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il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera Angela Merkel

Ecco le condizioni Ue per il Recovery Fund: “Soldi e prestiti solo a chi fa vere riforme”

Oggi la proposta di Von der Leyen: la Commissione emetterà bond. Trattativa sulla cifra complessiva del fondo

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DALL’INVIATO A BRUXELLES. Alcuni le definiscono «condizioni». Per altri invece sono «incentivi». Al di là dei diversi punti di vista, una cosa è chiara: le risorse del Recovery Fund non saranno distribuite in maniera incondizionata. Per avere accesso alla propria quota, i governi dovranno presentare un «Piano nazionale per la ripresa e la resilienza» nel quale indicheranno le riforme e gli investimenti che intendono finanziare. Se verranno giudicati in linea con le raccomandazioni della Commissione e con le priorità Ue, allora scatterà l’erogazione.

Funzionerà così la «Recovery and resilience Facility», lo strumento che costituisce il cuore del Recovery Fund. Il maxi-piano per la ripresa sarà presentato oggi da Ursula von der Leyen e potrà mobilitare una somma potenzialmente superiore ai mille miliardi, anche se per raggiungere quell’obiettivo servirà il contributo degli investimenti privati (comunque spinti dai fondi Ue). La quota di soldi «freschi», raccolti dalla Commissione sui mercati attraverso il «Recovery Instrument», sarà infatti inferiore. Ma probabilmente superiore ai 500 miliardi chiesti da Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Con la differenza che non si tratterà unicamente di sovvenzioni a fondo perduto, ma anche di prestiti da rimborsare. Questo per andare incontro alle richieste dei quattro Paesi frugali: Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca. Con la proposta sul tavolo inizieranno ufficialmente i negoziati tra i 27 governi. Trovare un accordo non sarà affatto semplice.

Dimensioni del fondo e rapporto tra prestiti e sovvenzioni: è su questi due fronti che si sono concentrate le trattative dell’ultima ora. All’interno della Commissione c’è stato un forte pressing da parte dei commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton. I due hanno spinto per garantire almeno 500 miliardi di sussidi, come previsto dalla proposta franco-tedesca. Una somma alla quale poi aggiungere un’ulteriore quota di prestiti. Nella tarda serata di ieri si respirava un cauto ottimismo, ma il via libera definitivo arriverà soltanto dopo il collegio dei commissari in agenda questa mattina alle 9.

Tra le ipotesi per reperire le risorse c’è anche quella di ridurre il volume totale del bilancio 2021-2027 rispetto alla precedente proposta della Commissione (che fissava il budget all’1,11% del Pil Ue). Per dare l’idea di quanto la situazione sia in evoluzione, Ursula von der Leyen avrebbe deciso anche di cambiare all’ultimo momento il nome del piano: la comunicazione presentata lunedì alla riunione dei capi di gabinetto si intitolava «Il momento dell’Europa – Uniti nella ripresa», ma oggi potrebbe diventare «Next Generation EU».

I tre pilastri
L’intero piano è diviso in tre pilastri. La «Recovery and resilience Facility» rappresenta la parte più sostanziosa del primo, del quale fanno parte anche un programma per l’erogazione diretta di fondi (React-EU) a enti locali, ospedali e piccole-medie imprese, oltre che il fondo rurale e quello per la transizione ecologica. Il secondo pilastro è dedicato agli interventi per ricapitalizzare le imprese in difficoltà e agli investimenti, mentre il terzo riguarda il settore sanitario, la ricerca e la protezione civile.

I criteri
I fondi della «Facility» verranno ripartiti tra i Paesi in base a precisi criteri e distribuiti sotto forma di prestiti o sussidi. Ma Bruxelles chiederà agli Stati di «rendere le proprie economie più resilienti e meglio preparate per il futuro». Una traccia dei possibili interventi utili a chiedere l’accesso i fondi può essere ricercata nelle raccomandazioni Ue pubblicate la scorsa settimana. Bruxelles – tra le altre cose - chiede a Roma di rafforzare il proprio sistema sanitario, ma anche di «migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione». La riforma della PA per semplificare la burocrazia potrebbe dunque essere un motivo valido per chiedere i fondi, così come la riforma del Fisco, dato che l’Ue chiede da sempre di mettere ordine nella giungla delle «tax expenditures».

Bond trentennali

Le obbligazioni emesse dalla Commissione avranno una durata molto lunga, fino a 30 anni. Per la restituzione dei prestiti ai mercati, l’esecutivo Ue propone tre diverse soluzioni: un aumento dei contributi degli Stati al bilancio comunitario, un taglio dei programmi Ue oppure nuove tasse riscosse a livello europeo. Tra le ipotesi ci sono un’estensione del sistema per lo scambio di emissioni, la Carbon Tax, la Web Tax e un’imposta sulle multinazionali. Tutte questioni altamente divisive. —

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