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Sardine, manifesto valoriale e pausa di riflessione: “E’ uno spartiacque, non la fine”

Il leader Mattia Santori mette a riposo il movimento in vista delle prossime sfide elettoriali. Definiti i contenuti: “Non siamo una massa di rabbiosi”

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Dieci giorni fa il loro flash mob, di nuovo simbolicamente in piazza Maggiore a Bologna, con seimila piantine. Ora il manifesto dei valori nel quale le Sardine si definiscono “un popolo laico, anti-conservatore” che considera la “libertà personale come una forma di progresso”. Sono in dialogo con la “Chiesa inclusiva” di papa Bergoglio e dicono di avere nel cuore gli Stati Uniti d’Europa (“governo eleggibile, esercito comune, bilancio unico, processo di unificazione completato”). La loro impostazione è “fortemente orientata alla difesa dei valori valori costituzionali e degli asset istituzionali”. E “a trazione green”. Chiedono di ridurre gli sprechi della politica e sono favorevoli al taglio dei parlamentari. Vogliono garantire “un reddito di sopravvivenza anche per lavoratori della gig economy o del sommerso, ripensando il sistema tributario su base patrimoniale”. I sistemi di Welfare (soprattutto sanità e istruzione) devono essere pubblici e “non possono strutturarsi sul concetto di profitto”. Per fronteggiare la pandemia “occorre bloccare il pagamento delle tasse per il 2020”, “assicurare liquidità, investimenti, finanziamenti alle imprese  e reddito a lavoratori dipendenti e partite Iva”. 

Linee guida

Giovedì il congresso virtuale degli attivisti con il manifesto valoriale che renderà esplicito il loro piano d’azione. L’analisi affidata ai cinque curatori (Federico Bottino, Maurizio Tarantino, Alberto Liaci, Alessandro Maffo, Francesca Maremonti) definisce le linee guida di un movimento che i fondatori non vogliono trasformare in un partito. Nel sentiment si descrive “un popolo eterogeneo che si distribuisce su scala nazionale con particolare fortuna nel nord (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna) e un minori risposte nel centro-sud”. 

Ponte tra laici e credenti

Un orientamento “laico, ecologica solidale, di sinistra” che unisce “approccio razionalista” e “cattolicesimo inclusivo ispirato alla figura di Papa Francesco”. Un posizionamento progressista che emerge in particolare “sui temi della legalità, dei rapporti con con gli altri Stati e con l’Europa, dello sviluppo sostenibile, dei nuovi modelli produttivi, delle strategie economich, fiscali e del lavor”. Ma la prospettiva non è immediata, però. Le Sardine si fermano. Troppi dissapori, liti interne, differenze su come far evolvere una realtà nata spontaneamente a Bologna per opporsi al sovraanismo di Matteo Salvini e poi esportata nelle piazze di tutta Italia.

Divisioni da superare

Mattia Santori, portavoce e fondatore, annuncia l’intenzione di staccare la spina per "una legittima pausa di riflessione e di riposo", a partire da giovedì quando verrà prentato il loro manifesto “di valori  e non politico”. Il momentaneo stop all’azione, precisa Santori a nome anche degli altri tre fondatori, “non sarà la fine delle Sardine, al massimo uno spartiacque. Sicuramente un momento di confronto sincero, corretto e dovuto". Nel suo post parla di "dissidi interni, litigate per i post e paranoie complottiste. Non voglio assumermi la responsabilità di generare una massa di frustrati rabbiosi che passa più tempo sul web che nella vita reale. Il lockdown è finito e la politica può aspettare, perlomeno quella fatta a parole".

Prospettive

Alla base della "pausa di riflessione" c'è soprattutto la diatriba su "cosa fare da grandi": nel momento di massima visibilità delle Sardine molte persone si sono avvicinate al movimento, senza conoscersi, ma animate dalla contrarietà alle posizioni sovraniste. Ma numerose si  sono rivelate le differenze di visione fra i vari gruppi attivi nelle diverse città: fra chi voleva trasformarlo in un partito da strutturare, pronto a candidarsi alle elezioni e chi, come i promotori bolognesi, voleva mantenerne uno spirito "puramente etico e culturale", facendolo funzionare come un sostegno (come è stato per le regionali vinte da Bonaccini) e un pungolo nei confronti della politica e dei partiti, in particolare quelli di sinistra.

Stallo

Evidenzia Santori: "So che avete notato uno stallo in queste settimane. Non vi nego che questo stallo è dovuto alla stanchezza e alla paura che tutto il lavoro fatto fin qui si traduca in un vantaggio per pochi e in una delusione per molti. Ho sempre avuto un'idea precisa di quel che avrebbero dovuto essere le sardine da grandi e forse ho sbagliato ad aspettare tutto questo tempo a dirvela. Sento che più prendiamo la direzione politica più finiamo per imitare gli altri. Più rincorriamo i like più caschiamo nella trappola del narcisismo". Le “piantine” vendute in piazza per finanziare la cultura a molti non bastano piu'. E neanche gli incontri o le proposte a ministri e politici del centrosinistra.

Differenti visioni

Il pressing aumenta: una fetta di attivisti vuole trasformare il movimento in un partito politico. L'idea è sempre stata respinta dai 4 fondatori che rimangono tuttora propensi a mantenere il movimento come un corpo intermedio tra il mondo civico e la politica. Un gruppo di pressione, fedele alla propria breve e intesa storia, che possa fare da ponte tra i partiti e la società civile. La resa dei conti avverrà appunto giovedì quando Mattia Santori, Giulia Trappoli, Andrea Gareffa e Roberto Morotti presenteranno il "manifesto valoriale" delle Sardine. Si preannuncia un confronto acceso. L'auspicio dei “bolognesi” è uscire dal dibattito con una posizione unitaria. Ma non si può, viste le premesse, escludere a priori una scissione del movimento. Tante le sensibilità  cresciute dentro ad un movimento nato nel novembre scorso in piazza Maggiore e dilagato in tutta Italia. 

Struttura orizzontale

Al di là delle differenti visioni sul futuro, i quattro fondatori sono consapevoli dei pericoli che una “fase due” di strutturazione del movimento può comportare. A partire dal rischio che un partito delle Sardine faccia gola a molti, pronti a cavalcare opportunità anche per fini personali. "Il manifesto valoriale è pronto, ma abbiamo capito che un manifesto politico oggi porterebbe a nuovi litigi, a tante incomprensioni e una marea di chiacchiere sterili", puntualizza Santori rivolgendosi agli attivisti. Stessa cosa per la struttura. "E' necessario organizzarci, ma la struttura a cui abbiamo lavorato è oggettivamente precoce per un gruppo di persone che manco si fidano tra loro, né si conoscono". I fondatori puntano a mantenere una struttura orizzontale rafforzando una cabina di regia in grado di far da collante per i vari territori. Serve, insomma, una voce unica che si adatti però alle realtà diverse delle regioni che andranno al voto.

“Idea precisa”

L'obiettivo, per giovedì, è avere un dibattito il più partecipato possibile. Poi la pausa di riflessione per arrivare ad una sintesi e all'attesa decisione sul nuovo volto delle Sardine. Un pit stop pensato probabilmente anche per dare nuova energia a "truppe stanche" in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. "Ho sempre avuto un'idea precisa di quel che avrebbero dovuto essere le Sardine da grandi - scrive  il leader del movimento agli attivisti-. Forse ho sbagliato ad aspettare tutto questo tempo a dirvela. Ma, che ci crediate o no, mi interessava davvero sapere cosa ne pensava ciascuno di voi. Giovedì vi dirò qual era la mia idea fin dal principio, poi vi consegneremo insieme ad Andrea, Giulia e Roberto il manifesto valoriale e ci saluteremo per una legittima pausa di riflessione e di riposo. Potrà partecipare chi vuole”.