Quanto costa comprare uno studio professionale. E a chi conviene farlo

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Lo tsunami Covid sul mondo delle professioni, già interessato da una pluridecennale crisi sistemica, è stato e sarà molto pesante: da circa 2 mesi la maggior parte dei professionisti si trova nell’impossibilità di produrre reddito. «Il professionista deve comprendere — spiega Alessandro Siess, fondatore di MpO — che ora più che mai lo studio moderno deve essere dotato di un’organizzazione più strutturata ed autonoma per superare questa crisi. Per questo il nostro studio si è specializzato nella gestione di acquisizioni e fusioni tra studi professionali». Da anni tutti gli addetti ai lavori concordano sul fatto che i professionisti devono aggregarsi fra loro per realizzare strutture organizzative più solide.

Vicino alla pensione

«Abbiamo realizzato tre simulazioni — Corrado Mandirola, fondatore e ad di MpO — a 30 , 50 e a 65 anni la professione si presenta da angolazioni diverse ma sempre con prospettive di vantaggio in caso di aggregazione». Il professionista vicino all’età pensionabile ha la necessità di pianificare nei prossimi 5-10 anni il passaggio generazionale del suo studio e quindi di individuare soluzioni che consentano da una parte una monetizzazione in suo favore, ma dall’altra anche la possibilità di privilegiare la qualità della sua vita e di avere tempo da dedicare ad altre attività. Ha quindi bisogno di trovare un partner che lo aiuti a smarcarsi dall’attività gestionale, a ritagliarsi un ruolo nuovo all’interno della struttura, che lo gratifichi ma non lo assorba completamente, mantenendo un reddito adeguato al suo standard. Uno studio con sede a Torino, da 550 mila euro l’anno di fatturato, avrebbe un valori di mercato da 640 mila euro.

Il cinquantenne

Sempre più spesso i professionisti cinquantenni decidono di aderire ad un progetto aggregativo che preveda la cessione iniziale del suo studio. Parliamo di professionisti di successo e prestigio, che hanno creato e sviluppato studi con 10/15 e più dipendenti e collaboratori, con fatturati che consentono marginalità importanti. Però comprendono che hanno raggiunto il loro limite, più di così non possono crescere. Uno studio individuale dal fatturato di 880 mila euro l’anno a Milano potrebbe vendere il 50% delle sue quote per 616 mila euro.

I giovani

Salvo rare eccezioni, non sono protagonisti dei processi di aggregazione. Quali le ragioni: mancanza di coraggio sfiducia nell’attuale congiuntura economica, ma soprattutto scarsa consapevolezza sulle reali potenzialità di tali operazioni. Facciamo un esempio riferito al mondo dei commercialisti. A dicembre 2018, il 17% % dei commercialisti iscritti all’albo aveva più di 60 anni, quindi stiamo parlando di circa 20.000 professionisti che sono più o meno a tiro dall’età pensionabile. A Roma rilevare uno studio di un professionista in pensione con un fatturato da 210 mila euro l’anno, richiede un investimento di 285 mila euro. Alla portata di un piccolo gruppo di giovani professionisti.