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Frutta e verdura, centrale ortofrutticola (foto Donzelli)

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Gli agricoltori di Lusia: "La crisi, occasione per rivalutare i nostri prodotti. La mancanza di personale dall’estero non ha influito "

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Rovigo, 27 maggio 2020 - La crisi diventa anche opportunità. Questa la risposta del settore agricolo, durante l’emergenza sanitaria, ai problemi emersi e andati ad appesantire un mercato che già doveva fronteggiare notevoli difficoltà. "La mancanza del personale non ha influito sull’agricoltura della zona di Lusia – spiega Rossano Fontan, direttore del mercato ortofrutticolo –. L’assenza di stagionali, che nella bassa stagione tornano a casa e che si sono trovati bloccati dal fermo dei voli e degli spostamenti tra regioni, c’è stata. Ma gli agricoltori locali hanno figure lavorative interne fisse e spesso sono realtà a gestione familiare". Il mercato all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli commercializza quasi esclusivamente prodotti del territorio. All’interno operano 10 intermediari a cui i produttori consegnano la produzione. I mediatori si occupano di venderla.

Il mercato di Lusia vanta 200 produttori, un volume di 250mila quintali l’anno e uno scambio di merce di 1500 quintali al giorno. Ma l’emergenza, seppure penalizzante, è stata anche opportunità. "Il consumatore ha scoperto le piccole realtà locali, aprendo così nuove possibilità a chi ha saputo interpretare il momento e ha dato dei servizi in più" spiega Fontan. Per aiutare i cittadini bloccati a casa era stato attivato il servizio di consegna domicilio.

"La risposta è stata positiva. Siamo stati costretti a creare una linea telefonica in più a causa dell’aumento delle richieste. Abbiamo dovuto sospendere gli ordini perché non più in grado di evaderli". Il consumatore ha riscoperto la qualità del prodotto locale, portando l’azienda a pensare di valorizzarlo. "Stiamo valutando un percorso mirato alle realtà della zona – spiega Candida Maggiolo della Maggiolo Srl – con convenzioni dedicate ai piccoli negozi in cui la qualità del prodotto e il servizio offerto fanno la differenza. La produzione locale basta a coprire la domanda". Il servizio a domicilio non ha contenuto i danni dovuti al fermo del settore alberghiero, ristorazione e catering. "Con il blocco del turismo e dei ristoranti, la vendita del fresco e della linea di quarta gamma si è fermata – spiega Samuele Ruin –. La consegna a domicilio e la vendita alla grande distribuzione non ha compensato le perdite". La quarantena ha anche cambiato le abitudini dei consumatori.

"La gente, forse anche a causa delle difficoltà economiche, ha deciso di contenere gli sprechi – spiega Giorgia Dal Cortile, responsabile del settore dedicato ai privati –. La domanda si è orientata verso merce che dura di più, come ad esempio le patate, e si è ridotta la quantità di quella che deperisce velocemente. Per questo motivo abbiamo cambiato le modalità di vendita, passando dalla merce in cassetta a quella al chilo". Ancora in attesa coloro che lavorano combinando la produzione propria e la ristorazione. "Con il ristorante chiuso e lo spaccio fermo abbiamo avuto notevoli disagi – spiega Renato Maggiolo dell’orto didattico il ‘Profumo della freschezza’ –. Al momento lavoriamo con l’asporto. Lo spaccio ha potuto riaprire ma non siamo ancora alla mole di lavoro preceden te all’emergenza. Da noi venivano anche persone da fuori provincia, da Padova e Ferrara, una clientela che per ora non può muoversi".

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