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Il giallo delle mascherine acquistate dalle Dogane

Le Dogane hanno comprato mascherine da una azienda cinese pagando su conti a Malta e Kuala Lumpur. Il direttore Minenna: "Truffa alle Dogane? Semmai sventata truffa"

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Una partita di mascherine comprata da una società cinese. Pagamenti in anticipo su conti correnti a Kuala Lumpur e Malta (Paesi poco trasparenti dal punto di vista bancario). E, per finire, l'Agenzia delle Dogane. Sono questi gli ingredienti del giallo delle mascherine.

Come riporta Repubblica, l'inchiesta della procura di Roma muove da una denuncia presentata dal direttore dell'Agenzia, Marcello Minenna. All'inizio della diffusione del virus cinese in Italia, era partita la richiesta di acquistare mascherine Ffp2 da destinare al personale interno. Dispositivi introvabili, ancora oggi. E così era stato deciso di agire in un altro modo, entrando in contatto con una azienda cinese produttrice di mascherine che aveva chiesto il pagamento anticipato. Dopo aver concordato l'acquisto delle mascherine per circa 30mila euro, l'Agenzia aveva inviato alla società un anticipo. L'Iban per il bonifico in due fasi rimandava, spiega Repubblica, ad una banca a Kuala Lumpur e ad una a Malta. Delle mascherine, nessuna traccia.

"Ho chiamato personalmente la ditta per spiegare a questi signori in che guai si erano cacciati - ha spiegato al quotidiano il direttore Minenna -. E contestualmente ho presentato una denuncia in procura". Per quanto riguarda i bonifici nei paradisi fiscali, Minenna ha dichiarato di non sapere nulla: "Sono cose che riguardano gli uffici. Ma è un falso problema anche perché noi li avevamo effettuati con procedure di garanzia: se la merce non fosse arrivata, avremmo recuperato il denaro".

E così è stato aperto un fascicolo per frode in pubbliche forniture. Ora però bisogna capire come muoversi visto che, anche se in ritardo, le mascherine sono arrivate. Le Dogane hanno scoperto che i dispositivi acquistati non avevano le certificazioni promesse. Quando infatti le mascherine arrivano dall'estero, se presentano il marchio Ce vengono subito sdoganate. In caso contrario il materiale viene inviato all'Istituto superiore di Sanità e all'Inail per tutti i test del caso. Se i dispositivi non superano i controlli, vengono declassati. E questo è quanto successo all'Agenzia. "Abbiamo dovuto declassare anche le nostre - ha spiegato il direttore delle Dogane -. Non pagheremo la seconda tranche: per questo raccomando a tutti, dalla Protezione civile alle regioni, di non bonificare mai l'intero importo".

Ma il direttore generale non ci sta a parlare di truffe. "Trovo grave creare suggestioni giornalistiche per screditare l'operato di ADM che sta garantendo la legalità sul territorio e tutelando la salute pubblica con la sua attività", ha commentato Minenna. Con una nota, l'Agenzia ha sottolineato che "il pagamento delle mascherine non è avvenuto in paradisi fiscali, ma nel loro luogo di produzione e nel luogo dove risiede la società venditrice, tramite un conto corrente della Banca d’Italia, con operazioni a normali condizioni di mercato".

Dall'Agenzia hanno anche precisato che le mascherine "rivelatesi prive di certificazione risultano utilizzabili come generiche o di comunità e sono costate 36 centesimi l’una, in linea, se non addirittura meno degli attuali valori di mercato". L'Agenzia ha comunque inoltrato specifica informativa all'Autorità Giudiziaria di Roma "ravvisando anomalie nel comportamento delle controparti e attualmente pende un procedimento per tentata truffa".