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Una mascherina tricolore in regalo per i lettori di «7»

Dopodomani, in collaborazione con Lidl-Italia, arriva in edicola col settimanale la protezione monouso prodotta da un’azienda della moda che si è riconvertita

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L’ultimo in ordine di tempo è un esperimento condotto su 52 criceti dal professor Yuen Kwok-yung all’Università di Hong Kong. I risultati sono confortanti: il rischio di infezione da Covid-19 si riduce del 50 per cento se si indossano le mascherine. Il tema era stato più volte affrontato e dibattuto dalla scienza ma mancavano ancora studi scientifici sulla «tenuta» di questi dispositivi rispetto proprio al coronavirus. In Italia si è faticato non poco a trovarli nei negozi o nelle farmacie, specialmente quelli a prezzi calmierati. Anche per questo 7, il settimanale del Corriere della Sera, a ogni suo acquirente regalerà dopodomani una mascherina tricolore. Una scelta non casuale anche in vista dell’imminente festa della Repubblica del due giugno. L’iniziativa del magazine, in collaborazione con Lidl Italia, si basa su un oggetto monouso, in tessuto non tessuto (Tnt), che è stato realizzato totalmente a Cerreto Guidi, nel Fiorentino, da una delle oltre 400 aziende della moda made in Italyche si è riconvertita nella produzione di mascherine grazie al progetto di industria manifatturiera etica, ribattezzato «Italia per Italia».

Il protocollo d’intesa

Un protocollo d’intesa firmato da Confindustria Moda e Cna Federmoda, redatto dallo Sportello amianto nazionale, con il supporto di PwC Italia. «La mia azienda è a conduzione familiare — spiega Gabriele Papini — e da oltre quarant’anni produceva sacchetti, shopper, copriabiti e panni per i migliori marchi di abbigliamento. Quando è scoppiata la pandemia ho pensato di riconvertire la produzione per creare le mascherine, visto che già utilizzavamo il Tnt. Abbiamo sette certificazioni e ho pensato che potesse essere un modo per non licenziare i miei trenta dipendenti». La produzione giorno dopo giorno ha raggiunto livelli alti. «La riconversione è stata rapidissima perché eravamo abituati a produrre 100mila sacchetti e ora siamo a un milione di mascherine — dice l’imprenditore toscano — con la conseguenza che gli orari di lavoro sono stati molto impegnativi per tutti. Per questo ringrazio i miei ragazzi che hanno accettato questa sfida con entusiasmo». Una sfida che in realtà è diventata una grande occasione. «Assumerò altre trenta persone — conclude Papini — per sdoppiare di fatto la mia azienda: da una parte l’attività storica e dall’altra quelle delle mascherine».

La reattività delle imprese

Una reattività imprenditoriale che è stata non solo della società toscana ma di gran parte di questo settore strategico della moda italiana che rappresenta la seconda più grande industria del Paese, dà lavoro a 585 mila persone e ha un fatturato di 95 miliardi. Queste riconversioni hanno avuto, durante un periodo di così forte crisi, risvolti sia sull’occupazione perché le nuove produzioni hanno permesso di mantenere al lavoro, in piena sicurezza, una buona parte dei dipendenti sia sulle casse dello Stato perché hanno consentito alle imprese di gravare meno sui fondi destinati agli ammortizzatori sociali