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15 film horror da vedere su Amazon Prime Video

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Cult, film d’autore, remake e perle del passato. Il cinema horror sa regalare brividi ed emozioni ma, diciamocelo, ultimamente non c’è poi questa grande scelta e spesso e volentieri i film finiscono col sembrare tutti gli stessi. Quindi, cosa guardare quando si ha voglia di horror? Oggi vi suggeriamo 15 film horror su Amazon Prime Video che potrebbero piacervi.

Quando si parla di horror una luce dentro di me si accende sempre. Emozioni contrastanti si animano, in un mix tra l’eccitazione e il terrore puro. Si, perché diciamocelo pure, alla base di un grande amante del cinema horror c’è sempre un’anima divisa in due: quella del sadico che vorrebbe quasi essere il feroce carnefice della storia e quella del masochista che non farà altro che pensare, pensare e ripensare ancora a quanto ha visto.

Nei decenni l’horror è cambiato moltissimo, passando sotto diverse influenze e correnti. Contaminazioni. Sottogeneri. Dagli anni duemila in poi è stato inevitabile notare un costante abbassamento della qualità e degli standard, salvo alcune piccole perle, alcuni autori che negli ultimi anni stanno tendando di dare una nuova linfa a questo genere così complesso e meraviglioso.

Ma veniamo a noi! Quante volte ci siamo ritrovati la sera con la voglia di un buon film horror ma non sapere cosa vedere? Cosa scegliere? E dove vederlo? Si, la moltitudine di piattaforme sicuramente ci ha reso possibile l’avere tutto e subito, ma a volte una piantina in grado di guidarci sarebbe anche gradita, che dite!?

Oggi siamo proprio qui per questo! Muoviamoci insieme nei meandri del catalogo di Amazon Prime Video che, di gemme nascoste, ne ha diverse. Andiamo, quindi, a scoprire quali sono i 15 film horror da vedere su Amazon Prime Video.

 

Freaks (1932)

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Iniziamo con un classico, un grande classico di Tod Browning, un grande amante dei mostri, nonché occhio dietro il grande classico di Dracula con Bela Lugosi che diede vita all’universo dei Mostri Universal tra gli anni ’30 e ’40 in America.

Considerato uno dei migliori cult movie di sempre, questa grande perla è presente nel catalogo di Amazon Prime Video e non può, ripeto, non può non essere visto. Superate la stupida paura del bianco e nero, la repulsione verso ciò che è più vecchio di trent’anni e lasciatevi stregare dal mondo dei freaks di Browning.

Un’opera complessa, profonda dove le grandi ipocrisie, perfidie e limiti dell’essere umano vengono messe allo scoperto. È un periodo in cui ci si inizia a domandare cosa faccia di un mostro tale e cosa renda, invece, un essere umano, appunto, umano. Qual è la reale differenza? Solo l’aspetto fisico? E perché? L’aspetto usato come arma a doppio taglio: motivo di scherno o di potere. Eppure Browning capovolge drasticamente queste regole e attraverso i suoi deformi, strampalati e circensi personaggi mostra la reale faccia di un mostro.

Faccia che fece talmente tanto scandalo, a causa di un cast di veri “freaks” che ancora meglio resero l’idea di “umanità ipocrita”, costringendo la casa di produzione prima a rinnegare la pellicola e poi a censurarla brutalmente.

 

La notte dei morti viventi (1968)

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Uno dei papà dell’horror moderno è stato sicuramente lui, George Romero. Romero non ha solo rivoluzionato la concezione di zombie e le sue caratteristiche principali che, per tanti anni, sono rimasti come capisaldi da seguire per qualsiasi zombie movie.

I suoi film sono da sempre stati una pura e cruda critica sociale nei confronti della società, basti anche solo pensare a La Città Verrà Distrutta All’Alba. Su Amazon Prime Video possiamo però trovare quello che è stato il suo grande cult, un film che ancora oggi si può vedere, proiettare ovunque si voglia. Si, perché La Notte dei morti viventi è di pubblico dominio in quanto, la casa di distribuzione, non mise l’avviso del copyright sulla pellicola, cosa necessaria nel 1968 per mantenere il copyright.

Molti pensano che questo film sia una metafora della guerra fredda, dove Romero ironizza sui sovietici trasformandoli in zombie. La visione più cruenta del film, invece, vuole che sia la metafora di un’altra guerra… quella del Vietnam. Visione decisamente più accurata e meno clemente nei confronti degli americani. Del resto, Romero con i suoi film era solito trattare tematiche come il razzismo e la violenza proprio attraverso il mezzo dell’orrore. Qualsiasi interpretazione vogliate dargli non importa: La notte dei morti viventi resta un cult intramontabile, una visione imprescindibile. Negli anni il valore di questa pellicola è uscito finalmente fuori, sottolineando come Browning abbia tratto la diversità dei freaks con simpatia ma anche poetica compassione, ponendo l’attenzione sui loro sentimenti, sulle loro emozioni, impulsi, non troppo diversi da qualsiasi essere umano medio.

 

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Le colline hanno gli occhi (1977)

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Parlando di cult, tra i film horror su Amazon Prime Video non possiamo non citare un grande classico del maestro Wes Craven: Le Colline hanno gli occhi. Quello originale del 1977 non il remake. Ripetete con me: non il remake.

Questo film ha segnato un’altra grande svolta nel genere horror. Siamo in piena era slasher e Tobe Hooper con Leatherface ha già fatto la storia. Craven, prima di segnare un’altra grande tacca creando uno dei personaggi più iconici di sempre negli anni ’80 con la saga Nightmare, decide di sperimentare con il genere. Le colline hanno gli occhi ci appare fin da subito uno slasher in salsa western dove spicca in modo prepotente il gusto per il revange.

La storia è anche piuttosto lineare: classica famiglia americana che nella notte si perde nei confini di una strada nel deserto del Nevada e cade tra le mani di una spietata famiglia di selvaggi dedita al… cannibalismo. Il fascino di questo film non sta semplicemente nella storia, che comunque rappresenta un’articolata metafora della divisione in classi sociali dell’America di quel periodo; quanto per lo più il grande sforzo produttivo iniziato dalla sceneggiatura – con un’assidua ricerca di miti e leggende, infatti il personaggio di Papà Giove si ispira alla terrificante figura di Sawney Bean – alle riprese, vedendo il cast costretto a girare oltre le 12 ore al giorno in balia del clima mutevole del Nevada: caldissimo di giorno, freddissimo di notte.

Sebbene il finale del film sia positivo, ciò che lascia dentro Le colline hanno gli occhi è un costante status di inquietudine, angoscia e disagio. Una pellicola gioiello del suo genere.

 

Suspiria (1977)

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Cominciamo a giocare un po’ in casa nostra con uno dei nostri grandi registi del cinema horror, ovvero Dario Argento. Suspiria è di gran lunga uno dei lavori più ricercati del maestro del brivido italiano. La composizione scenica, la palette di colori usata all’intero dell’opera, la grande collaborazione con i Goblin che grazie al loro sound rendono il film ancora più iconico e suggestivo.

Purtroppo negli anni, come ben sappiamo (e se non la sapete meglio per i vostri occhi), il maestro Dario Argento ha perso un po’ di colpi, ma su Prime Video ricordiamo le sue glorie appunto come Suspiria. Così come la musica dei Goblin disturbano lo spettatore facendolo cadere nel mondo del perturbante tracciato dalle immagini; le immagini, appunto, infestano di incubi la visione, come se fossi sotto effetto di qualche stupefacente. La pellicola diventa una giostra di emozioni all’ultimo brivido, creando un perfetto equilibrio tra suspence ed orrore.

 

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Scanners (1981)

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Assieme a Videodrome uno dei film più sconvolgenti, inquietanti e particolari del regista canadese David Cronenberg. Cronenberg inizia a sperimentare il filone della mente/corpo, delle grandi esplosioni della materia, della carne – di cui vedremo l’apice un anno più tardi con La Cosa di Carpenter – e dello splatter.

L’effetto prostetico è sicuramente il principe di questo film che ha come protagonisti una serie di esseri umani, appunto gli scanners, dotati di straordinari e pericolosi poteri telepatici. E qual è il destino di uno scanners? Secondo lo scanner Darryl Revok, dominare il mondo. Ed è questo enorme sete di predominio che renderà la pellicola un teatro degli orrori all’ultima esplosione di cervello.

Quella di Cronenberg, come spesso accade in questo genere, è un’elegante e violenta metafora di un modo fin troppo digitalizzato. Un mondo destinato quasi a venire schiacciato dallo stesso avanzamento tecnologico dell’uomo. Un mondo a tal punto digitalizzato da rendere la mente umana un verso prolungamento dei nostri computer e cellulari.  Un thriller angosciante ed inquietante, mosso da un sempre crescente stato di tensione che caratterizza l’intera pellicola.

 

Phenomena (1985)

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Continuiamo a giocare in casa sempre con Dario Argento, questa volta facendo un salto negli anni ’80 e con uno dei film che venne ritenuto il più terrificante del regista romano: Phenomena. Pellicola, definita più volte dal regista, la sua preferita.

Se come la sottoscritta non amate gli insetti, questo film vi farà fare degli incubi per tanto, veramente tanto tempo. Al tempo stesso sembra consolidare il grande amore di Dario Argento per le giovani e ingenue studentesse, collegi maledetti e notti insonne dominate dal terrore.

A volte esagerato, altre volte banale, altre volte ancora si prende anche fin troppo sul serio, eppure nel complesso la pellicola sa tenere ben incollato alla sedia lo spettatore, portando in un mondo spettrale, angosciante e dai risvolti macabri. Più che orrore vero e proprio è il disagio l’elemento predominante in questa pellicola.

Nei panni della protagonista, inoltre, troviamo una sempre bella e brava Jennifer Connelly, mentre tante delle maestranze italiane come Stivaletti, sono state coinvolte nella realizzazione di questa pellicola.

 

Hellraiser (1987)

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Nato dal romanzo dello stesso regista, The Hellbound Heart, quello di Hellraiser è una saga formata da dieci film – gli ultimi tre inediti ancora da noi – uniti tra di loro da una scatola, Il Cubo di Lemarchand, la quale è in realtà una porta, apribile solo una volta risolto un rebus,  per una terrificante dimensione: la dimensione del dolore.

Questo universo viene dominato da un’entità chiamata Leviathan. Al servizio di quest’entità ci sono i Cenobiti, anche conosciuti come Supplizianti (bello), ex-esseri umani sadici il quale scopo è quello di creare immensa sofferenza a tutti i visitatori della dimensione (se si chiama dimensione del dolore un motivo ci sarà!). 

E chi c’è a capo dei Cenobiti? Lui, unico e solo, Pinehead, da sempre interpretato da Doug Bradley, l’unico dei Supplizianti a comparire in tutte le pellicole della saga (per fortuna o sfortuna).

Su Prime Video potete gustarvi l’esordio (e anche il migliore dei film) di questa grande ed imprescindibile icona del cinema horror.

 

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Puppet Master (1989)

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Questa è una piccola grande chicca! Quando ho scoperto che era tra i film horror su Amazon Prime Video ho quasi urlato…! Puppet Master – Il Burattinaio è un grande cult di fine anni ’80. Una saga cinematografica – che purtroppo come tante di questo genere si perde nel corso dei suoi sequel – da Charles Band che gioca con l’espediente, già precedentemente usato e consolidato, del pupazzo assassino.

In questo caso emblematica è la figura di Blade, leader del gruppo di burattini assassini creati da Andre Toulon, un mastro burattinaio morto suicida nel 1939 per sfuggire ai nazisti. Silenzioso, spietato e astuto come un essere umano, Blade è l’incarnazione del male. Leggenda vuole che il suo volto è stato modellato sui tratti del viso dell’attore Klaus Kinski, famoso tanto per i suoi ruoli perversi e tenebrosi, quanto per il suo tenero di vita sui generis.

Sebbene per qualcuno questa saga sia poco conosciuta, non avendo avuto la giusta attenzione in Italia, io vi consiglio assolutamente la visione almeno del primo film della saga.

 

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The Ring (1998)

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La maggior parte del pubblico conosce, per forza di cose, la versione remake americana del 2002 diretta da Gore Verbinski, ma su Prime Video è possibile colmare la lacuna della mancata visione dell’originale.

Creato e diretto da Hideo Nakata, tratto dell’omonimo romanzo di Kōji Suzuki a sua volta ispirato dalla storia popolare Banchō Sarayashiki, The Ring è uno dei grandi horror di tardo anni novanta che inizia a segnare una nuova generazione dell’horror, soprattutto dell’horror asiatico, arrivato poi da noi sottoforma di remake.

La maledetta cassetta che serviva a fare da tramite per Samara tra il mondo dei vivi e quello dei morti è diventata fin da subito leggendo, oggetto di culto tanto nella cinematografia horror quanto nelle parodie. Sebbene presenti non poche differenze dal romanzo originale, Hideo Nakata confeziona un horror angosciante e disturbante, mettendo in scena quelle tipiche ambientazioni grigie e grottesche del new horror giapponese, dove il minimale diventa il fulcro della narrazione volta a sorprendere e realmente terrorizzare lo spettatore (che poi rivedremo anche in Ju-On di Takashi Shimizu), senza ricadere nelle banalità standardizzate dell’horror commerciale occidentale.

Se il The Ring del 2002 vi ha fatto paura… Bhè, forse è il caso che rivalutiate il vostro concetto di paura vedendo proprio la versione originale.

 

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 La Casa dei 1000 corpi (2003)

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Facciamoci venire un po’ di brividi ragazzi con l’intramontabile Sid Haig, passato purtroppo a miglior vita, con il suo Capitano Spaulding ne La casa dei 1000 corpi, horror scritto e diretto da quel mattacchione di Rob Zombie.

Il cinema di Zombie non è per tutti. A Zombie gli devi volere un gran bene e, a volte, lo devi anche un po’ portare sulle scatole per poterlo comprendere fino in fondo (e non è neanche detto che voi ci possiate riuscire).

1977, Texas, vigilia di Halloween. Due coppie, in viaggio per scrivere un libro di credenze e leggende popolari, si ritrovi all’interno di un museo degli orrori dedicato alle gesta dei serial killer dell’eccentrico Capitano Spaulding. Spaulding è solo il primo di una serie di inquietanti figure che andranno a popolare una vera notte da incubo delle coppiette.

Spaulding, Baby Firefly e Otis sono diventati in questi anni delle vere e proprie icone, diventando quasi i figli legittimi dei grandi Jason, Freddy e Leatherface. Loro sono i freaks di questa generazione, solo più cattivi, più sadici e spietati… Si, insomma, più “umani”.

E lo so che per qualcuno La Casa dei 1000 Corpi è solo un’accozzaglia di immagini, tributi e omaggi, ma io vi consiglio di guardarlo meglio, molto meglio, perché nel suo mood grottesco e feroce questo film è uno degli specchi più veritieri dell’America di oggi.

 

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Martyrs (2008)

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Qual è il miglior horror degli anni 2000? Eggers e Aster danno filo da torcere con i loro film, è vero, ma ciò che Pascal Laugier ha fatto nel 2008 ha dell’incredibile. In un periodo in cui il mero splatter alla Eli Roth (spettacolare si, ma senza sostanza) prendeva forma, il francese Laugier sforna una pellicola feroce, violenta, disturbante e psicologicamente affascinante.

Presentato al 61esimo Festival del Cinema di Cannes, Laugier ha attirato su di sé diversi sguardi: dalla critica più affamata a quella più spietato. Il suo è un film che non perdona, non si vergogna, non ha paura. È un film che rischia il tutto e per tutto mostrando la ferocità della mente umana, in bilico tra il sadismo e il masochismo.

Martyrs ti entra letteralmente sotto pelle. Non è facile digerirlo e ad una prima impressione potrebbe anche indispettire, innervosire, far arrabbiare. Ed è proprio per questo motivo che questa pellicola è unica nel suo genere. Indubbiamente l’horror più sconvolgente dei primi anni ’10 del 2000.

 

Quella Casa nel Bosco (2012)

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Piacevolissimo esordio alla regia di Drew Goddard, autore della sceneggiatura assieme a… Joss Whedon. Un mix di orrore, sorpresa e anche divertimento. La famigerata “casa” nel cinema horror è stata fin da subito uno dei simboli di questo genere. L’abbiamo ritrovata in ogni salsa, ma davvero in ogni salsa: che sia una capanna, un maniero, un castello o una villa, possiamo star certi che qualcosa di terribile accadrà.

Nel caso specifico di questa pellicola, il mio suggerimento spassionato è quello di recuperarla se ancora non l’avete fatto. Uno degli horror più gustosi – e più di successo – degli anni duemila. Goddard e Whedon mescolano quella che è stata la cinematografia dell’orrore moderno con un ritorno alla storia, alla narrazione più classica e semplice. Al tempo stesso il film sembra assumere una certa connotazione metaforica, diventando quasi metacinematografico.

In che senso, direte voi? Nel senso che è come se si portasse avanti un discorso di critica nei confronti della macchina commerciale di Hollywood, della mancanza di creatività ed invettiva negli anni, canniballizzando lo spettatore, soprattutto al genere horror. Dire che si tratta di una chicca imperdibile è dire poco.

 

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The Purge (2013)

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Lo so, forse da un listone di consigli sul cinema horror questo titolo sembra un po’ stonato, eppure a modo suo il primo The Purge ha aperto la strada verso “l’home invasion”, un sottogenere che negli ultimi anni ha proliferato in modo molto produttivo, regalando pellicole interessanti e suggestive.

Il caso di The Purge è abbastanza particolare. Siamo in pieno periodo Jason Blum e Blumhouse production. Siamo in quel momento storico di grande ritorno al lowbudget e al successo al botteghino che, nel modo specifico per la Blumhouse, vedrà il suo apice con Scappa – Get Out.

Nella sua commistione di genere, The Purge riesce comunque ad essere un esperimento piuttosto interessante. Politica e critica sociale stanno alla base di questa saga che, nel tempo, non è migliorata. Riesce ad avere comunque una certa attrattiva, portandoci in un’America – pensando al Governo di Trump – non così lontana dalla realtà, e pensare che possa esserci un mondo perfetto dove basta una sola notte l’anno dove sfogare la rabbia, la frustrazione, l’odio e la violenza repressa, fa paura.

No, anzi, fa fottutamente paura. Ed ancora una volta: è il ricco ad avere la meglio, a potersi difendere meglio, ad avere l’arma più potente, il cancello più sicuro; mentre al povero non spetta che morire fucilato, fatto a pezzi, torturato, violentato. Perché tutto questo, in fondo, inquieta? Perché The Purge, alla fine, è un film che fa paura? Perché riprende la grande tradizione del genere horror: parlare del reale attraverso il mezzo dell’orrore, del mostro. E chi sono i mostri in The Purge? I peggiori: gli esseri umani.

 

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The Conjuring (2013)

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Senza rendercene quasi conto, siamo entrati nella piena era del mainstream, e tutto “grazie” ad un solo uomo: James Wan. Per me il capolavoro di James Wan resta uno solo e uno soltanto: Saw (ma ne parleremo quando Amazon si deciderà a mettere il primo capitolo della saga nel suo catalogo). Eppure il genio e la lungimiranza di questo regista lo hanno portato negli anni a creare un vero e proprio universo di storie, di fantasmi e di angosce. Il suo più grande difetto? Non terminare mai quello che inizia.

Nell’ambito della paura, ad eccezione fatta per un finale davvero troppo stereotipato e standard (purtroppo l’inizio di una serie di horror tutti uguali), The Conjuring resta uno dei film che più ha terrorizzato il cinema in sala.

Il suo arrivo non ha solo segnato un nuovo passo avanti per l’horror, dando il via anche ad altre pellicole che strizzassero nuovamente l’occhio alla vera paura, ma è stato l’inizio della creazione di un universo espanso che non conta semplicemente i film principali della saga, ma anche una serie di spin-off, spesso approfondimenti su alcuni “elementi secondari” presenti all’interno del film, di buon successo al botteghino.

Una saga basa su eventi reali, uno concatenato all’altro, che fa affidamento sulla voce della sua protagonista ancora in vita, Lorainne Warren, e che affonda le sue radici su una delle più comuni paure degli esseri umani: la presenza del male nella nostra vita.

Il male, però, spirituale, quello rappresentato dal Diavolo come contrario e antagonista di Dio, quello delle porte che sbattono, degli oggetti che si muovono da soli e delle bambole impossessate.

 

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Goksung – La presenza del diavolo (2016)

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Questo è proprio una chicca! Non c’è nulla da fare, nel cinema contemporaneo del genere horror, gli orientali non hanno molti avversari. Riescono sempre a creare pellicole di enorme suspence, angoscia e paura, attingendo anche molto volentieri dalle storie della tradizione. Il tutto sempre confezionato con l’essenziale, un minimalismo che è diventato marchio di fabbrica!

Il film in questione, noto forse ai più come The Wailing, è diretto dal regista sudcoreano Na Hong-jin. Presentato nel 2016 al Festival del Cinema di Cannes, il film gira attorno a delle misteriose e anche piuttosto brutali morti che sembrano essere legati a dei riti demoniaci. Il sospettato sembra essere l’unico uomo misterioso ritrovato sulla scena. Di lui non si sa nulla se non la sua nazionalità. Eppure è troppo facile: lo sappiamo noi e lo sa anche il detective a cui è stato affidato il caso. E più la pellicola andrà avanti, più il disagio, l’incertezza e il sospetto verso tutto e tutti si farà ancora più acuto.

Un percorso che, ad un certo punto, sembra quasi politico e sfociare in una vergogna nazionale ma del tutto epurata. E di nuovo, ancora una volta, l’horror torna sui suoi passi e si fa il più grande specchio e porta voce della realtà, del marcio dell’anima umana.