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Monumento alla fantasia
Milano, Stazione di servizio Agip di Piazzale Accursio. Progetto per l'ENI di Enrico Mattei dell'architetto Mario Bacciocchi (1951.1953)
by Antonio AzzanoLa licenza edilizia risale al 29 febbraio 1952. Costruttore SILES, Società Italiana Lavori Edili e Strade. Direzione lavori Camillo Bianchi. Collaudatore opere in c.a. Washington Giussani. Collaudo 3 dicembre 1952
Milano, inizio degli anni Cinquanta: periodo di intensa attività e creatività che consegnerà alla storia alcune delle immagini simbolo della ripresa economica del dopoguerra.
L’ENI, Ente Nazionale Idrocarburi è guidato da Enrico Mattei. L’incarico di progettazione della stazione di servizio e distribuzione di carburanti AGIP, con soprastanti uffici, è affidato all’architetto Mario Bacciocchi, professionista affermato e già impegnato nella realizzazione del Centro Direzionale ENI a San Donato Milanese.
Percorrendo viale Certosa in direzione nord, all’altezza di piazzale Accursio – sul cui rondò sino a pochi anni fa si affacciava la filiale dell’Alfa Romeo – si trova questo interessantissimo edificio dall’immagine fortemente plastica ed inusuale nell’anonimo contesto edilizio.
Si tratta di una stazione di servizio carburanti AGIP rimasta in attività sino alla metà degli anni Ottanta, quando l’edificio è stato riconvertito con l’attività di un gommista. La particolarità del lotto a V determinata dalla convergenza sul piazzale degli assi stradali Certosa ed Espinasse ha condizionato il progetto che l’architetto Mario Bacciocchi ha risolto con un edificio esemplare, la cui architettura ben esprime l’immagine dinamica dell’industria dei trasporti e il mondo dei motori al quale con fiducia ed aspirazione si guardava all’inizio degli anni Cinquanta.
Dominano l’edificio e ne determinano l’immagine fortemente plastica la rotondità della testata, i poderosi sbalzi delle pensiline, lo svuotamento dei volumi alle testate dei due piani, i diffusi elementi di dettaglio con cui sono risolti angoli, sempre arrotondati, cornici e mensole. Tutto concorre alla definizione di un’architettura tanto perfettamente rispondente alla funzione quanto innovativa nel linguaggio. Osservando l’edificio non c’è punto di vista che non metta in evidenza l’originalità del progetto; sembra di essere di fronte alla tolda di una nave, ma le pensiline sono “ali” di un aviogetto, e tornano alla mente le linee fluenti della carrozzeria di una automobile degli anni Cinquanta.
Siamo in quegli anni e questa architettura ne rappresenta lo spirito come nessun’altra. L’edificio presenta un piano completamente interrato a cantina e due piani fuori terra: uno prettamente commerciale con la stazione di servizio, l’altro al primo piano, con un gruppo di uffici e l’abitazione del gestore, spazi in verità mai occupati. La copertura a terrazzo, impermeabilizzato con asfalto, non è mai stata praticabile per l’assenza di ringhiere di protezione. La struttura portante è in cemento armato, con muratura di tamponamento in laterizio a doppio tavolato. Anche la gronda è in cemento armato: lo sbalzo della pensilina sul piano terra, già considerevole ai lati (m 7) diviene di ben 14 metri in testa. Il fabbricato ha fronti simmetriche di quasi 40 metri su viale Certosa e via Espinasse; al primo piano la pensilina è replicata con luce di 3 metri ai lati ed uno sbalzo massimo di quasi 9 metri verso la testata. Facciate e sottogronda sono rivestite in piastrelline di gres vetrificato, esteso anche ai pavimenti del piano terra.
Ancora in buono stato di conservazione, il notevole edificio di Bacciocchi, del tutto ignorato dalla letteratura non solo specifica, merita ogni attenzione per la sua salvaguardia e valorizzazione. Con la direzione dei lavori dell’ingegnere Camillo Bianchi è avviata nel 1952 la costruzione dell’edificio, affidata all’impresa SILES. Le opere sono ultimate l’anno successivo con il completamento delle attrezzature di servizio. La fase di esame presso gli Uffici del Comune passò attraverso la notifica alla proprietà del contrasto del progetto sia con il Piano Regolatore vigente che con il nuovo strumento urbanistico in corso di approvazione. Motivi di difformità erano individuati nell’eccessiva sporgenza della pensilina e nella previsione di determinare ampie murature cieche e “nude” con gli edifici confinanti verso il lotto a nord, in conseguenza della notevole altezza di questi rispetto ai due soli piani della stazione di servizio.
Il progetto, respinto per la “grave eccezione di carattere urbanistico”, fu ripresentato con la variante che prevedeva la sistemazione richiesta della muratura esistente a confine. La Commissione Edilizia chiamata ad esprimersi in merito dette parere favorevole, senza dar seguito alla formulazione dell’ingegnere Capo dell’Ufficio Tecnico del Comune che intendeva impegnare la società AGIP alla sistemazione a confine della muratura dell’edificio che avrebbe potuto essere costruito in futuro accanto a quello esistente. In merito l’AGIP si impegnò a risolvere “in maniera adeguata al decoro” il limite della stazione in progetto verso l’edificio esistente a confine della proprietà, costruendo “a proprie spese un muro staticamente autonomo e di carattere architettonico”. Sul lato opposto, verso viale Certosa, la previsione di una contenuta alberatura dalla quale si innalzava svettante un pennone a quattro aste con il marchio della società. Del progetto realizzato faceva parte un locale lavaggio delle automobili, una sala di attesa con bar, una officina elettrauto oltre all’abitazione e agli uffici cui era destinato il piano primo.
“Monumento alla fantasia”. Rimasta in attività sino alla metà degli anni Ottanta, la stazione di servizio nel 2015 è stata ceduta a una società per diventare il nuovo showroom del lusso firmato Lapo Elkann. Dopo anni di abbandono, quel che resta è una struttura dimenticata e imbratta dai vandali. Lapo Elkann ha deciso di farne un hub creativo e trasferire la sede della sua società ‘Garage Italia Customs’, specializzata nella personalizzazione di auto, barche e aerei. (Nella fotografia sotto: Carlo Cracco, Lapo Elkann, Michele De Lucchi davanti alla struttura).
Il progetto di recupero è stato affidato all’architetto Michele De Lucchi: “Un edificio streamline sembra spiccare il volo su piazzale Accursio. Ha due grandi e sproporzionate tettoie che non sono solamente degli oggetti per ombreggiare la facciata o proteggersi dalla pioggia, ma sono l’essenza stessa di questa architettura dalla forte capacità comunicativa. Quanto di più adatto per l’attività di Garage Italia Customs, una start-up centrata sulla crescente richiesta di personalità e bisogno di identità. Questo non è un semplice edificio, è un monumento alla fantasia”. (Fonti: Lombardia Beni Culturali, Archivio Civico Milano, Daniele Garnerone, Elisabetta Susani, Daniela Solito, Foto Ballo, La Repubblica)