Tra scandali e playstation, la Juve punta Demebele: è un altro cavallo pazzo?
by Mattia PintusLe teste calde, nel mondo del calcio, esistono da tempo. Non sono figlie di un particolare momento storico e, neppure, una rarità. Ce ne sono parecchie, alcune che riescono comunque a fare una carriera "onesta" dal punto di vista tecnico, altri, addirittura, eccellono. Infine, ci sono quelli che, proprio per colpa della propria inclinazione, invece, falliscono. La Juventus ne conosce, specialmente del secondo tipo: sono noti i trascorsi di Arturo Vidal, Paolo Montero, piuttosto che Douglas Costa. E l'ultimo nome che il mercato ha accostato ai bianconeri, quello di Ousmane Dembele del Barcellona, potrebbe essere un altro da aggiungere alla lista.
I discorsi con il Barcellona ormai sono avviati da tempo, ma se i blaugrana hanno le idee chiare su chi volere dalla Juventus, lo stesso non si può dire del contrario. I bianconeri, infatti, si sono trovati di fronte al tentennamento di Arthur e hanno intravisto in Dembele una potenziale contropartita per l'affare Pjanic. Arrivato in Spagna dal Borussia Dortmund per 120 milioni di euro, il francese ha però faticato ad emergere nel periodo al Barça e non tanto per problemi tattici. Certo, essere esterni mancini nella squadra di Messi può essere controproducente, ma sicuramente meno dello stile di vita del giovane classe '97. Figlio pieno del nuovo millennio, Dembele è stato redarguito dalla società catalana fin dal suo primo anno: non per serate in discoteca o abuso di alcool e affini, quanto invece per le nottate trascorse davanti alla Playstation e il vizio del cibo spazzatura.
Fin dai tempi di Dortmund, come riportò la Bild poco tempo dopo la sua cessione, Demebele aveva mostrato una certa indolenza verso le sane e corrette abitudini. Gerd Weissenberg, ex proprietario della abitazione in cui il giocatore risiedeva nella città tedesca, gli ha presentato un conto di 20 mila euro per i danni arrecati alla casa. Al Barcellona, poi, ha cominciato meglio ancora, presentandosi spesso in ritardo agli allenamenti proprio per qualche partita di troppo ai videogiochi. Insomma, non certo un modello. Anche se, classica espressione quando si parla di certi giocatori, in campo ha il talento per essere tra i migliori: un talento non ancora perduto, che a 23 anni può essere rigenerato da una nuova esperienza. Sicuro, può succedere solo se si fa un rendiconto dei propri errori: spesso, è proprio qui la soglia sulla quale si fermano coloro che soccombono al proprio carattere, invece che ottenere il massimo dalle capacità ricevute da Madre Natura...