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Le corse di notte, i giri nella piazza mercato chiusa. Così ho allenato (bene) i miei atleti

La testimonianza dell’allenatore Giorgio Rondelli sui mesi di lockdown: «Per me è stato un periodo positivo. Di fronte alle difficoltà bisogna sempre pensare positivo»

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Quando qualcuno mi chiede come ho vissuto la quarantena mi trovo spesso in grave imbarazzo a rispondergli: «Molto bene. Grazie. Per me è stato un periodo molto positivo». Perché, siamo sinceri, la quarantena dei mesi scorsi non è stata uguale per tutti. Molto è dipeso da dove ognuno viveva. Casa e città o comune di appartenenza. Ma anche dagli spazi davvero esigui o inesistenti in cui era permesso fare un minimo di attività motoria. Certamente anche dalla capacità individuale di tirare fuori il meglio da sé stessi per non arrendersi di fronte a qualcosa di terribile. Ma soprattutto di mai affrontato come il coronavirus.

Allenatore

Per il sottoscritto, facendo l’allenatore di atletica come professione principale e dovendo gestire un numeroso gruppo di atleti di medio-alto livello fra cui due maratoneti con tanto di minimo olimpico per i giochi di Tokio il primo obiettivo è stato quello di fornire loro un programma individuale di allenamento o mantenimento. Cercando di farli lavorare soprattutto sul potenziamento muscolare, sull’elasticità e sulla mobilità articolare. Tutte cose che potevano essere fatte tra le mura domestiche. Il grande problema rimanevano le uscite di corsa. Per chi proprio non poteva farle, tra l’altro proprio gli atleti più bravi, il mio consiglio è stato quello di acquistare un tapis roulant. Per tutti gli altri, nell’osservanza dei decreti ministeriali, quello di uscire a correre vicino alla propria abitazione. Pero’ ad orari tali da non creare tensioni con le altre persone rinchiuse dentro casa. Cosi per molti di loro gli orari di allenamento sono diventate le 4.30 del mattino oppure le 21.30 di sera. Come hanno reagito? Senza problemi dopo una settimana di adattamento. Anche dovendo affrontare sedute di buona intensità una volta che il loro orologio biologico si era sintonizzato sui nuovi orari di pranzo, cena, sonno ed allenamento.

Papà coach

Dovendo poi restare nel comune dove abito, cioè Novate Milanese, il terzo problema era quello di gestire l’allenamento delle mie tre figlie. La più grande Alessandra fa ginnastica ritmica. Le gemelle Anna e Sofia mezzofondo e marcia. Per la prima l’intuizione è stata quella di rivoluzionare il piccolo giardino esistente nello spazio esterno alla nostra villetta coprendolo con l’erba sintetica. La seconda intuizione per le uscite di corsa e di marcia delle gemelle quella invece di avere individuato, vicino casa, una grande area mercato semideserta con un circuito di oltre mezzo chilometro. Dopo averlo attentamente misurato il medesimo è cosi diventato la nostra usuale pista di allenamento. Ci andavamo sempre alle ore 13.00. Cioè all’ora di pranzo. Sempre per evitare tensioni con gli altri cittadini. Opportunità proficua visto nei giorni scorsi nei primi test svolti sulla pista del campo XXV Aprile, Anna e Sofia hanno subito realizzato i propri primati personali.

Video

La situazione di emergenza, per me geneticamente un antitecnologico, mi ha poi spinto a realizzare allenamenti specifici in video su stretching, potenziamento muscolare, elasticità, core stability ed altro ancora. Sia per i miei atleti che per altre persone che seguo a distanza con tabelle di allenamento. Ma anche a produrre, sulle stesse tematiche, alcuni video specifici per Running Gazzetta con il supporto di mia figlia Alessandra come dimostratrice. Per realizzarli al meglio mi sono messo di nuovo ad approfondire alcuni aspetti specifici dell’allenamento. Cosa che non facevo da molti anni.

Di nuovo di corsa

Inoltre da molti anni avevo smesso di correre. Ebbene, anche per seguire gli allenamenti delle figlie, non certo riuscendo a stare al loro passo, ho pure ripreso a correre. Fatica improba. Anche trascinandomi ad oltre sei minuti al chilometro. Però anche per il mio organismo questo periodo così terribile del Coronavirus ha prodotto una scossa benefica. Quando tutto sarà finito e ritornato alla normalità se mi guarderò dietro dovrò ammettere di essere stata una persona molto fortunata. Forse per aver capito che di fronte alle difficoltà si deve sempre provare a pensare in positivo. Una via d’uscita è spesso dietro l’angolo.