Immuni, al via i test sull’app in tre Regioni
La sperimentazione inizia in Liguria, Abruzzo e Puglia. Si parte venerdì, invierà un messaggio di allerta se si è rimasti vicini a un contagiato
by Martina PennisiSi parte: nei prossimi giorni — si parla già di venerdì, lunedì al massimo — comincerà la sperimentazione dell’app «Immuni» in Liguria, Abruzzo e Puglia, secondo quanto confermato dal ministero della Salute nella serata di ieri. La partenza a livello nazionale è invece in calendario entro la metà di giugno, al netto di intoppi e dell’ultimo pollice alto del Garante per la privacy. Per iniziare i test sul territorio la app dovrà essere scaricabile per tutti su App Store e Google Play — e anche questo passaggio con Apple e Google va messo in conto — e verrà in qualche modo resa attiva solo in un numero limitato di zone.
Così funzionerà Immuni
Con la fase 2 entrata nel vivo è più facile capire come funzionerà: se decideremo di scaricarla e lo farà anche un numero cospicuo di persone tra quelle che incrociamo sui mezzi pubblici, nei parchi o sul posto di lavoro, l’app ci avviserà se siamo stati vicini a qualcuno poi rivelatosi positivo a Sars-Cov-2. Lo farà senza sapere dove e come ci siamo spostati, ma registrando i codici anonimizzati dei nostri incontri con gli infetti. A loro, nel momento in cui ricevono la diagnosi, la scelta di far partire o meno, con il supporto di un operatore sanitario, il processo che porta alla notifica (questo passaggio, con lo sblocco dei codici dell’infetto, va ancora chiarito dal ministero della Salute). Non stiamo parlando di uno strumento risolutivo o paragonabile al dispiegamento di forze di monitoraggio e sanitarie con cui la Corea del Sud circoscrive i nuovi focolai, ma di un piccolo pezzo di un puzzle ancora in via di definizione che gli epidemiologi guardano con interesse.
La pubblicazione del codice sorgente
Mercoledì scorso Apple e Google hanno rilasciato i loro aggiornamenti, indispensabili perché gli sviluppatori scelti da 22 governi e alcuni Stati Usa potessero procedere (con le loro rispettive app). Ieri l’italiana Bending Spoons e il dipartimento della ministra dell’Innovazione Paola Pisano hanno reso pubblica una parte del codice di «Immuni» — quella relativa alla app e che funge da porta sul server di Sogei su cui verrà conservata parte dei dati — aprendosi alle segnalazioni degli esperti. Pisano aveva annunciato un call center nazionale per aiutare i cittadini a usare la app, alle regioni invece l’onere di gestire chi ha ricevuto la notifica e potrebbe dover seguire lo stesso iter previsto per i 150 mila test sierologici e chi risulta positivo: isolamento e tampone.
Il coordinamento europeo
Intanto ristoranti e bar hanno iniziato a chiedere nome e numero di telefono ai clienti, così da contribuire alla ricostruzione «manuale» degli incontri degli infetti. Quante persone (e quali) se ne occuperanno lavorando in parallelo all’app è un ulteriore pezzo per completare il quadro. Resta poi da capire come «Immuni» dialogherà con le altre applicazioni europee, anche se non si basano su Apple e Google, come quella francese.
Una versione ridotta di questo articolo è stata pubblicata sul Corriere della Sera cartaceo del 26 maggio