https://www.cronachemaceratesi.it/wp-content/uploads/2019/03/Sgrena-325x216.jpg
Giuliana Sgrena

“Manifesto per la libertà”, Giuliana Sgrena ospite di Matria

ONLINE - Terzo appuntamento della rassegna curata da Oriana Salvucci in programma sabato alle 18, virtualmente ospitato dal comune di Urbisaglia

by

 

 

Matria prosegue il suo percorso nel web, anche stavolta toccando lo scomodo tema delle incomode, donne che sfidando tutte le convenzioni e conducendo una vera vita activa, come la definiva Hannah Arendt, da soggetti pensanti e agenti nella società, in un conflitto sistemico con il genere maschile, che è però anche dialogo per legittimare la propria presenza simbolica nel mondo. Ospitata virtualmente dal Comune di Urbisaglia, dal sindaco Paolo Giubileo e dalla delegata alle Pari Opportunità, Cristina Arrà, la rassegna incontra la giornalista e scrittrice Giuliana Sgrena, una donna incomoda per eccellenza, che racconterà la sua inchiesta su distorsione delle notizie, manipolazione dell’opinione pubblica e fake news, di cui fanno le spese non solo la coscienza dei cittadini, ma in primis le donne e gli ultimi, che di queste falsificazioni sono vittime sacrificali. Anche stavolta, introdotta dalla direttrice artistica Oriana Salvucci e dalla Presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Marche Mary Marziali, promotrice dell’evento, Giuliana Sgrena dialogherà con il pubblico sul tema della verità attraverso i canali Facebook (https://www.facebook.com/matria2019) e Youtube (https://www.youtube.com/channel/UCDV-j7UXvzeN0ww5DSm3g3g/) di Matria il 30 maggio alle 18. Nata a Masera in Piemonte nel 1948, Giuliana Sgrena ha cominciato a seguire la sua passione per il giornalismo e la scrittura non appena finite le scuole superiori. Comincia a scrivere per testate di spicco all’inizio degli anni ‘80, prima per Pace e Guerra, e poi per Il Manifesto nel 1988. Nascono da qui collaborazioni importanti con Rainews24, Modus Vivendi e il tedesco Die Zeit e anche i grandi reportage sulle rivoluzioni islamiche e l’apporto femminile in esse, soprattutto in Algeria, Somalia, Palestina e Afghanistan, per cui è diventata nota in tutto il mondo. Proprio durante uno di questi reportage a Baghdad, nel febbraio 2005, è stata rapita dall’Organizzazione per la Jihad Islamica e liberata dal Sismi il 5 marzo a costo della vita dell’agente Nicola Calipari.

https://www.cronachemaceratesi.it/wp-content/uploads/2019/03/Oriana-Mondolfo-325x244.jpg
Oriana Salvucci

Riguardo alla vicenda ha sempre dichiarato di essere rimasta scossa ma infinitamente grata dal gesto di estrema abnegazione di Calipari, e proprio in nome di esso, di voler raccontare ancora di più il mondo (e il sottomondo) delle primavere arabe, da cui tutto ha avuto inizio, sia i movimenti progressisti che i teocratici e terroristici per gli stati arabi. Da sempre appassionata alle vicende di libertà e svolta della condizione femminile, soprattutto nei paesi delle cui guerre di rivoluzione è stata testimone oculare e cronista, ha raccontato in molti libri la vita activa di donne straordinarie, come Kahina contro i Califfi, Il prezzo del Velo, Rivoluzioni Violate, Dio Odia le Donne, e, in ultimo, proprio le svolte dei movimenti femminili e dei fenomeni migratori distorti dal web in Il Manifesto della Verità. Oriana Salvucci, direttrice artistica della rassegna, ha così definito la personalità della sua ospite e l’importanza, soprattutto in questo momento di isolamento da Covid19, delle sue ricerche sulla distorsione delle informazioni web, che creano vittime incidentali e capri espiatori immaginari: «Giuliana Sgrena è donna coraggiosa e incomoda. Ha affrontato ed affronta quotidianamente grandi sfide come giornalista e come donna. Da giornalista è stata sempre attenta ai fatti più che alle opinioni, così nel suo penultimo libro, Dio odia le donne, rende chiaro come le religioni forniscano l’alibi, il sistema simbolico di supporto alla subalternità e alla sottomissione delle donne, e in questo suo ultimo libro, Manifesto per la verità, esplicita come le fake news si accaniscano sul corpo delle donne e degli immigrati, bersagli privilegiati della propaganda sessista, misogina e razzista. La liberazione di Silvia Romano è l’esemplificazione di un certo modo di fare giornalismo, la gogna mediatica a cui è dovuta sottostare Silvia, la gogna che toccò anche a Giuliana, dopo il suo rapimento».