Dall’Europa 100 miliardi per l’auto. Il Codacons fa ricorso al Tar contro il prestito a Fca
by Giuliana FerrainoIl Recovery Fund della Commissione europea potrebbe includere fino a 100 miliardi a favore dell’industria dell’auto, uno dei settori più colpiti dalla pandemia del Covid-19, poiché all’emergenza coronavirus, che ha fatto crollare gli acquisti di veicoli in tutta Europa a causa del lockdown e delle restrizioni alla mobilità, affronta anche la sfida imposta dal cambiamento climatico, che costringe tutte le società a reinventare il proprio modello di business per ridurre le emissioni, in nome di una mobilità più sostenibile nell’ambito di un progetto più vasto di decarbonizzazione dell’economia.
In gioco ci sono milioni di posti di lavoro . In tutta Europa, secondo produttore di automobili al mondo dopo la Cina, si calcolano 300 mila aziende, dalle case automobilistiche alle officine, che impiegano 13,8 milioni di persone, secondo uno studio dell’Unione europea, che perciò ha studiato un pacchetto di misure ad hoc. Mercoledì la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, presenterà il progetto per il Recovery Fund biennale da 500 miliardi, di prestiti e sussidi (ma si tratterà in maggioranza di sovvenzioni ha anticipato l’ex segretario della commissione Martin Selmayr), insieme alla proposta del nuovo budget europeo 2021-2026 da circa mille miliardi. Un portavoce della Commissione, responsabile per mobilità e trasporti, interpellato dal Corriere non ha voluto fornire maggiori dettagli, rinviando alla presentazione ufficiale di mercoledì.
In attesa di conoscere il piano della Commissione, alcuni Paesi europei si stanno già muovendo. Il presidente francese Emmanuel Macron ha anticipato che Parigi ha intenzione di sostenere massicciamente la filiera dell’auto colpita gravemente dalla crisi economica e sociale per il coronavirus. «La crisi sanitaria ha arrecato un colpo d’arresto massiccio e brutale alla filiera automobilistica francese. È un parte della nostra economia, sono migliaia di posti di lavoro. Il nostro sostegno verrà massicciamente amplificato», ha annuncia su Twitter il leader francese, che nel pomeriggio prima di annunciare il suo piano riceverà i protagonisti della filiera dell’auto (i costruttori, da Psa promessa sposa di Fca, Renault, Toyota, ma anche sindacati e parti sociali), per fare il punto sull’impatto della crisi e offrire un pacchetto di aiuti per uscirne.
Secondo le indiscrezioni della stampa francese, tra le misure ci sarebbero un aumento del bonus per le vetture elettriche da 6.000 a 8.000 euro per i privati e un bonus di 2.000 euro per l’acquisto di veicoli ibridi ricaricabili. Verrebbe inoltre ampliato il bonus per la conversione a favore dei veicoli a benzina e diesel meno inquinanti. Macron punterebbe poi a coinvolgere Renault nel progetto Alliance per le batterie, finora sostenuto solo dai gruppi Psa e Total (con la sua controllata Saft), rivela Le Figaro, per avviare la produzione delle batterie «made in France» intorno al 2023. L’obiettivo del presidente sarebbe quello di produrre un milione di auto elettriche entro 5 anni per rilanciare la Francia come un grande paese produttore di automobili.
Le attese delle misure a sostegno del settore fa volare tutto il comparto europeo dell’auto: a Parigi a metà seduta Renault sale di quasi il 7% e Peugeot del 5,4%. A Piazza Affari anche Fca segna un rialzo di circa il 4%, dopo il +3,5% di lunedì. Il gruppo controllato dalla famiglia Agnelli, che in Italia conta 18 stabilimenti e impiega circa 55 mila lavoratori, aspetta il via libera al prestito da 6,3 miliardi, garantito all’80% dalla Sace, nel quadro del decreto Liquidità. Martedì il consiglio di Intesa Sanpaolo esamina la delibera sul finanziamento, che in caso di approvazione richiederà poi il via libera di Sace e del Mef. Ma contro il prestito il Codacons ha già notificato un ricorso al Tar del Lazio, impugnando la parte del decreto che non esclude dalla possibilità di ottenere finanziamenti le imprese facenti parte di un gruppo la cui controllante ha sede all’estero. L’operazione non punta solo a preservare la liquidità di Fca, scesa di 5 miliardi, a quota 18 miliardi, a livello globale, nel primo trimestre a causa dello stop all’attività per il coronavirus. Ma ha l’obiettivo di riattivare l’intera filiera dell’automotive, che conta oltre 300 mila addetti, in grande sofferenza anche nel nostro Paese.
Anche il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, martedì ha riconosciuto che non è derogabile un intervento di sostegno all’automotive. Nel rispetto però degli obiettivi di decarbonizzazione e riduzione delle emissioni di Co2, che vedono il settore dei trasporti come un elemento fondamentale delle riduzioni delle emissioni con uno spostamento verso la trazione elettrica. Per Patuanelli «l’incentivazione verso la trazione elettrica è fondamentale che continui». Ma ha anche aperto la strada ad «aggiornare» gli incentivi per smaltire il parco. Che è quello che chiedono il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, e il presidente di Anfia, Paolo Scudieri, che lunedì hanno inviato una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per sollecitare «incentivi immediati», estendendo l’ecobonus attualmente in vigore.
Anche la Germania studia come rilanciare un settore chiave dell’industria manifatturiera tedesca. Durante il vertice sul comparto dell’ auto convocato a Berlino dalla cancelliera Angela Merkel il 5 maggio, i leader della Baviera (casa della Bmw), della Bassa Sassonia (dove ha Volkswagen) e del Baden-Württemberg (dove risiedono Daimler e Porsche) , i tre Länder dell’auto hanno chiesto « incentivi all’innovazione »: 4 mila euro per un’auto elettrica o ibrida plug-in, 3 mila euro per una nuova benzina o diesel. Più altri mille euro se una vecchia auto viene rottamata. Un nuovo incontro è in programma all’inizio di giugno.