Allarme Bce su banche e titoli di Stato. «Può tornare la paura di uscire dall’euro»

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La pandemia ha «notevolmente amplificato» le vulnerabilità del settore finanziario, delle imprese e del debito sovrano, avverte le Bce che torna a sollecitare risposte politiche, «essenziali per preservare la stabilità finanziaria», rilanciando il ritorno dei timori sul rischio di uscita dall’euro. «Se le misure adottate a livello nazionale o europeo fossero giudicate insufficienti a preservare la sostenibilità del debito, il giudizio del mercato su un rischio di ridenominazione potrebbe salire ulteriormente». Come dire: tornerebbe la paura di un’uscita dall’euro. Ma da Francoforte arriva un allarme anche sulle banche dell’area euro che, sebbene ora meglio capitalizzate, «rischiano di subire perdite significative e ulteriori pressioni sulla redditività», secondo la «Financial Stability Review» (Fsr) della Banca Centrale Europea di maggio.

«La pandemia ha causato una delle più acute contrazioni economiche della storia recente, ma misure politiche di ampio respiro hanno evitato un tracollo finanziario», ha affermato il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos. Però non bastano e devono continuare. « le ripercussioni della pandemia sulle prospettive di redditività delle banche e sulle finanze pubbliche a medio termine dovranno essere affrontate in modo che il nostro sistema finanziario possa continuare a sostenere la ripresa economica», insiste lo spagnolo.

Con la diffusione del virus a livello globale alla fine di febbraio, i mercati finanziari hanno visto «un drastico calo dei prezzi degli asset, un forte aumento della volatilità, illiquidità in alcuni mercati principali e un generale inasprimento delle condizioni finanziarie», si legge nel rapporto della Bce. Alcune reazioni del mercato sono state amplificate dalla necessità per i fondi d’investimento di vendere attività per far fronte ai grandi deflussi da parte degli investitori. L’azione delle banche centrali a livello globale, in particolare gli annunci della Bce di acquisti di asset su larga scala, nell’ambito del programma di acquisto del settore pubblico eredità di Mario Draghi, e del nuovo programma di acquisto, lanciato dalla presidente Christine Lagarde a marzo per la pandemia, ha contribuito a stabilizzare le condizioni dei mercati. Tutti i Paesi dell’area dell’euro hanno annunciato pacchetti fiscali per attenuare le conseguenze economiche della crisi per le famiglie e le imprese. E queste misure fiscali, riconosce l’Eurotower, dovrebbero sostenere la ripresa economica. In particolare, potrebbero aiutare le numerose imprese che si trovano ora ad affrontare tensioni di liquidità. Anche se, alcune imprese più a rischio, che avevano fatto già ricorso al debito negli ultimi anni, si troveranno probabilmente ad affrontare ulteriori sfide.

All’orizzonte la Bce paventa rischi per la sostenibilità dei titoli di Stato vulnerabili. «L’ aumento dei livelli di debito pubblico potrebbe anche innescare una rivalutazione del rischio sovrano da parte degli operatori di mercato e riaccendere le pressioni sui soggetti sovrani più vulnerabili». Come l’Italia, che però non viene mai citata nella Financial Stability Review pubblicata due volte all’anno dalla Bce. Gli spread sovrani dei Paesi con rating più bassi sono aumentati, perché sia il forte calo del Pil, sia i deficit significativi possono alzare i rapporti debito/Pil nel breve e nel medio termine», valuta la Bce. In ogni caso, «il costo economico e l’impatto negativo sul mercato in caso di risposta fiscale inadeguata sarebbero stati probabilmente più gravi». L’annuncio dei programmi di acquisti Bce ha «contribuito a invertire l’ampliamento degli spread sovrani nel breve termine», nota la Bce. Sottolineando che «nel medio termine, tuttavia, gli spread sovrani potrebbero aumentare se gli investitori valutassero che la sostenibilità del debito pubblico è peggiorata».

Quanto alle banche, sebbene sostenute da un significativo aumento del capitale e della liquidità dopo la crisi finanziaria globale, le valutazioni degli istituti di credito sono «scese ai minimi storici e i costi di finanziamento sono aumentati». Inoltre, a causa del deterioramento dell’economia e dell’incertezza sulle prospettive sugli utili, ora la Bce si aspetta che il rendimento del capitale proprio per le banche dell’area dell’euro nel 2020 sia «significativamente più basso di quanto non fosse prima della pandemia». Un aiuto alle banche arriverà dall’alleggerimento dei requisiti patrimoniali e dalla sospensione di dividendi e programmi di acquisto di azioni proprie, per rafforzare il patrimonio, misure che dovrebbero restare in vigore fin quando la ripresa sarà ben avviata, anticipa la banca centrale.