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la Repubblica

Calciatori e social, Goetze l'ultima vittima: scaricato per una foto su TikTok

Un rapporto, quello tra protagonisti del pallone e social network, che spesso causa problemi. Il giocatore del Borussia Dortmund si è fatto ritrarre con un body leopardato irritando il club che ha deciso di non proporgli il rinnovo

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Ora in Germania ironizzano: "Se avesse soltanto cambiato una lettera al suo cognome, ora non staremmo qui a discutere". Alludono al fatto che bastava una "acca" al posto della "zeta" per trasformarlo in Goethe: "Così avremmo avuto la certezze di poterci fidare di lui". Battute che forse neppure Goethe in persona avrebbe avallato, non avendo nell'umorismo la sua dote più invidiabile. Ma ormai Goethe non può contattare l'opinione pubblica tedesca, né i giornalisti risalire a lui attraverso qualche amicizia comune, e comunque il problema è un altro: il problema è che il calciatore che con la sua rete ha regalato il mondiale alla Germania nel 2014, in finale contro l'Argentina di Messi, sembra aver imboccato la strada, assai sconnessa, che conduce direttamente al dimenticatoio. Con disdoro peraltro. E senza esser mai stato costretto a farlo. Mario Götze, che si potrebbe scrivere anche Goetze, è diventato insomma una specie di barzelletta. Calciatore spuntato, stella senza punte, punta arrotondata (in tutti i sensi), Götze ha chiuso il cerchio qualche ora fa, quando ha scelto di affidarsi ai social (nella fattispecie a TikTok) per raccontare qualcosa di sé e di sua moglie.

Si è fatto ritrarre con un body leopardato, si presume appunto della consorte, grazie al quale, come massima aspirazione, può sperare di essere scambiato per un Tarzan vagamente (?) effeminato. Tanto è bastato al Borussia Dortmund per rinviare la discussione sul rinnovo del contratto. Detto chiaramente: al Borussia potrebbe anche star bene di avere in panchina un estroso frequentatore dei social, un Brachetti, un Fregoli, un Totò (Tarzan), oppure un misto di Tarzan e Jane. A patto però che al momento opportuno costui sappia dimostrare, tornato ad abiti più consoni, di essere ancora una calciatore. Ed è questo il punto: Götze è ancora un calciatore affidabile. Probabilmente no. Probabilmente la sua sparata social, volta a far parlare di sé al posto delle antiche magie sotto porta, non è la causa del disagio, bensì un effetto.

Del resto Götze è in crisi da anni. Quando portò tutta la sua fresca famiglia sul prato del Maracana, in quell'ormai lontano 13 luglio 2014, pareva che il calcio fosse letteralmente ai suoi piedi: 22 anni appena compiuti, il mondo davanti a sé, talento purissimo, tedesco anomalo. Invece è andato tutto alla rovescia, in una stagione che si concluse con la sua assenza nella finale di Champions contro il Bayern, sua futura squadra e sua futura condanna.

Ma i social sono sempre più lesivi dell'identità dei calciatori che li frequentano. Si parla di business. Tanti hanno media manager che ne gestiscono l'immagine. Ma è sempre più complicato annodare realtà e universo digitale. Le gaffe social dei calciatori sono una costante. Non è socialismo ma socialeria. A Balotelli è intestato un intero filone: la balotellata. Ormai quasi in disuso tuttavia, dopo quella volta in cui Mario s'immortalo nel gesto di prendere a fucilate i giovani dell'academy del Manchester City. Eppure non è bastato a frenare gli istinti, o quell'assurdo bisogno di ulteriore visibilità. Macchiandosi nel solo tentativo di apparire migliori di quel che sono, a centinaia sono usciti dai binari. A volte senza rendersene conto. Il "Journal of Sport Science" ha messo in evidenza la ricerca di un fisiologo brasiliano, Leonardo De sousa Fortes: insieme alla sua equipe di ricercatori dell'Università di Peralba, Rio Grande e Maringà, De Sousa Fortes ha evidenziato come lo stare troppo sui social network o attaccati ai videogame faccia più male del sesso prima di una partita. O a mezz'ora di film.

Per venire a casi recenti, e dimenticando la sfacciataggine di Nainggolan e del suo vizioso capodanno del 2018, se avesse letto qualche pagina del suo connazionale Simenon forse Lukaku si sarebbe distratto e non avrebbe postato accuse contro lo spogliatoio della sua Inter, pieno a detta sua di tosse e febbre al rientro dopo le vacanze di Natale (e il club nerazzurro non ha affatto gradito). Per restare a San Siro, il vecchio Brehme ha confuso l'Ascoli con la Juventus durante un suo amarcord annebbiato. Dele Alli, del Tottenham, si è fatto un selfie con la mascherina nera, senza rinunciare a inquadrare, dietro di lui, un asiatico. Come a dire: ecco da dove viene il problema.

Tornando indietro: ricordate il Donnarumma che col Tapiro appena consegnato da Striscia in mano prende in giro lo zio napoletano? Sempre al Napoli era rivolto l'indegna allusione alle bare di Douglas Costa. Solo banale la soluzione del duo Icardi-Nara quando lei fotografa lui tutto nudo con un emoticon, che sembra un gatto nero, sulle pudenda.  Ma gli esempi di fuga sulla fascia (digitale) sono migliaia. Abbiamo perso il conto. E gran parte dei fuggitivi hanno cominciato a perdere colpi. Guarda caso.