Palamara all'Inferno

Il pm sospeso al centro dello scandalo delle procure risponde su Twitter citando Dante

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Pier Marco Tacca via Getty Images

Non passa giorno in cui i giornali non pubblichino questa o quella chat che porta il suo nome, questo o quel messaggio (senza rilevanza penale) con una toga di destra o di sinistra, un giornalista, un vip, un politico. E lui, Luca Palamara, il pm sospeso dopo che un’inchiesta a Perugia ha fatto luce sulle tentate trame per pilotare le nomine nelle procure, risponde su Twitter. E cita Dante. 

Sono tratte entrambe dall’Inferno della Divina Commedia le terzine che Palamara sceglie mentre gli strascichi dell’inchiesta con lui al centro continuano a portare uno scompiglio  “che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto”, per dirla come forse avrebbe fatto Dante. 

Ieri, poco prima che la procura generale della Corte di Cassazione annunciasse che sul suo tavolo erano arrivate “decine di migliaia di chat e messaggi” e che potrebbero essere in arrivo nuove sanzioni disciplinari ai danni di altri magistrati in qualche modo citati nell’inchiesta, lui scriveva: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. 

Cita le parole che Dante ha messo in bocca a Ulisse, Palamara, mentre il fuoco nato dall’inchiesta, invece di affievolirsi, si alimenta. Quasi come in una bolgia infernale. 

Oggi, invece, l’ex presidente dell’Anm twitta il terzo canto dell’Inferno. E, anche qui, i riferimenti non sembrano affatto casuali: “Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. Alle porte dell’Inferno, Virgilio invita Dante a non indugiare sugli ignavi. E a passare oltre. 

Ma il baillame intorno alla sua figura ancora no, non passa.  E trascorrerà, verosimilmente, ancora del tempo prima che questa vicenda che ha sconvolto la magistratura possa essere lasciata alle spalle. Intanto, i fatti penalmente rilevanti di questa storia hanno lasciato il passo a tutt’altro. Che somiglia sempre di più a mero chiacchiericcio e che, forse proprio per questo, fa ancora più rumore.