https://images2.corriereobjects.it/methode_image/2020/05/25/BuoneNotizie/Foto%20BuoneNotizie%20-%20Trattate/arlia-koyG-U3190313792373cTH-656x492@Corriere-Web-Sezioni.png?v=20200526100312

Il direttore calabrese alla Carnegie Hall di New York: «Sogno un’orchestra nella mia terra»

Filippo Arlia, 31 anni, è il più giovane direttore di conservatorio d’Italia. Tiene concerti nel mondo e dirige l’istituto di studi musicali a Catanzaro

by

Crede nella musica totale, globale, immersiva. Senza muri e pregiudizi. Classica, pop, popolare. «Uno straordinario strumento di educazione e di riscatto sociale. Oltre le barriere accademiche. Chi sa ascoltare l’Inno alla gioia di Beethoven o i Concerti brandeburghesi di Bach difficilmente finirà sulla cattiva strada». Racconta «i giorni terribili della pandemia» e sottolinea: «L’isolamento, il distanziamento, i sacrifici fatti per superare l’emergenza hanno rafforzato l’idea di un mondo che alla musica, all’arte, alla cultura deve la sua solidità ideale. In grado di migliorare i giovani e curare lo spirito».

L’orizzonte di Filippo Arlia, 31 anni, pianista versatile, direttore d’orchestra in progress, dal 2014 direttore dell’Istituto superiore di studi musicali Tchaikovsky di Catanzaro e Nocera Terinese, fondatore dell’Orchestra Filarmonica della Calabria, con centinaia di concerti in tutto il mondo. Il più giovane direttore di conservatorio d’Italia: 900 studenti, una parte consistente dei 5 mila aspiranti musicisti della regione, 150 corsi e un investimento speciale sui dipartimenti di musica pop e popolare. «Non tutti nascono Lucio Battisti, un talento naturale. Ma i nostri allievi di pop studiano teoria e solfeggio, storia della musica, armonia: hanno una preparazione completa».

Di più. «Abbiamo il diploma di organetto e, unici in Italia, di lira calabrese». L’obiettivo dell’Istituto è «unire l’entusiasmo dei giovani e l’esperienza dei più anziani». Perché «la musica è condivisione e non esclusione». Papà Saverio, diplomato in clarinetto, e mamma Emilia, cantante. La moglie, Valentina, pianista. Casa a Belmonte Calabro, Cosenza, sul Tirreno. I giorni delle costrizioni Filippo li ha vissuti in un’alternanza di emozioni. Da un lato il conservatorio in stand by e il concerto saltato alla Filarmonica di Berlino per la presentazione del disco sulla Cavalleria rusticana. «Tutto rimandato, ahimè, al maggio 2021». Dall’altro la nascita del primogenito Adonis, il primo di aprile, «in piena emergenza, con molta trepidazione, una luce che mi ha consentito di superare ogni ostacolo». Ora la lenta ripartenza, con la certezza che «le lezioni non si possono fare in remoto e la didattica online è una soluzione per l’emergenza, non la normalità».

Parla con passione: «Non avendo ricevuto indicazioni chiare dal Ministero ognuno dei 70 conservatori italiani ha risposto allo stop a modo suo. Fare musica in streaming è una fatica: sei solo, non hai il confronto, e spesso la linea non è buona. Suonare senza un pubblico o un maestro che ti corregge la postura cambia il valore della prova, della prestazione. Tra insegnante e studente c’è un necessario contatto fisico, uno scambio emotivo senza distanze. Nel piano di studi abbiamo almeno 15 corsi che prevedono la vicinanza. Siamo costretti ad arrangiarci nel rispetto della sicurezza. Facciamo via web le lezioni possibili. Gli altri corsi sono bloccati fino a settembre. La buona notizia è che, comunque, le sessioni di laurea sono assicurate».

Cita gli autori più amati: «Bach, Beethoven, e tutti i classici. Più tardi è arrivato Gershwin, Un americano a Parigi e Rhapsody in blue. Con il progetto Duettango ho scoperto Astor Piazzolla. Mio padre ha suonato anche musica leggera». Il sogno è creare un’orchestra e un teatro stabile in Calabria. «Siamo l’unica regione senza Ico (Istituzione concertistica orchestrale). I nostri musicisti sono a contratto. Per vivere devono avere un altro lavoro. Quelli che possono scappano via. In giro per il mondo ce ne sono tanti, e bravissimi, frutto dell’antica tradizione bandistica. Uno per tutti: Domenico Toteda, trombone basso alla London Simphony Orchestra».

La Calabria torna spesso nel discorso. «Vivo e lavoro in una terra problematica ma magnifica. Ogni giorno vedo il sole che tramonta su Stromboli, la temperatura non scende mai sotto i 10 gradi e sopra i 32». Arlia ha due dischi in uscita: in giugno lo Stabat Mater di Rossini con l’Orchestra della Calabria, dedicato alle vittime del coronavirus, poi un tributo a Stravinskij per Sony Classical. Il punto più alto della sua carriera? «Alla Carnegie Hall di New York per un Omaggio a Rossini. Ho compiuto il tragitto dal podio al camerino al rallentatore. Assaporavo ogni istante. Non volevo più uscire».