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Ibrahimovic, l’infortunio è una lesione al polpaccio: Milan, sospiro di sollievo ma ripresa a rischio

Nessun interessamento al tendine d’Achille che avrebbe significato uno stop molto lungo. «Un esame strumentale di controllo sarà effettuato tra dieci giorni»

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Ibra c’è. Non è finita. Né la carriera, né la stagione. Servirà una corsa contro il tempo, che è poco, questo sì, ma se c’è uno al mondo che ce la può fare, quello è Zlatan Ibrahimovic. Dopo la grande paura, il Milan tira un sospiro di sollievo: trattasi di lesione al polpaccio, non di rottura del tendine d’Achille. Averlo visto abbandonare Milanello sulle sue gambe e senza stampelle aveva indotto tutti a un cauto ottimismo, ma per scacciare i fantasmi era necessario un esame clinico, al quale lo svedese s’è sottoposto ieri in una clinica milanese. La diagnosi è stata una liberazione. Sarebbero stati sei mesi di stop, la sua carriera con ogni probabilità si sarebbe chiusa qui.

Si tratta invece di una «lesione del muscolo soleo del polpaccio destro», come scrive in una nota il club rossonero, senza però specificarne l’entità, il grado. Fonti vicine al giocatore confermano però che la prima prognosi è di quattro settimane certe di stop. Fra dieci giorni verrà effettuato un altro esame e si avranno maggiori certezze.

Significa in sostanza che Ibra non sarà pronto per la ripresa del campionato, che sia il 13 o il 20 giugno. Ma se tutto dovesse andare come si spera, per l’inizio di luglio potrebbe essere di nuovo in campo. Già ieri era a Milanello per le terapie. Orgoglioso, determinato, concentrato. Come sempre. Alla Ibra. E, come sempre, il suo obiettivo ce l’ha ben stampato in testa: tornare arruolabile il prima possibile per aiutare il Milan a dare la caccia all’Europa. Chi gli sta vicino assicura che l’esito dell’esame lo ha messo di buon umore per il pericolo scampato. Ieri ha postato su Instagram un video risalente a domenica di una gita al lago insieme a Calhanoglu. In moto. I club in genere la proibiscono, ma dal Milan fanno sapere che nel caso specifico non c’è nulla di scritto che la vieti.

Ciò che conta, ora, è che Zlatan guarisca presto. L’ottimo staff medico diretto dal dottor Stefano Mazzoni farà di tutto per rimetterlo in piedi quanto prima, anche se l’impresa toccherà a Zlatan. Non sarebbe la prima volta che brucia i tempi. Quando arrivò al Milan in gennaio, dopo una vacanza lunga tre mesi e senza pallone, in molti si chiesero quanto avrebbe impiegato un 38enne con quel fisico a rimettersi in forma. C’era un diffuso scetticismo. Ma l’attaccante fece meglio anche delle previsioni più ottimistiche: il debutto sembrava fissato per il 15, invece lo anticipò di 9 giorni, il 6 con la Samp. «Volevo segnare e fare il gesto di Dio sotto la Curva, sarà per la prossima partita» disse quel giorno. Fu come al solito di parola: a Cagliari, gol ed esultanza divina. In dieci partite complessive è andato a segno ben quattro volte.

Da qui al suo rientro servirà però un piano B, prima che sia troppo tardi, prima che l’Europa diventi irraggiungibile. Aspettare Ibra sarebbe un errore. E Pioli lo sa. Ecco perché sta già lavorando su situazioni alternative. Occorreranno i gol di qualcun altro, che non potrà essere solo Rebic, che negli ultimi tempi prima dello stop era in formissima, né Leao, il primo candidato a sostituire Ibra nel ruolo di centravanti. Occhi puntati su Castillejo, Paquetà, Calhanoglu: è il loro momento per prendersi il Diavolo. Ora o mai più.