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Da Nainggolan a Cavani: come cambia l'Inter

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In questi lunghi mesi di pandemia, tv e giornali spesso hanno provato a colmare il vuoto lasciato dal calcio rimembrando vecchie partite, chi tramite le immagini e chi tramite i racconti. Un esercizio che, in qualche modo, ha permesso a molti di noi di tornare indietro con la memoria e rivivere attimi della nostra vita. In tal senso, oggi un anno fa, il 26 maggio 2019, l'Inter gioca una delle più drammatiche partite della sua storia recente. Ancora una volta, a distanza di 12 mesi, i nerazzurri si ritrovano a dover vincere l'ultima partita del campionato per accedere alla Champions League: da Lazio-Inter a Inter-Empoli. Quella del Meazza, forse ancor più di quella dell'Olimpico, non fu una partita ma un romanzo. I miracoli a ripetizione di Dragowski, il gol di Keita, il rigore fallito da Icardi, il pari di Traoré, il 2-1 di Nainggolan dopo il palo di Vecino, i miracoli di Handanovic, quelli di D'Ambrosio e il gol da centrocampo annullato a Brozovic con conseguente rosso a Keita. Pazzesco. Era l'Inter di Spalletti, piena zeppa di contraddizioni. Pazza come poche altre e capace di regalare emozioni fortissime ai tifosi.

Oggi c'è un'altra Inter. Al comando c'è Conte, quasi all'opposto del tecnico di Certaldo: il toscano ama e sa galleggiare su sentimenti e frenesie; il pugliese cerca stabilità e schemi precostituiti. Pro e contro per entrambi gli approcci. In mezzo l'Inter, cresciuta di anno in anno con la gestione Suning. Ed è questa la reale costante degli ultimi anni del club: nessuna follia, passi adeguati alle circostanze. Un progetto solido, che magari fa storcere la bocca a chi ama le acrobazie, ma che sta fruttando risultati evidenti.

Su questo solco s'incanala anche il calciomercato. Lautaro Martinez al Barcellona? Sì, ma solo e soltanto se con la cessione ne verrà fuori un'Inter più forte. Poco spazio alle emozioni. Il tifoso che in questi giorni, ricordando il Triplete, ha avuto modo di criticare a posteriori la gestione "da tifoso" di Moratti, oggi non può lamentarsi di quella più calcolatrice di Zhang. Che poi sono due facce della stessa medaglia. L'obiettivo è vincere, prima o dopo. Il nome 'caldo' di questi giorni è quello di Cavani, prossimo all'addio al Paris Saint-Germain e pronto ad accasarsi a parametro zero in un nuovo club. "È bollito - ripetono alcuni -. Non si può passare da Lautaro a Cavani". Manca lo sguardo d'insieme, come mancava nel 2009 quando sempre il Barça si prese Ibrahimovic lasciando sul tavolo Eto'o e tanti milioni. Perché Marotta non è nato ieri e sul mercato non è mai un discorso di “fuori uno-dentro uno”. O pensate che Conte accetti una rosa con due sole punte a disposizione? Daje...

Dal gol di Nainggolan alle voci su Cavani: quante cose sono successe in un solo anno. Cambiamo noi e cambia l'Inter. In meglio, almeno i nerazzurri.