https://images2.corriereobjects.it/methode_image/2020/05/26/Esteri/Foto%20Esteri%20-%20Trattate/3c2e2883a1e54840875812841acf1f92-kS1B-U3190379822909j0F-656x492@Corriere-Web-Sezioni.jpg?v=20200526224540

Coronavirus, Usa a 100 mila vittime. Ora tocca alle campagne senza lockdown

La corsa del Covid-19 sembra rallentare a New York, mentre raggiunge le regioni rurali finora indenni. Picco in 12 Stati Trump si impunta su una convention e critica gli scienziati

by

WASHINGTON - Gli Stati Uniti toccano quota 100 mila morti. Purtroppo le previsioni formulate dagli scienziati si sono rivelate corrette. Il 30 marzo scorso il dottor Anthony Fauci e Deborah Birx, coordinatrice della task force anti coronavirus, avevano mostrato ai giornalisti un grafico con due collinette. Una doppia stima delle vittime in arrivo: tra i 100 e i 240 mila morti. «Questi sono i nostri numeri, i nostri obiettivi per contenere la catastrofe», aveva commentato Birx, invitando gli americani a rispettare le precauzioni di sicurezza.

Ora, alla fine di maggio, il virus ha già superato il primo picco. La sua corsa sta rallentando in alcune aree del Paese, a cominciare da New York, dove il Governatore Andrew Cuomo sottolinea i segnali più incoraggianti: negli ultimi giorni i nuovi casi sono scesi a 1500-1600 contro i 13-10 mila di metà aprile, la fase più acuta della crisi. Il numero dei morti è ora pari a 150 circa al giorno, contro i 1.300-1500 del mese scorso. Questo calo si riflette sulla media nazionale: la curva dei contagi si è abbassata a una media di 19-20 mila al giorno, rispetto agli oltre 30 mila di inizio aprile e il e il conto delle vittime si attesta sulle 500-600, contro le oltre 2.500 di quasi due mesi fa.

Ma l’allarme non è finito. Lo sciame del Covid-19 si sta spingendo nelle profondità del territorio, raggiungendo anche regioni rurali finora sostanzialmente indenni. IlNew York Timesha calcolato che in circa dodici Stati si sta registrando un’impennata. In Alabama, Florida, Georgia, South Carolina e Tennessee l’ondata sembra collegata alla riapertura dell’economia, decisa dai Governatori di questi Stati tra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Il coronavirus guadagna spazio anche in Arkansas, North Dakota e Oklahoma, cioè tre realtà che non hanno mai adottato alcuna misura restrittiva.

Bisogna stare attenti, però, agli schemi troppo rigidi. A Washington Dc, per esempio, c’è stato un rimbalzo dei casi, nonostante la sindaca democratica Muriel Bowser abbia imposto un severo lockdown. Tanto che la stessa Bowser ha fatto sapere che deciderà solo oggi se procedere a una graduale riapertura della capitale, venerdì 29 maggio, come inizialmente previsto.

Il Paese esce da un fine settimana tumultuoso. Nei luoghi di villeggiatura, dalla Florida al Missouri, si sono viste scene che hanno allarmato la task force della Casa Bianca. Mentre sugli schermi scorrevano le immagini della spiagge e delle piscine sovraffollate, Deborah Birx si affannava a ricordare la necessità di mantenere le distanze sociali e di indossare la mascherina. Ma naturalmente il problema principale resta l’approccio «iper aperturista» di Donald Trump e, in parallelo, quello dei governatori repubblicani. Anche qui con qualche eccezione, rappresentata dai più cauti Mike DeWine dell’Ohio e Larry Hogan del Maryland.

Il presidente continua a spingere per il ritorno alla normalità, con una polemica dopo l’altra. L’ultima è sulla convention repubblicana, in calendario tra il 24 e il 27 agosto a Charlotte, in North Carolina. Trump ha minacciato di spostare altrove l’evento, perché teme che il Governatore democratico Roy Cooper possa bloccare tutto. Cooper e anche alcuni politici repubblicani locali pensano che una kermesse da 50 mila persone sia un fattore di rischio. Le tensioni, dunque, si intrecciano. Tra Trump e gli scienziati e tra il presidente e quasi tutti i Governatori democratici. Da tenere sott’occhio le mosse di Cuomo. Il Governatore di New York non ha mai interrotto il dialogo con la Casa Bianca. Oggi sarà a Washington per chiedere a Trump di appoggiare un massiccio piano di lavori pubblici nella Grande Mela.