Coronavirus, si chiama Diego il ventilatore d'emergenza low cost
Già sperimentato su pazienti e notificato al Ministero della Salute, l'apparecchio, che è stato realizzato in Italia grazie alla collaborazione fra l'Istituto Italiano di Tecnologia e l'Università di Ferrara, avrà il prezzo di un cellulare di fascia media
FERRARA - Costa più o meno come un cellulare di fascia media, 100% made in Italy, realizzato grazie alla collaborazione fra l'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e l'Università di Ferrara (Unife) e già sperimentato su pazienti e notificato al Ministero della Salute: si tratta del ventilatore d'emergenza rinominato Diego, che potrà essere utilizzato anche nei Paesi in via di sviluppo, per i quali è difficile accedere a dispositivi medici sofisticati. Diego (Device for Inspiration and Expiration, Gravity Operated) è al momento l'unico respiratore inventato in Italia sottoposto al ministero della Salute per l'emergenza Covid-19 e sta iniziando il percorso normativo per poter essere marcato CE come dispositivo medico di classe I. Vista la semplicità dello strumento, i tempi di certificazione si prevedono possano essere molto più contenuti rispetto alla maggior parte di dispositivi di ventilazione polmonare.
Diego, ecco come funziona
Il dispositivo è nato da un'idea del fisiologo Luciano Fadiga, dell'Università di Ferrara e direttore del Centro di Neurofisiologia traslazionale dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), del bioingegnere Giulio Sandini, Founding Director di Iit e dell'ingegnere Diego Torazza, progettista all'Iit Scm Group di Rimini, che ha prodotto il dispositivo in pre-serie. Positivi i primi test sui pazienti, condotti nel reparto di chirurgia dell'ospedale di Ferrara diretto da Paolo Carcoforo. La particolarità del sistema è nel fatto che la forza che viene esercitata sul pallone respiratore è quella di gravità e dipende dalla massa che viene posizionato sulla leva che comprime il pallone. L'idea di fondo è che il motore elettrico che fa funzionare il dispositivo sollevi periodicamente il peso dal pallone, rilasciandolo successivamente ad ogni atto respiratorio, senza bisogno di utilizzare l'elettronica o strumentazioni complesse. L'alimentazione è possibile anche con batterie o pannelli solari.
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