Il biglietto di Valentina, dimessa dal Covid Hotel: «Grazie, conservo nel cuore le vostre voci»
L’albergo Royal di Cattolica (Rimini) gestito dalla Comunità Papa Giovanni è stato il primo a ospitare i malati. Ora si sta lentamente svuotando. «Nessuno si dimentica di noi», dice il responsabile
by Fausta Chiesa«A tutti i ragazzi che hanno gestito la macchina organizzativa in questo momento di emergenza: ho visto poco i vostri volti ma le vostre voci le ho stampate nel cuore: grazie. Con gratitudine». Firmato «Dida». Dida è il soprannome Valentina, 34 anni, un’operatrice sanitaria che si è scoperta positiva di coronavirus e ha trascorso gli ultimi giorni di contagiosità all’Hotel Royal di Cattolica (Rimini), il primo albergo a essere convertito in Covid hotel in Italia, il 21 marzo scorso (per approfondire, leggere anche qui). La struttura è di proprietà, la Comunità Papa Giovanni XXIII, che da quel giorno accoglie con i massimi standard di sicurezza i paziente inviati dall’ospedale di Rimini e da altre strutture del territorio, in coordinamento con la prefettura.
«Da qualche giorno mi sentivo molto stanca - ricorda Valentina - e quando rientravo dal lavoro crollavo sul divano e mi svegliavo il giorno dopo, sentivo una forte debolezza alle gambe come se avessi scalato una montagna, quella sensazione di acido lattico come dopo lo sport. Avevo bruciore agli occhi che avevo ricondotto inizialmente alle lenti a contatto che porto. In realtà col senno di poi ho capito che erano tutti i sintomi riconducibili al coronavirus. Ho poi fatto un tampone di screening che mi ha poi diagnosticato il Covid-19 Il tampone faceva parte di una serie di controlli fatti a tutti i dipendenti come sorveglianza sanitaria, molto importante in un momento in cui la maggior parte dei pazienti sono asintomatici o paucisintomatici come la sottoscritta».
Poche ore dopo dalla telefonata che comunica l’esito, un’ambulanza la porta da casa al Royal. «L’inizio è stato alquanto traumatico - prosegue valentina - i primi giorni sono trascorsi nella piena solitudine e sconforto accompagnato dalla paura che i sintomi potessero aggravarsi. Venivo chiamata dai ragazzi dell’hotel tre volte al giorno orario pasti.E queste telefonate erano l’unico momento in cui potevo avere un contatto con le persone che in quel momento erano vicine a me. In queste chiacchierate abbiamo avuto modo di conoscerci un po’ e ho avuto così la possibilità di conoscere la storia di alcuni di loro, storie di vita difficile che hanno avuto la possibilità di riscattarsi grazie all associazione papa Giovanni XXIII. Storie che hanno reso quelle persone molto sensibili e disponibili. Mi sono sentita molto incoraggiata e aiutata da loro che quando sono finalmente uscita, mi sono commossa». Era venerdì 22 maggio.
«Valentina è tornata due giorni dopo per portarci un gran vassoio di paste fresche», racconta Gianpiero Cofano, segretario generale della Papa Giovanni XXIII e attuale responsabile dell’Hotel Royal. Ma valentina non è l’unica ad aver espresso un ringraziamento speciale. «Un altro signore ci ha offerta la pizza - racconta Cofano e ci ha lasciato un biglietto che diceva: “Al termine di un periodo difficile fatto di sofferenze emotive, mi sento di essere riconoscente perché insieme alle difficoltà niente avviene per caso: ho sperimentato un periodo di crescita e ho potuto conoscere persone che con la loro umanità e professionalità hanno scaldato il mio cuore. Mi piacerebbe abbracciarvi, ma non si può”».
In tanti sono venuti ad aspettare di tornare negativi al coronavirus in questo hotel sulla riviera romagnola. Un albergo con tutte camere con balcone da cui si vede il mare Adriatico di un’acqua incredibilmente azzurra e la spiaggia vuota. La prima ospite fu una badante ucraina. Poi ne seguirono altri, come Ivano e Mario, che passarono qui le feste di Pasqua in attesa di uscire e poter tornare dalle loro famiglie (leggete qui le loro storie).
Qual è la situazione del primo Covid hotel italiano oggi? «Attualmente - spiega Cofano - abbiamo una quindicina di ospiti. Avevamo accolto anche famiglie intere nel periodo di picco, poi circa una settimana fa erano rimasti soltanto 4 o 5 ospiti. Adesso che sono cominciati i test sierologici, stanno emergendo gli asintomatici e quindi stiamo accogliendoli anche noi: ne sono arrivati una decina dal territorio». La stagione balneare deve ancora aspettare.