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Google, Sundar Pichai entusiasta di lavorare con Apple: «Sono impegnato a trovare altre opportunità»

Il Ceo è rimasto pienamente soddisfatto dal progetto congiunto di contact tracing anti-coronavirus: «Ci siamo resi conto che la somma era più grande delle singole parti»

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Galeotto fu il contact tracing: dopo aver collaborato per sviluppare una tecnologia decentralizzata di notifica per l’esposizione al Covid-19, tra Google e Apple sembra nato un feeling speciale. Mai i due colossi tech si erano lanciati in progetti congiunti, perlomeno di questo livello. Nonostante i differenti core business – da un lato la telefonia, dall’altro i servizi online –, si erano sempre tenuti distanti, senza mettere a fattor comune i propri know-how. Poi è scoccata la scintilla. Che sia l’inizio di un asse strategico tra Mountain View e Cupertino? È presto per dirlo, ma di certo la disponibilità a intraprendere nuove iniziative non sembra mancare. A confermarlo, ai microfoni di Wired.com, è stato l’amministratore delegato di Google e Alphabet Sundar Pichai: «Il fatto che grandi aziende lavorino insieme a servizio della comunità – ha dichiarato – è davvero un bene per il mondo. Sono impegnato a trovare altre opportunità e ho avuto l’impressione che anche per Tim (Cook, il Ceo di Apple, ndr) sia lo stesso».

Sinergia vincente

Pichai ha poi rivelato la genesi dell’inedita «joint venture» anti-coronavirus: «Entrambi i team hanno iniziato a lavorare autonomamente sulla tecnologia per supportare le agenzie sanitarie nel loro lavoro di tracciamento dei contatti – ha raccontato –. Molto rapidamente tutte e due le parti hanno realizzato che per funzionare bene avrebbe dovuto essere disponibile ovunque. Quindi i gruppi di ingegneri hanno iniziato a mettersi in contatto. A un certo punto Tim e io abbiamo deciso di scambiarci gli appunti e parlare direttamente». Risultato: lo sviluppo di un sistema già adottato da 23 Paesi in tutto il mondo, Italia compresa. Saranno infatti proprio le Api sviluppate dalle company a garantire il funzionamento di Immuni, che nei prossimi giorni esordirà in via sperimentale in Puglia, Abruzzo e Liguria. In quest’ottica si è più volte parlato, nelle scorse settimane, di un tasso di utilizzo minimo del 60% da parte della popolazione affinché l’app risulti efficace. Pichai su questo non si è mostrato d’accordo: secondo lui «anche se solo il 10-20% degli utenti darà il proprio consenso all’utilizzo, questo avrà un impatto reale e significativo». Ciò detto, resta fermo il fatto che più saranno gli aderenti, più probabilità si avranno di compiere un ulteriore passo verso il definitivo contenimento della prima ondata del virus, tanto più dopo gli incoraggianti risultati di questi giorni.

I prossimi step

La palla passa ora ai singoli governi, mentre Google e Apple sembrano già guardare al futuro: «Io e Cook ci incontriamo periodicamente, certo – ha detto Pichai –. Noi siamo partner di Apple in molte aree. In questo caso (il contact tracing, ndr), ci siamo resi conto che la somma era più grande delle singole parti». Sarà dunque interessante scoprire cosa accadrà nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Intanto entrambe le aziende hanno in programma di riaccogliere in ufficio i propri dipendenti. Apple sarebbe già sul punto di iniziare le operazioni, mentre Google attenderà fino a inizio 2021. Interpellato in merito alla decisione di Facebook di far lavorare da remoto metà dei propri dipendenti entro il 2030, Pichai si è detto pronto ad adattarsi al cambiamento, ma ha anche precisato che «è ancora troppo presto per dire fino a che punto», nutrendo dubbi sulla produttività creativa di gruppi di lavoro da sempre abituati a ritrovarsi di persona. E il dibattito continua.