Borsa Milano chiude a +1,5%. L’Europa spera nella ripartenza: volano auto e viaggi
by Redazione EconomiaLe Borse europee credono nell’uscita veloce dalla crisi economica e si riportano ai valori pre-lockdown, ovvero verso i livelli di metà marzo. Milano ha chiuso la giornata in rialzo dell’1,5%, Parigi dell’1,46%, Francoforte dell’1%, Londra dell’1,24% e Madrid del 2,3% circa (qui le quotazioni delle Borse internazionali e dei listini azionari in tempo reale). A trascinare i listini sono tutti i settori più penalizzati negli ultimi due mesi, a partire dai viaggi (+7,1% l’Euro Stoxx di settore) e auto, con le compagnie europee galvanizzate dalla prospettiva di una riapertura dei confini in Europa. Corrono le banche, spinte anche dal fatto che gli analisti di Citi ritengono ingiustificato lo sconto a cui i titoli trattano in Borsa e sovrastimati i rischi sul capitale, con quelle di Piazza Affari che trovano ulteriore sostegno nel calo dello spread a 201 punti, dai 211 di lunedì.
I titoli a Piazza Affari
Sul Ftse Mib la migliore non a caso è Bper (+10,43%), tra le più penalizzate negli ultimi periodi (ha ceduto il 17% in maggio e il 60% circa da inizio anno). Prosegue inoltre il rally di Ferragamo (+7,28%) e Leonardo (+6,7%), con il settore difesa europeo. Bene Fca (+3,39%) nel giorno in cui il board di Intesa Sanpaolo ha dato il via libera al maxi prestito da 6,3 miliardi garantito da Sace. Il titolo è sostenuto dal recupero del settore auto, grazie anche al maxi-piano da 8 miliardi per le quattro ruote francesi annunciato dal presidente Emmanuel Macron.
Oltre al rally di Bper, Mediobanca è cresciuta del 5,66%, Unicredit del 4,44%, Banco Bpm del 4,8% e Intesa Sanpaolo del 2,99%. Sul Ftse Mib positiva Atlantia (+2,94%), con gli investitori che puntano ancora su un accordo tra il Governo e Autostrade per l’Italia sul delicato tema della concessione.
Il caso Diasorin
In coda al Ftse Mib invece Diasorin (-5,92%): il titolo del gruppo farmaceutico nelle ultime quattro sedute aveva guadagnato quasi il 17% e da inizio anno sale circa del 120%, ma oggi e’ penalizzata da un report di Jefferies, secondo cui il prezzo attuale (197 euro per azione martedì, dopo avere toccato lunedì il record di 211,8 euro) è troppo alto. Per questo gli analisti hanno tagliato il rating da «hold» a «underperform», cosa che indica un suggerimento di vendita.
L’auto torna a correre
Giornata sugli scudi per il settore automobilistico sui listini europei, a partire da Piazza Affari. Mentre in tutto il continente si fa strada l’ipotesi di piani per sostenere il comparto, messo in grave difficoltà dalla pandemia da Coronavirus e dal lockdown che, oltre ad aver fermato la produzione hanno anche di fatto sostanzialmente azzerato le vendite, i titoli dei grandi gruppi del settore provano a ripartire. A Milano oltre a Fca, sono ben comprate anche il produttore di pneumatici Pirelli, lo specialista dei freni Brembo (+8,58%), la componentistica di Sogefi (+5,09%).
A riportare gli acquisti sui titoli, oltre ai bassi prezzi, le posizioni che stanno arrivando da più parti del panorama politico europeo: il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha detto che il governo, nella strategie per sostenere la ripresa, sta lavorando a «piani specifici» per alcuni settori, fra cui quello auto, con l’auspicio di poter contare per la loro messa a terra anche sulle risorse del Recovery fund europeo. «Non è derogabile un intervento di sostegno all’automotive che però non deve mettere in discussione obiettivi Pniec che ci siamo dati rispetto alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni di Co2 che vedono il settore dei trasporti come un elemento fondamentale delle riduzioni delle emissioni con uno spostamento verso la trazione elettrica», ha sottolineato da parte sua il titolare dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. Il supporto al settore dell’auto è sì necessario per le grandi case automobilistiche, ma anche per sostenere tutto l’indotto e il comparto dell’acciaio, che soffrono dello stop alle vendite di autoveicoli e che già nei mesi scorsi avevano pagato le difficoltà dei grandi produttori tedeschi, sbocco dell’export di molte pmi.
Il piano di Macron per l’auto
La filiera automobilistica allargata italiana, inclusiva dei servizi attinenti al settore automotive, occupa oltre 1 milione di persone, impiegate in circa 200.000 piccole e medie imprese, con un fatturato pari a circa il 19% del pil del Paese. Nello specifico il settore automotive interessa oltre 400.000 addetti che risultano pari a oltre il 7% del settore manifatturiero; il fatturato del comparto, che raggiunge i 106 miliardi di euro, è pari all’11% del settore manufatturiero e al 6,2% del pil. Il 66% degli autoveicoli prodotti in Italia è destinato ai mercati esteri e la contribuzione al gettito fiscale nazionale per oltre 76 miliardi di euro è pari al 16% delle entrate tributarie totali dello Stato; il mondo dell’auto è importante anche per il contributo a ricerca e innovazione, con quasi 1,5 miliardi di investimenti in Italia.
Le stesse linee guida stanno prendendo piede anche in Francia, con il presidente Emmanuel Macron in prima linea nel disegnare un piano da 8 miliardi che sia di supporto alle due grandi case automobilistiche del Paese, Renault e Psa Peugeot, e al loro indotto, ma che guidi anche la transizione verso l’elettrico. Anche per questo nella strategia francese dovrebbe trovare spazio il rilancio del progetto Alliance per le batterie, così da svincolare i costruttori europei dalla dipendenza da quelle asiatiche.
Il petrolio riparte
Prosegue la fase di recupero del petrolio: il Wti luglio cresce dell’1% a 34 dollari, mentre il Brent di pari scadenza sale dello 0,6% a 35,7 dollari al barile. Sul mercato valutario, l’euro si rafforza sul dollaro a 1,0985 (1,093 in avvio e 1,0897 ieri in chiusura) e a 118,187 yen (117,15 yen all’apertura e 117,37 lunedì), mentre il rapporto dollaro/yen è a 107,58.