Michele Lanzinger del MUSE di Trento: “Laboratori all’aperto per la riapertura del museo”
Intervista a Michele Lanzinger, direttore del MUSE – Museo delle Scienze di Trento, che riaprirà il prossimo 2 giugno. “Laboratori all’aperto per piccoli gruppi, maggiore partecipazione dei visitatori. Così apriremo ai visitatori in sicurezza”. E sulle prospettive future: “Puntiamo a produrre contenuti didattici di qualità per le scuole”.
by Massimiliano VirgilioTra le pieghe del racconto di musei e istituzioni culturali di questi mesi, si nascondono alcune realtà meno raccontate di altre – è il caso del MUSE, il Museo delle Scienze di Trento – che prima dell'arrivo del Coronavirus avevano raggiunto risultati considerevoli. Non solo rispetto al parametro delle presenze (risultato rispetto a cui il MUSE aveva comunque raggiunto il lunsinghiero mezzo milione di presenze, ancor di più se confrontato a quello di altri musei delle scienze, ben più finanziati), ma soprattutto per quanto riguarda la capacità di farsi attore di un territorio, integrandosi ad esso e diventando un anello insostituibile di quell'economia del territorio, senza dimenticare il proprio ruolo sociale all'interno di una comunità. Proprio a partire da quest'ultima, rispetto alle complessità che la crisi sanitaria da Covid-19, che si è incentrato il discorso con Michele Lanzinger, geologo, direttore del museo nella provincia autonoma di Trento dal 2013.
Su quali attività, come MUSE, avete puntato durante il lockdown?
Come tanti altri musei italiani, abbiamo approfittato della chiusura forzata per implementare la nostra "second life", cioè per attrezzarci con un palinsesto di iniziative on line. È stato un esperimento interessante, soprattutto per quanto riguarda le interazioni con quei ricercatori che hanno consentito esplorazioni e focus su aspetti scientifici, in relazione al museo, del tutto inediti. Insomma, non si è trattato di un mero e improbabile trasferimento di attività dal vivo all'online, ma di una nuova attività che ci ha consentito di implementare il nostro rapporto con la community del nostro museo.
Resta, tuttavia, il problema di come tornare a intercettare la comunità di persone, oltre quella virtuale, con la riapertura del prossimo 2 giugno?
Un museo è il luogo per definizione di incontro di una comunità, quella è la dimensione principale del nostro agire. Ovviamente si tratta di ripensare il patrimonio culturale al di là della destinazione turistica. Quello del tema e della relazione tra community e comunità è, tuttavia, un tema che ritengo interessante e strategico in futuro.
In che modo?
Per un verso sarà di fondamentale importanza ripartire secondo i dettami di una ritrovata funzione sociale e partecipativa dei musei, partendo dal presupposto che la nostra realtà è a forte vocazione territoriale, quindi è un luogo dove recarsi ben più d'una volta nella vita. In questo, pur sapendo che le 1500 presenze giornaliere precedenti alla chiusura non torneranno per un bel po', giocherà un ruolo fondamentale la comunità. In secondo luogo, bisogna allargare la propria dimensione territoriale attraverso la community on line, che può essere molto più vasta e farci arrivare a persone che altrimenti non avremmo mai intercettato qui.
Qual è il modello di museo scientifico a cui si è ispirato e che intende traghettare in futuro?
Un museo che usa un tono garbato nel porsi ai visitatori, suscitando domande e che guardi a chi ha pagato un biglietto d'ingresso non come un vaso da riempire di nozioni e conoscenze, ma come un protagonista attivo nella relazione con ricercatori scientifici in grado di mettere a disposizione degli altri le proprie competenze.
In pratica, come metterà in atto questo tipo di museo in futuro?
C'è un duplice futuro a cui guardare. Il primo è quello immediato, che si spalanca davanti a noi con la riapertura della prossima settimana. In cui riapriremo seguendo scrupolosamente le linee guida del Governo, incentivando le attività all'aperto per piccoli gruppi, di carattere laboratoriale, dove sarà possibile manipolare reperti naturalistici (opportunamente sanificati) e produrre mascherine artigianali.
E nel futuro più lontano?
Una delle complessità che dovremo affrontare, con la ripresa del prossimo anno didattico, sarà l'assenza dei viaggi scolastici che rappresentavano un importante serbatoio di presenze e contatti. In tal senso, puntiamo a ridefinire l'offerta del museo on sight in relazione a quella on line, per cui produrremo materiali educativi specifici di qualità. Per quelli bisognerà prevedere anche una tariffa, perché è ovvio che andrà individuata una dimensione di sostenibilità economica.