.

Ma andiamo per ordine e cominciamo dalla trama: in una sontuosa villa del Cinquecento vive Vasco Guidobaldi, quindicenne di ottima famiglia e di pessimo carattere. Vasco è, infatti, il classico bullo che si diverte a tiranneggiare professori, compagni e famigliari. Della scuola non gli interessa nulla salvo, però, essere imbattibile a Fortnite. Il suo progetto allora è diventare un gamer professionista e aumentare la sua già nutrita schiera di followers.

Un giorno, a sorpresa, viene battuto nel suo gioco preferito da un avversario che si fa chiamare Dante, che indossa il classico copricapo del Poeta e che soprattutto lo apostrofa via chat in rima con un beffardo "Oh Guidobaldi, becca Montaperti! Or mi conoscerai, vil ghibellino. Ben ti convien tenere gli occhi aperti". Vasco rimane spiazzato ma è ben deciso a vendicarsi del suo misterioso sbeffeggiatore. Non sa ancora che lo aspetta la più esaltante e rivoluzionaria sfida della sua vita perché l'Alighieri è tornato sulla Terra proprio per lui, come ci conferma l'autore del libro, Luigi Garlando:

"Eh, sì, il ritorno di Dante è legato a una richiesta della madre del ragazzo. La donna è morta e chiede al Poeta di tornare sulla Terra per aiutare suo figlio a uscire dalla 'selva oscura' in cui si trova sperduto. La perdita della madre, infatti, gli ha causato un dolore enorme che Vasco tramuta in odio, rabbia, ribellione".

Vasco però si trova di fronte a un Dante aggiornato ai tempi moderni…

"Certo perché il Poeta si immerge totalmente nella modernità. Diventa tifoso della Fiorentina, si innamora delle scale mobili, si appassiona del rap che gli permette di continuare a parlare in versi con la musica. Al di là degli aspetti comici, però, Dante porta a Vasco anche la profondità del suo pensiero".

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La copertina del libro

In che modo?

"Per esempio, Dante cerca di educare Vasco al valore del sentimento d’amore, cerca di spiegare l’amore cortese come fa nella Divina Commedia quando racconta l'episodio di Paolo e Francesca. Insomma, è un Dante rinnovato, ma che non ha dimenticato le sue idee e il pensiero che lo animava nel Trecento".

Ma Dante può ancora parlare ai ragazzi di oggi?

"Sì, 'parla' soprattutto ai ragazzi a scuola, magari i giovani fanno fatica a capirlo perché lo vedono solo come un autore da studiare, però il Sommo Poeta ha tutte le carte in regola per coivolgere. Era un grande appassionato della vita, per esempio, come lo sono tutti i ragazzi. Era un uomo dalle passioni forti tanto da andare in guerra per sostenere le proprie idee politiche e l'adolescenza è l'età delle passioni accese, vitali. Era un uomo che credeva nelle utopie. E poi era un poeta, parlava in versi come fanno oggi molti ragazzi con il rap! C'è quindi una musicalità nelle rime di Dante che i giovani odierni possono riconoscere. E poi il Poeta ha narrato come nessuno l’amore ideale, l’amore per Beatrice, di cui si è innamorato dopo averla vista due sole volte nella vita. Insomma, un amore mai consumato, ma che gli adolescenti possono comprendere più degli adulti".

Prima lei ha parlato di passioni forti. Spesso si definisce la nostra epoca come quella delle "passioni tristi" anche fra i giovani…

"E anche in questo Dante può suggerire una nuova strada. A Vasco dice appunto di appassionarsi alle cose, di trovare delle passioni e seguirle. Quando lo incontra, il giovane è innamorato di una ragazza ma non trova il coraggio di parlarle. E Dante riesce a spronarlo ad agire".

Ma un Dante rapper e gamer non rischia di apparire un tradimento del vero Dante, quello della Divina Commedia?

"Vittorio Sermonti sosteneva che è sbagliato ogni sforzo per attualizzare Dante perché Dante è attuale. Il suo pensiero, insomma, è universale e travalica le epoche. Allo stesso modo i dantisti ritengono che non debba essere il Poeta a venire incontro a noi, ma noi ad andare verso di lui. Quindi sicuramente c’è il rischio che i puristi non apprezzino il libro, però credo che valesse la pena fare incontrare i giovani d’oggi e il Poeta e scoprire cosa poteva scaturire da questo incontro. Anche perché, a mio parere, Dante ai suoi tempi era più vicino a un giovane scapestrato che a un professore universitario o a un intellettuale. Non a caso scriveva in volgare italiano e non in latino che era la lingua dei dotti".

Una lingua, quella di Dante, che lei ha cercato di ricreare nel libro, una sfida non da poco, vero?

"Sì, una bella sfida anche perché il libro è di ben 500 pagine e Dante parla sempre in rima, usando solo terzine. Alla fine, ne ho dovute inventare ben 800!".