Bond oggi: con il 17% di cedola e una valuta mazziata che si fa?
Naturalmente la valuta è la lira turca: occasione da cogliere o rischio complessivo troppo elevato? Il confronto fra due emissioni ad alto nominale porta a una doppia strategia alternativa basata sui movimenti del Try.
by Lorenzo RaffoDi grandi sfide il mercato ne sta riservando poche. Dopo la crisi coronavirus è iniziata una nuova forzata normalizzazione per il settore obbligazionario, imposta dalle Banche centrali, e che sta originando una liquidità sempre più incerta. Non resta allora che andare con la bacchetta del rabdomante alla ricerca di possibili tesori nascosti, senza la sicurezza che siano effettivamente tali. Oggi proviamo a capire se il matrimonio fra rendimenti nominali del 17% e una valuta bastonata – nel caso specifico la lira turca – possano essere occasioni di rilevanti rendite future o all’opposto di nuove clamorose delusioni, come già avvenuto in passato. Lo facciamo sottoponendo entrambe le componenti – emissioni e moneta – a un test il più razionale possibile.
Rendimenti e liquidità di due “colleghi”
I bond – perché si tratta di una coppia – sono stati entrambi emessi da organizzazioni sovranazionali e godono di conseguenza del massimo rating (AAA).
- Ebrd 17% scadenza 7/12/2021 (Isin XS1919332574 – taglio 10.000 Try): si dimostra di nicchia nel contesto delle obbligazioni in Try, per due motivi. Il primo è che quota solo sul Mot, dove ipotizzare un prezzo appare impossibile, data la presenza - seconda ragione - di spread semplicemente assurdi; ieri “bid” a 96 e “ask” a 111/112. Un prezzo di riferimento appare quindi indicativo e può essere fissato sui 104 Try, cioè nel mezzo della forchetta, cui corrisponderebbe un rendimento del 14%, poco credibile però visto che sulla “yield curve” per un anno e mezzo di vita residua si registra un valore di circa l’8,6%, che sposterebbe il prezzo di acquisto all’“ask” appunto di 112. Troppe incertezze quindi portano a domandarsi perché si quotino obbligazioni poi abbandonate a un triste destino, con il “market maker” del tutto assente.
- Bei (Eib) 17% scadenza 3/2/2023 (Isin XS1861204938 – taglio 1.000 Try): qui andiamo bene. Il titolo non solo è quotato su varie Borse e piattaforme di intermediari a livello europeo ma mostra uno spread meglio definito, con “bid” sui 107 e “ask” sui 110. Può essere quindi negoziato a 108, prezzo dell’ultimo contratto di ieri sul Mot, mentre su Tlx il corrispondente valore era salito a 110. Il primo appare più realistico, con il rendimento che si colloca sul 13%, pur superiore al valore di “yield curve” dei governativi nella valuta turca.
Il raffronto porta a un verdetto inesorabile, con il Bei nettamente preferibile da tutti i punti di vista e soprattutto in termini di yield, adeguato al rischio complessivo di un investimento a due anni e mezzo sulla divisa di Ankara. E pur vero che se il 13% del Bei 2023 appare un po’ dilatato quanto meno un rendimento superiore al 10-11% è plausibile.
I livelli di cross da seguire
Lasciamo stare le previsioni spesso più o meno catastrofistiche di chi si esercita, sulla base di qualche semplicista congettura, sostenendo che la crisi della lira turca non è finita o che all’opposto è giunta a termine. Vediamo i numeri partendo dall’ultimo cambio sull’euro di ieri a 7,40. Graficamente parlando ci sono dei segnali timidamente favorevoli. Si tratta di un primo breakout della mediana di un canale ribassista per la divisa turca nel cross contro euro, canale che l’ha guidata verso i minimi del 7 maggio, ancor più evidente in un’analisi su periodicità settimanale; poi del ritorno sul positivo di alcuni indicatori tecnici a base daily; infine di medie mobili fino alla 50 improntate a un rafforzamento del Try. Tradotto in termini di numeri due quote da seguire per confermare il tentativo rialzista sono i 7,17 (con rottura definitiva della trendline inferiore del canale di cui si è già detto) e il breakout di 6,91, resistenza significativa per il Try. Quindi o si punta direzionalmente verso i 7 – se ci si fida delle indicazioni di analisi tecnica – oppure si struttura un piano di acquisto all’opposto ribassista con entrate a ogni ulteriore deprezzamento di un 8-10% con l’importante punto di riferimento del supporto – sempre per il Try – di 7,92. Inutile in conclusione strapparsi i capelli: la debolezza della lira turca può essere un’occasione da gestire soltanto con grande metodicità.